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Sentenza per l’omicidio Fortugno: quattro ergastoli

Da ANSA il . Calabria, Dai territori

La Corte d’assise di Locri ha condannato stamattina Alessandro e
Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e Domenico Audino alla pena
dell’ergastolo per l’omicidio di Francesco Fortugno.

La Corte ha
poi condannato Vincenzo Cordi’ a 12 anni, Carmelo Dessi’ a quattro anni
e Antonio Dessi’ ad otto anni, accusati di associazione mafiosa. Per
Alessio Scali il reato di associazione mafiosa e’ stato ritenuto
assorbito in una sentenza precedente del gup di Reggio Calabria del
2007.

Un solo killer, individuato dall’accusa
in Salvatore Ritorto, che eseguì l’ omicidio a Locri nel seggio della
primarie dell’Unione, a palazzo Nieddu. E’ così che il 16 ottobre del
2005 fu ucciso il vicepresidente del Consiglio regionale della
Calabria, Francesco Fortugno, di 54 anni. Contro Fortugno, esponente
della Margherita, furono sparati cinque colpi di pistola, uno solo dei
quali si rivelò mortale. Fortugno, nel momento in cui fu compiuto
l’omicidio, stava conversando con alcune persone e si accingeva ad
uscire, dopo essere rimasto per l’intera giornata nel seggio, da
palazzo Nieddu. L’assassino agì a viso scoperto e dopo l’omicidio si
allontanò a piedi. I pm della Dda di Reggio Calabria che hanno condotto
l’ inchiesta sull’assassinio non hanno mai attribuito un significato
“politico” al luogo scelto per uccidere Fortugno. Dalle indagini è
emerso che l’esponente della Margherita era stato seguito nei giorni
precedenti per studiarne i movimenti. Salvatore Ritorto fu accompagnato
sul luogo dell’omicidio, secondo l’accusa, da Giuseppe Marcianò,
indicato come il mandante dell’omicidio insieme al padre Alessandro.
Due i pentiti dell’inchiesta, Domenico Novella, affiliato alla cosca
Cordì, e Bruno Piccolo, suicidatosi il 16 ottobre del 2007, giorno del
secondo anniversario dell’omicidio, a Francavilla a Mare (Chieti), la
località protetta in cui viveva.

PM, NESSUN COMMENTO
Nessun
commento da parte dei pm della Dda di Reggio Calabria, Mario Andrigo e
Marco Colamonaci, al termine della lettura del dispositivo della
sentenza contro i presunti mandanti ed esecutori dell’omicidio
Fortugno. Avvicinati dai giornalisti, i due pm hanno preferito non
parlare allontanandosi subito. La Corte ha accolto le richieste
dell’accusa per quanto riguarda il delitto Fortugno condannando
all’ergastolo Alessandro e Giuseppe Marcianò, Salvatore Ritorto e
Domenico Audino. Non le ha accolte invece nella parte in cui era stata
chiesta la condanna per i due Marcianò anche per associazione mafiosa,
reato dal quale padre e figlio sono stati invece assolti. La Corte ha
rivisitato anche le richieste per due degli altri quattro imputati. Per
Vincenzo Cordì, condannato a dodici anni, l’accusa aveva chiesto 16
anni, mentre Carmelo Dessì è stato condannato a quattro anni contro i
dodici chiesti dall’accusa. Accolta invece la richiesta di condanna a
otto anni per Antonio Dessì, mentre per Alessio Scali, per il quale
erano stati richiesti tre anni e sette mesi, i giudici della Corte
d’assise hanno dichiarato il non doversi procedere in quanto già
condannato per i fatti contestati.

VEDOVA PIANGE A SENTENZA, CONTINUARE RICERCHE
Maria
Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno, ha accolto in lacrime la
sentenza con cui la Corte d’assise ha condannato all’ergastolo presunti
esecutori e mandanti dell’omicidio del marito. “Oggi – ha detto Maria
Grazia Laganà uscendo poi dall’aula – si è raggiunto un primo
importante passo. Ma oggi stesso invito a continuare le ricerche. E’
necessario raggiungere gli altri livelli”. “Il mio unico sforzo – ha
aggiunto la parlamentare del Pd – é stato quello di avere giustizia non
solo per me ma per tutta la Calabria. Quello che voglio porre in
rilievo è che la sentenza è venuta da una Corte d’assise di Locri in
cui oltre ai togati ci sono giudici popolari. E’ un messaggio
importante per la Calabria”.

GRIDA FAMILIARI MARCIANO’ CONTRO GIUDICI,’VENDUTI’

Un
grido “venduti, venduti” si è sollevato dai familiari di Alessandro e
Giuseppe Marcianò, e anche degli altri imputati, al termine della
lettura della sentenza con cui sono stati condannati per l’ omicidio
Fortugno. I familiari di Marcianò, abbandonata l’aula, fuori dal
tribunale di Locri hanno parlato di “giustizia di circostanza, di
convenienza”. “Se la giustizia è questa – hanno detto in coro i parenti
– bisogna emigrare. E’ una sentenza fatta per accontentare la vedova,
non è stata fatta giustizia e non hanno letto neanche le carte. Ci
chiediamo come possano dormire sonni tranquilli”. L’avvocato Menotti
Ferrari, legale dei Marcianò, ha rimandato qualsiasi commento alla
lettura delle motivazioni. “Certo – ha detto – non mi sarei mai
aspettato una condanna. Abbiamo dimostrato l’innocenza di Alessandro e
Giuseppe Marcianò dall’inizio. E’ una sentenza politica? Tra l’altro
l’assoluzione dall’associazione mafiosa fa cadere la causale politica e
fa diventare questo omicidio un fatto personale”.

da ANSA

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