Borsellino sapeva della trattativa
Puntata ad alta tensione quella di “Anno
Zero” in onda ieri sera su Rai 2, innescata qualche giorno prima
dalle minacce nei confronti di Sandro Ruotolo. In apertura di
trasmissione un furibondo battibecco tra Antonio Di Pietro e Niccolò
Ghedini, che consente di rinfocolare le fresche polemiche successive
alla recente bocciatura del Lodo Alfano, seguito poi dalla puntuale
ricostruzione del ruolo di Vito Ciancimino realizzata mediante
l’intervista di Sandro Ruotolo al figlio Massimo, presente poi
anche in studio.
Dalle parole di quest’ultimo emerge
con chiarezza il lungo rapporto di trattativa che si instaurò tra il
padre e i carabinieri del ROS, Mario Mori, all’epoca colonnello e
Giuseppe De Donno, allora capitano. Fu De Donno a farsi sotto
avvicinando per la prima volta Massimo Ciancimino e sincerandosi in
prima persona della possibile volontà del padre di farsi tramite
della volontà dello Stato, o di pezzi deviati dello stesso, di
trovare un accordo, per porre fine alla stagione di sangue avviata
con l’uccisione di Salvo Lima e la strage di Capaci e avviare una
nuova fase di tranquilla coabitazione tra lo Stato e la mafia. Emerge
ancora una volta dall’inchiesta giornalistica di ieri sera e con
ulteriore chiarezza il ruolo di Vito Ciancimino come garante di una
pax mafiosa voluta da Bernardo Provenzano, ma in parte avversata da
Salvatore Riina che sosteneva le ragioni dell’ala stragista di Cosa
Nostra.
L’elemento rilevante è però la data
in cui la trattativa, di cui ora nessuno mette più in dubbio
l’esistenza, a partire da quanti ne hanno per anni perfino negato
ogni ragione d’essere, sarebbe partita: il primo contatto non
sarebbe avvenuto ai primi di agosto bensì a metà giugno, quando
Borsellino era ancora in vita.
A tale riguardo occorre evidenziare
innanzitutto come il fratello del magistrato ucciso in via D’Amelio,
Salvatore, abbia sempre affermato di essere certo che suo fratello
era a conoscenza della trattativa; da ieri sera ci sono ulteriori
elementi di prova a questa circostanza.
Alla ricostruzione di Massimo
Ciancimino, infatti si devono aggiungere le parole dell’ex ministro
di Grazia e Giustizia Claudio Martelli. Quest’ultimo, infatti,
riferisce la circostanza di una visita del capitano De Donno al
direttore degli affari penali del Ministero, Liliana Ferraro, in
occasione del trigesimo della strage, quindi il 22 o il 23 di giugno.
Quest’ultima, in seguito all’attentato di Capaci, aveva preso il
posto di Falcone, dopo esserne stata nel periodo vissuto dal
magistrato a Roma la sua principale collaboratrice. A lei De Donno,
che all’epoca era impegnato con il ROS alla ricerca dei latitanti
corleonesi, riferisce della disponibilità dell’ex sindaco di
Palermo ad aprire un canale di comunicazione con Cosa Nostra, salvo
una richiesta di non meglio precisate coperture politiche. Più
prosaicamente Ciancimino voleva essere sicuro che il ROS non
lavorasse in proprio per finalità meramente investigative, ma fosse
invece investito di una sorta di mandato a trattare rilasciato da
organi istituzionali.
La Ferraro allora avrebbe invitato
l’ufficiale dei carabinieri a riferire tutto quanto a sua
conoscenza al magistrato competente, vale a dire a Paolo Borsellino,
provvedendo poi inoltre personalmente, a quanto ricorda ancora
Martelli, a telefonare al giudice palermitano per dargli la notizia.
Se fosse così sarebbe interessante
sapere cosa si dissero Borsellino e i due ufficiali dei carabinieri
quando a distanza di qualche giorno – siamo ancora nel mese di
giugno – si incontrarono presso una caserma dell’Arma a Palermo.
