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Grande è la confusione a Rosarno, dunque…

Di Osservatorio Migranti “Africalabria” il . Calabria, Dai territori

L’11 dicembre dello scorso
anno, centinaia di cittadini africani vivevano
alla cartiera di
Rosarno tra topi, minacce, rapine ed estorsioni. Esattamente come l’anno
precedente, e come quello prima. E così via, fin dai primi anni ’90. 
In 30 giorni, hanno ricevuto visite da parte di politici, giornalisti,
enti, associazioni.  
 
Tutto è partito dalla rivolta democratica del 12 dicembre: dal loro
senso dello Stato, dal concetto di dignità umana che non hanno smarrito. 
Alcuni politici, ed altrettante associazioni, hanno reagito come al
solito: presentando progetti fumosi e dilatati nel tempo. Altri hanno
dovuto annunciare un intervento d’emergenza, con l’avvertenza però
di dover subire il controllo democratico (anche telematico) da parte
di una società civile meno distratta del solito, che ci tiene a ricordare
che si chiama intervento d’emergenza quel tipo di azione effettuata
in tempi rapidi e con la massima efficienza. 
 
Grande è diventata la confusione sotto il cielo di Rosarno, in soli
30 giorni. La pax mafiosa (una pace fittizia fatta però di assassinii,
ruberie, piccole violenze quotidiane, rassegnazione) è stata per qualche
settimana scossa. E’ un primo grande risultato, ottenuto grazie ad un
pugno di “clandestini” provenienti dai paesi più poveri del
mondo, senza documenti, soldi o diritti. 
 
In pochi chilometri quadrati, in un paese di circa 15mila abitanti,
è possibile senza sforzo ravvisare le maggiori contraddizioni della
nostra epoca: le grandi migrazioni; la globalizzazione che distrugge
le produzioni locali, specie in agricoltura; la criminalità organizzata
transnazionale; la corruzione della politica; la diffusione della cultura
della violenza; le disumanizzanti leggi sull’immigrazione; lo sfruttamento
bieco dei lavoratori. 
 
Di fronte a questi problemi, e con le forze a disposizione, viene solo
voglia di tornarsene a casa. Le nostre tiepide case. E loro continuerebbero
a dormire sempre alla Cartiera, tra il freddo e la paura. 
 
Allora ci siamo detti: poniamoci due obiettivi immediati. 
Dunque:  
1) eliminare da qui alla fine della raccolta – ovvero entro poche settimane
– quella vergogna per l’umanità che è la Cartiera tramite un intervento
d’emergenza umanitaria; 
2) tenere alta l’attenzione su Rosarno, in maniera da evitare ritorsioni
per i protagonisti della rivolta. 
 
Dimostrare che ci si può ribellare alla mafia ed alla violenza, anche
qui, anche in un luogo estremo. 
 
Siamo sulla strada giusta per il raggiungimento di questi primi due
risultati. Possono essere i primi mattoni su cui costruire un percorso
di rinascita.

Link www.africalabria.org

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