Legali e mafiosi, è svolta in aula
Niente avvocato gratis al boss Costa
Pagherà di tasca
propria gli avvocati difensori. Tommaso Costa, ‘ndranghetista di Siderno,
non godrà dell’assistenza statale al processo in corso a Locri. Secondo
i magistrati è il mandante dell’omicidio di Gianluca Congiusta, assassinato
il 25 maggio 2005. Si è detto senza reddito e ha avuto il suo legale.
Ma l’assise ha fatto adesso un passo indietro. Dovrà pagare, e con
gli arretrati: primo caso in Italia, si applica la nuova disciplina
sui gratuiti patrocini.
“Ma lo Stato
da che parte sta?” si è chiesto spesso Mario Congiusta. Questa volta
di certo dalla parte giusta. “Abbiamo vinto la battaglia e vinceremo
la guerra” dice con insolito ottimismo Mario. Il padre di Gianluca
ha fatto un altro passo verso la giustizia.
Il gratuito patrocinio
garantisce il beneficio della difesa legale per di chi non ha reddito.
E i mafiosi, anche se milionari, di solito ne approfittano. Ma succede
che nel discusso e controverso pacchetto sicurezza (legge 25/2008)finisca
una norma, piccola ma significativa: niente sconti a chi è stato condannato
per 416 bis e traffico di droga.
E Tommaso Costa,
boss della eterna faida coi rivali sidernesi dei Commisso, in carcere
c’era già stato. Di qui la richiesta del pm Antonio De Bernardo e
la revoca del beneficio ordinata dall’assise di Locri lo scorso 6
novembre.
Anche il ministro
della Giustizia Angelino Alfano ha commentato la notizia: “Il boss
della ‘ndrangheta si dichiarava nullatenente nonostante tutto quello
che aveva fatto – ha affermato il ministro – e noi grazie a una norma
del pacchetto sicurezza gli abbiamo revocato il gratuito patrocinio”.
Un risultato è
stato conseguito, in attesa di ottenere giustizia. Mario continua la
sua battaglia, iniziata tre anni fa quando ha deciso di dedicare la
propria vita alla memoria del figlio. Una battaglia che passa dal processo
per la morte di Gianluca, irto di ostacoli e bocconi amari. Sin dall’inizio:
il comune di Siderno, dove la famiglia Congiusta risiede, ha rifiutato
di costituirsi parte civile. E in agguato ci sono anche le beffe, perché
capita che “a pagare gli avvocati dei mafiosi siano i cittadini onesti”.
Fiducia nel prosieguo
del processo, dubbi sul foro calabrese. Dubbi neanche celati, tanto
che Congiusta ha avuto modo di ipotizzare un caso inquietante: “Se
per assurdo, e solo per ipotesi, il legale decidesse di spartire col
mafioso la parcella saldata dallo Stato?”. Chissà.
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