Come sarebbe interessante sapere come andò veramente l’incontro
che Borsellino ebbe al Viminale, prima con il capo della polizia
Vincenzo Parisi e poi con il nuovo ministro dell’Interno Nicola
Mancino, anche se quest’ultimo continua ancora oggi a negare la
circostanza. Un incontro al quale fu convocato d’urgenza, mentre
era in corso l’interrogatorio di Gaspare Mutolo.
Non sfugge a nessuno, infatti, che se
Paolo Borsellino fosse stato messo realmente a conoscenza di una
volontà dello Stato – resta da capire “chi”, perché non è
più un problema il “se” – di arrivare ad un accordo con
mandanti ed esecutori della strage di Capaci, sarebbe stato il più
fiero oppositore di una soluzione di tale genere. E sicuramente
questa sarebbe una delle motivazioni più valide a spiegare
l’accelerazione nel progetto di eliminare lui, dopo avere ucciso
Falcone, nonostante le prevedibili reazioni popolari e l’inevitabile
giro di vite deciso dalle istituzioni contro la mafia.
Se si potesse leggere cosa realmente
Borsellino annotò in quelle giornate convulse sulla sua agenda
rossa, forse tanti interrogativi non avrebbero ragione d’essere.
Sempre in trasmissione, Di Pietro
ricorda anche la circostanza di una informativa del ROS dei
carabinieri, secondo la quale dopo l’uccisione di Falcone, sulla
lista di Cosa Nostra sarebbero stati due i nomi da depennare con
violenza: il suo e quello di Borsellino. Per questo fu costretto ad
allontanarsi in fretta e furia dal Paese con documenti contraffatti
forniti dai servizi segreti.
A commento delle rivelazioni di
Martelli, oggi Salvatore Borsellino si chiede perché soltanto ora
arrivino le conferme della conoscenza della trattativa da parte di
suo fratello Paolo, adombrando anche la possibilità che “forse
alcuni soggetti vuotano il sacco ora, perché ci sono giudici che
sull’argomento stanno lavorando egregiamente. Allora parlano,
sperando di non essere chiamati dal magistrato sotto altra veste”.
La puntata di ieri sera ha ospitato
anche il toccante appello della vedova del giudice ucciso in via
D’Amelio, Agnese Borselino: “chiedo in ginocchio ai collaboratori
di giustizia, complici e non della strage di Via D’Amelio, di far
luce sui mandanti e su coloro che hanno voluto la strage annunziata.
Dire la verità è un’azione di grande coraggio, lo stesso coraggio
posseduto dai carnefici nell’organizzare ed eseguire un’azione di
guerra. Aiutateci, la vostra collaborazione sarà un atto di amore,
le prove in vostro possesso fatte pervenire agli onesti restituiranno
dignità a questa nazione e ci renderanno liberi dai ricatti e da
quel sottobosco in cui gli interessi personali coincidono con la
cultura della morte”.
Parole vibranti le sue che si spera non
cadano nel vuoto oggi, che la verità è forse a portata di mano.
Bibliografia
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giorno, Mondadori, Milano 2008
Di Lello Giuseppe, GIUDICI, Sellerio
Editore, Palermo 1994
Bongiovanni Giorgio (a cura di),
giustizia e verità. Gli scritti inediti del giudice Paolo
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Borsellino Rita, NATA IL 19 LUGLIO,
Melampo Editore, Milano 2006
Cappuccio Ruggero, PAOLO BORSELLINO
ESSENDO STATO, Scritture Segrete Editore, Roma 2006
Caselli Gian Carlo, Ingroia Antonio,
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Milano 2001
Lo Bianco Giuseppe, Rizza Sandra,
L’AGENDA ROSSA DI PAOLO BORSELLINO, Chiarelettere, Milano 2007
Lodato Saverio, Scarpinato Roberto, IL
RITORNO DEL PRINCIPE, Chiarelettere, Milano 2008
Lucentini Umberto, Paolo Borsellino,
Edizioni San Paolo, Milano 2003
PAOLO BORSELLINO E L’AGENDA ROSSA,
Redazione di 19luglio1992.com, Palermo 2009
PAOLO BORSELLINO, SILENZI E VOCI,
Associazione Nazionale Magistrati Sezione Distrettuale di Palermo,
Palermo 2002
Torrealta Maurizio, La trattativa,
Editori Riuniti, Roma 2002
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