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Napoli. E poi dite che non c’è la primavera…

Di Nando dalla Chiesa il . L'analisi

Ohi che giorni pieni, amici miei. E belli. Specialmente la tre giorni campana. Il giovedì mattina a Casal di Principe per ricordare don Peppino Diana. Essendo arrivato un po’ in ritardo dall’aeroporto di Napoli mi sono fatto tutto il corteo, dalla coda verso la testa. Incredibile il numero di giovani e giovanissimi, e pure bambini, che c’erano a testimoniare. Tantissimi scout, ma non solo scout. Mi ha telefonato un amico da “Europa” al pomeriggio, per scrupolo. Aveva letto le agenzie: decine di migliaia di persone; e non ci credeva.

No Giovanni, gli ho detto. Decine di migliaia davvero. E quello striscione che meriterebbe da solo seminari e corsi di etica civile: sono morti perché noi non eravamo abbastanza vivi. Abbastanza vivi. Già, quell’ “abbastanza”…  Ho capito lì che il sabato a Napoli saremmo andati oltre i centomila. Me ne sono convinto ancor più il venerdì mattina ad Avellino. Sono andato sotto la neve (ma sì, è la famosa primavera del sud…) al liceo Virgilio, portato lì da Pasquale, il più grande professore di ripetizioni private che conosca (vivono così da sempre, lui e sua moglie Daniela). Un gruppo di allieve/i aveva lavorato sulle Ribelli e da un anno chiedeva la mia presenza. Così ho rivisto la classica scuola meridionale che fa piazza pulita delle ciarlatanerie di Brunetta sui pubblici dipendenti. Averne. Averne come Amalia, la prof indomita. Dovevate vedere il livello della preparazione. Filmati, musica, foto, domande, scritti, canzoni. Indagini sociologiche sulle opinioni, perfino. Quando la preside mi ha detto “domani veniamo tutti a Napoli” ho capito che sul lungomare di via Caracciolo saremmo stati un’ infinità. Una marea, appunto.

La sera sono tornato a Casal di Principe a presentare il libro di Raffaele Sardo, “La Bestia”. Ero fresco di quel che avevo visto in cattedrale a Napoli, trovandomi davanti a centinaia di familiari di vittime, e che ho poi raccontato -ma solo in parte- sull’Unità (vedi accanto). Insomma, ero ancora commosso, e credo che l’efficacia del mio intervento ne abbia risentito. Ma trovandomi, senza un’unghia di protezione, in quell’incontro con le avanguardie della lotta alla camorra mi sono reso conto di quanto bruci sinceramente in loro la rappresentazione di Casale che imputano a Saviano. Ossia un luogo senza luci, senza ribelli organizzati, senza spiragli di speranza. Non ce lo meritiamo, dicono. Credo abbiano ragione. All’uscita dal film (più che dopo la lettura del libro) ho pensato la stessa cosa. Anzi, è stata la prima cosa che ho detto a Emilia. Che era un po’ scettica.

Ma chi ha visto, chi ci è andato più volte a Casale, sa che gli spiragli, i ribelli, ci sono. E che raccontarli li rende più forti, tacerli li indebolisce. Anche se devo dire che da quelle parti, anche alle commemorazioni, molti fanno ancora troppa fatica a pronunciare la parola “camorra”. “Violenza” e “assassini” non basta.  E poi il sabato stupendo. L’Italia che vorrei vedere al governo, compresi i miei quattro studenti che ho incontrato alla fine, le facce di un paese per bene, le bandiere di Libera e delle associazioni, il discorso del magnifico don (Ciotti), il serpentone infinito. E le foto delle vittime appese al collo o portate a braccia tese verso l’alto dai familiari. Cose che non si possono vedere in alcun altro paese europeo. A volte rimpiango di non potere girare con il computer dietro e con l’unico compito di raccontare in diretta quel che vedo. La figlia di Rostagno, per esempio, Maddalena, che si fa tutto il corteo con il bambino in braccio, lei magra come uno scricciolo. Una giovane donna, con la foto di un agente sul petto, che piange in silenzio dopo l’applauso simbolico a chi non c’è più. Era la figlia? La moglie? La sorella? Le ho potuto solo accarezzare la testa senza saperle chiedere nulla. E la politica?, direte voi.

A Casal di Principe un solo parlamentare, Beppe Lumia. A Napoli è andata meglio ma non troppo (c’era comunque Marta Vincenzi, con Ferrero, Minniti, Fava e Vendola…e la Jervolino e Bassolino…e la sera prima Franceschini alla messa).  Ma se non parla tutto l’anno a questa Italia, la politica non esiste neppure.

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