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Le minacce di Riina a Di Matteo e quelle frasi contro Matteo Messina Denaro

di Fabrizio Feo il . L'analisi

Frasi dure, durissime, sprezzanti. Anzi, minacciose. Non solo contro i magistrati e in primo luogo il pm Nino di Matteo, ma anche contro il superlatitante Matteo Messina Denaro, quello che era accreditato fino a qualche giorno fa come il suo pupillo, l’uomo che tributava a Riina rispetto assoluto. Tra le intercettazioni in carcere di cui i magistrati palermitani hanno depositato il testo  ci sono anche espliciti riferimenti di Riina a quello che, a leggerle, sembrerebbe ormai il suo ex figlioccio. A  giudizio di Riina il boss latitante di Castelvetrano penserebbe troppo agli affari,  in particolare quelli per l’energia eolica, penserebbe a comandare,  e poco agli interessi di Cosa Nostra, a chi in carcere .

Riina rimpiange il padre di Messina Denaro, Francesco boss trapanese, scomparso ormai vent’anni fa . Rammenta come da giovane il padrino superlatitante sia stato a scuola di mafia da lui: appaiono di colpo lontani i tempi  in cui  Riina aveva  nel cuore il padrino latitante al punto da affidare a lui e il suo tesoro e forse il suo stesso archivio. Già 20 anni fa. Quasi un’investitura.

Le intercettazioni in cui Riina lo ripudierebbe combacerebbero con le recenti mosse di Matteo Messina Denaro ricostruite nell’ultimo mese dagli inquirenti . Di recente il genero di Riina avrebbe tentato di incontrare Matteo Messina Denaro senza riuscirci: il padrino latitante avrebbe fatto sapere che non era possibile. Con una risposta estremamente cortese ma pur sempre un no. Che Riina non avrebbe digerito, infischiandosene se il “no” di Matteo Messina Denaro fosse legato o meno a ragioni di prudenza. Le stesse che negli ultimi anni e di recente hanno fatto discostare Messina Denaro dalla stategia stragista che, peraltro, sarebbe ancora l’unica considerata utile da Totò Riina rinchiuso in carcere e  deciso ad eliminare il pm Nino Di Matteo, costi quel che costi, ad avviare una nuova stagione di stragi.

Per questo da Palermo si chiede attenzione…la belva è furiosa e il rischio è altissimo.

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Fabrizio Feo

Giornalista. Ho lavorato, dal 1977, per diversi quotidiani tra cui L’Unità, L’Ora di Palermo, Paese Sera, il Giornale di Napoli. Ho collaborato a Epoca, all’Espresso, e dal 79 a trasmissioni e rubriche della Rai radiofoniche e televisive come Tg2 Dossier. In Rai, dal 92, ho seguito la cronaca giudiziaria, occupandomi, come inviato, in particolare di crimine organizzato e terrorismo internazionale. Ho firmato numerose inchieste in Italia e all’estero sui rapporti tra criminalità mafiosa e politica, devastazioni ambientali e traffici illeciti, ho anche collaborato a studi sulla criminalità mafiosa presso Università, Istituzioni, Organismi di ricerca. La libertà di pensiero, l'impegno a raccontare i fatti,a cercare la verità sono diritti-doveri minacciati,ogni giorno,voglio provare a difenderli sostenendo,uno spazio vitale: Libera Informazione.

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