NEWS

Al via l’agenzia nazionale per i beni confiscati

Di Stefano Fantino il . Calabria, Istituzioni, Lazio

Mentre scriviamo in riva allo
Stretto, a Reggio Calabria, il ministro Maroni sta ufficialmente
inaugurando l’Agenzia nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla
mafia. l’organismo, da tempo invocato, che dovrà, nelle intenzioni,
curare il bene mafioso dal sequestro fino alla sua restituzione alla
società. «Bisogna unire gli sforzi… E quello di oggi, con
l’inaugurazione dell’Agenzia per i beni confiscati, segna in questo
senso un passo decisivo» ha così sintetizzato il ministro della Lega.
La nascita dell’Agenzia fa seguito all’approvazione da parte della
Camera del decreto legge  4/2010 che ha deciso di far nascere
l’organismo nella città calabrese in tempi rapidi, con sede presso
l’immobile dell’ex Eca, Ente Comunale di Assistenza.

Il
tutto non evitando di suscitare grandi clamori, ivi compresa la
evidente schizofrenia tra un provvedimento del genere e la precedente
scelta politica di mettere in vendita i beni confiscati non consegnati
entro brevissimo tempo. La chiave rimane dunque nelle
capacità che l’Agenzia avrà di snellire le prassi burocratiche
necessarie alla destinazione dei beni, evitando il rischio di diventare
«un’agenzia immobiliare» come ha ribadito don Luigi Ciotti
nell’imminenza dell’inaugurazione. Una paura che in molti condividono
anche se attualmente la potenziale  incidenza dell’agenzia non può
essere ignorata, anche per un suo valore prettamente etico. Lo ha
sottolineato il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso:
«l’Agenzia si dovrà rivelare utile per accelerare i tempi della
destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia: questo è uno
dei punti di maggiore valenza, anche morale». Tuttavia è da
sottolineare come un lavoro intenso alla Camera da parte
dell’opposizione, ben recepito dalla maggioranza, abbia permesso di
ottenere sensibili modifiche. Andiamo ora a scoprirle in attesa che il
lavoro al Senato, previsto per il 4 aprile, ci faccia capire se il
decreto sia ancora perfettibile, soprattutto per quanto riguarda la
cooperazione con l’agenzia da parte di associazioni ed enti locali.
Nella giornata di ieri anche di questo hanno discusso magistrati,
rappresentanti di enti locali e associazioni, invitati a un incontro
promosso dai forum Giustizia e Sicurezza del Partito Democratico,
proprio per discutere sul tema dell’Agenzia nazionale dei Beni
Sequestrati e Confiscati alla mafia.

Il passaggio alla Camera, un’intesa bipartisan

Il
testo del decreto relativo all’agenzia è stato mutato rispetto alla
prima stesura grazie a un lavoro bipartisan che ha permesso di
apportare interessanti migliorie. La prima è quella che prevede che
l’Agenzia affiancherà da subito l’autorità giudiziaria senza escluderla
dalle prime fasi di gestione del bene, in tutta la prima fase del
sequestro penale, fino all’udienza preliminare e nel procedimento di
prevenzione fino alla confisca di primo grado. Questo si può ora
leggere nell’articolo tre del testo dove si fa esplicito riferimento
alla funzione «coadiuvante» dell’agenzia rispetto all’autorità
giudiziaria. In seconda battuta una modifica accolta ha riguardato gli
amministratori giudiziari: con il nuovo testo non ci  saranno
preventive intese sulla nomina del singolo amministratore che resterà
competenza del giudice del tribunale della prevenzione: «Con
il provvedimento con il quale dispone il sequestro previsto dagli
articoli precedenti il tribunale nomina il giudice delegato alla
procedura e, previa intesa con l’Agenzia nazionale per
l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati
alla criminalità organizzata, un amministratore. L’intesa si intende
acquisita se l’Agenzia non provvede entro ventiquattro ore dal
ricevimento della comunicazione del tribunale
»(articolo 5,
paragrafo 1).  Sarà garantito comunque attraverso un’intesa tra Agenzia
e l’autorità giudiziaria che il conferimento degli incarichi di
amministratore giudiziario avvenga garantendo la trasparenza e la
rotazione. L’amministratore verrà scelto tra gli iscritti nell’Albo
nazionale degli amministratori giudiziari e non sarà possibile la
nomina (vedi paragrafo 3 dell’articolo 5 del decreto) di persone «nei
cui confronti il provvedimento è stato disposto, il coniuge, i parenti,
gli affini e le persone con esse conviventi, né le persone condannate
ad una pena che importi l’interdizione, anche temporanea, dai pubblici
uffici o coloro cui sia stata irrogata una misura di prevenzione. Le
stesse persone non possono, altresì, svolgere le funzioni di ausiliario
o di collaboratore dell’amministratore giudiziario
».
Un’ulteriore
cambiamento alla Camera ha inoltre permesso di garantire la massima
trasparenza alle operazioni, grazie alla pubblicazione in rete dei beni
sequestrati, in maniera che gli enti locali e le associazioni possano
richiederne l’utilizzo.  E infine, una riscrittura della parte finale
del decreto ha stabilito che si procederà alla vendita dei beni solo
quando ne sia impossibile l’utilizzo dei beni confiscati per fini di
pubblica utilità e a prezzi di mercato ferma restando da parte
dell’agenzia, la richiesta al Prefetto della provincia interessante di
un parere obbligatorio e di ogni informazione utile affinché il bene
non rientri nelle mani mafiose tramite prestanome.

