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Preso il capo del commando di Duisburg
Nel covo olandese un milione di euro

Di redazione il . Calabria, Internazionale

Le due cicatrici sul volto lo hanno tradito. Cambiato in viso, qualche chilo in più, il cappellino e la barbetta scolpita, molto diverso dalla foto identikit che era stata diffusa subito dopo la strage di Duisburg. Giovanni Strangio,30 anni, è stato arrestato ieri sera ad Amsterdam dalla polizia insieme al cognato Francesco Romeo. Gli stavano addosso da tempo, fotografie, pedinamenti, intercettazioni. Poi l’irruzione nel loro covo. C’erano anche la moglie e il figlio del giovane boss. Non se lo aspettavano, scossi, poi un lungo abbraccio tra i due coniugi ha sciolto la tensione. Cade così il superlatitante accusato di essere l’organizzatore e l’esecutore materiale del massacro del 15 agosto 2007. Un giovanissimo ma potente capo, considerato ai vertici della cosca dei cosiddetti “Iancu”. Nel suo covo teneva un milione di euro in contanti.

A catturare Strangio, inserito nell’elenco dei 30 super-ricercati, sono stati gli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria, insieme a quelli dello Sco e grazie all’aiuto determinante della polizia tedesca. Stragio era stato identificato seguendo le dichiarazioni di un testimone: sarebbe l’uomo alla guida dell’auto del commando che agì a Duisburg. Dietro la cattura c’è ancora una volta il segugio Renato Cortese, l’uomo che catturò Bernardo Provenzano. Il capo della mobile reggina è uno specialista, il migliore. Quarantaquattro anni, è originario della Calabria, ha imparato a pensare come cosa nostra, adesso ha imparato a pensare come gli ‘ndranghetisti. Lo temono e lo rispettano. Sanno che fino a quando Cortese resterà a Reggio nessuno potrà sentirsi al riparo.

La strage di Ferragosto

Una vendetta annunciata quella del 15 agosto 2007 a Duisburg. Sei persone uccise davanti al ristorante da Bruno, nella città della Renania-Westfalia. Erano gli uomini della cosca Pelle-Vottari, una cellula tedesca del clan contrapposto a quello dei Nistra-Strangio nella sanguinosa faida di San Luca. Le persone uccise furono Sebastiano Strangio, di 39 anni, titolare del ristorante “da Bruno”; i fratelli Francesco e Mario Pergola, di 20 e 22 anni, che lavoravano nel ristorante; Marco Marmo, di 25, Tommaso Venturi, di 18, e Francesco Giorgi, di 17. Ad agire fu un commando della ‘ndrangheta venuto da San Luca composto da almeno quattro persone. I complici di Giovanni Strangio nell’esecuzione della strage non sono stati ancora identificati, ma la polizia sarebbe da tempo sulle loro tracce. 

Duisburg è la risposta  al l’assassinio della cugina di Giovanni, Maria Strangio, uccisa a San Luca il giorno di Natale del 2006. Una delle vittime della strage, Marco Marmo, era sospettato infatti di essere il responsabile dell’uccisione di Maria Strangio nell’agguato in cui restò ferito anche il nipote di cinque anni della donna. Secondo quanto è emerso dalle indagini, obiettivo dell’agguato sarebbe stato, in realtà, il marito della donna, Giovanni Nirta, considerato uno dei capi della cosca Nirta-Strangio.

Giovanni Strangio era stato scarcerato pochi mesi prima della strage dopo essere stato arrestato perché trovato in possesso di una pistola ai funerali di Maria Strangio. Era stato lui ad esprimere i maggiori propositi di vendetta.

Giovanni Strangio, risiedeva  a Kaarst in Germania, era titolare di due pizzerie considerate dagli investigatori basi logistiche per gli affari della ‘ndrangheta in Germania. Lo stesso ristorante da Bruno, davanti al quale avvenne la strage di Duisburg, sarebbe stato utilizzato dalla cosca Pelle-Vottari per nascondere armi. Romeo,  arrestato insieme Strangio, era ricercato dal 1997 con l’accusa di traffico internazionale di droga.  

Kaarst e Duisburg distano solo 40 chilometri. Un elemento che fa ipotizzare che dietro la ripresa dell’antica faida di San Luca (si narra della mattanza provocata negli anni 90 dal lancio di uova tra affiliati avversi durante il periodo di Carnevale) ci siano come è ovvio contrasto nella gestione dei traffici di droga (affari da capogiro), ma anche tensioni tra le cellule attive sul suolo tedesco.

Ascolta l’intervista a Vincenzo Macrì di Nello Trocchia (EcoNews/Articolo21)

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