Politica e Magistratura a confronto

All’indomani
del passaggio alla Camera e in vista di quello al Senato, un convegno
organizzato dal Pd ha portato a contatto diverse riflessioni sul tema
dell’agenzia. La capogruppo in commissione Giustizia in Senato Silvia
Della Monica ha sottolineato l’ampio lavoro bipartisan che ha permesso
di raggiungere importanti risultati alla Camera, auspicando ulteriori
migliorie al Senato. Il tutto è nato dalla possibilità di effettuare
audizioni di soggetti spesso destinatari del riuso sociale dei beni o
interessanti alla gestione. Questo ha permesso secondo la capogruppo ad
esempio la «non esautorazione dei
giudici che sono affiancati all’Agenzia nella gestione e che mantengono
fino al primo grado un buon controllo passando poi le competenze
all’Agenzia
». Nell’intervento di Laura Garavini, capogruppo in
commissione Antimafia, emergono forti da un lato il retaggio sociale
sotteso alla nascita dell’ente e dall’altro l’esigenza forte di dotare
di fondi l’agenzia (un fondo ad hoc non concesso dalla maggioranza nda)
e soprattutto di farne veicolo di riflessioni sul riuso sociale fin
dalle prime fasi. In quest’ottica è fondamentale, per il deputato, «il
coinvolgimento degli enti all’interno del meccanismo dell’Agenzia».

La
soddisfazione dei magistrati presenti per i cambi nel testo è
palpabile. Alberto Cisterna, nel direttivo per la Procura nazionale
Antimafia, sottolinea innanzitutto la rivoluzione di una agenzia mista
(magistrati e potere esecutivo) che lavorando non a comparti stagni
potrà sicuramente far meglio che su altri campi. L’Agenzia, secondo
Cisterna, suggerisce un forte interrogativo alla giustizia: quello di
interrogarsi sui risultati, piuttosto che sui dati di partenza, in
sostanza sulle consegne dei beni piuttosto che sui sequestri. Facendo
una contabilità della reale incidenza dei provvedimenti che ogni giorno
sfilano sui giornali. Questo è un punto chiave per il magistrato,
assieme alla ricettività estera che le misure di prevenzione italiane
dovranno avere per forza di cose.
Un tema fortemente sentito sia dal
dottor Balsamo, del Massimario della Cassazione che dal dottor
Menditto, presidente Misure di Prevenzione del tribunale di Napoli, è
quello relativo alla formazione  dei magistrati sui temi: un modo per
accelerare i procedimenti di prevenzione è dunque avere giudici
specializzati solo questo tema.

La sfida degli enti locali

Velocità
di agire ma anche necessità di fondi e di mantenimento di competenze
acquisite negli anni. Sia per Maruccia, ex commissario straordinario
per la gestione dei beni sia per Davide Pati di Libera, il tema del
fondo unico per l’Agenzia dovrebbe essere centrale, per garantire che
l’azione dell’ente sia coperta. Senza perdere quella professionalità
che il Demanio ha costruito in questi anni. In chiusura un forte
richiamo è stato posto dall’agenzia Pol.is alla necessità di
coinvolgere necessariamente gli enti locali nel progetto, in quanto
destinatari ultimi del processo di condivisione sociale del bene, e
spesso gravati dalle difficoltà che questo comporta. Un invito,
accorato anche da parte di Franco La Torre, figlio di Pio, a continuare
una forte lotta anche in Senato, per permettere ulteriori
perfezionamenti a una macchina dall’alto potenziale. Il cui fallimento
sarebbe un colpo devastante.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link