Beppe Lumia chiede lo scioglimento del Comune di Furnari
Dell’operazione Vivaio vi avevamo già raccontato quasi tutto, comprese le manovre per le elezioni comunali di Furnari (Me) (liberainformazione.org/news.php?newsid=2788″>leggi lo speciale di Libera Informazione). Oggi a distanza di alcuni mesi l’onorevole Beppe Lumia chiede, in un’interrogazione al Consiglio dei Ministri, “se il Governo abbia o meno intenzione di sciogliere il Comune di Furnari”. L’operazione Vivaio, scattata all’alba del 10 aprile scorso, aveva portato in manette presunti appartenenti al clan dei Mazzarroti con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’area nebroidea della provincia di Messina.
Le indagini dei Ros avevano individuato un nuovo sodalizio criminale, un tempo capeggiato dal boss Bisognano (oggi detenuto all’Aquila) un nuovo boss emergente, Tindaro Calabrese, allevatore – imprenditore proveniente dal vicino Comune di Novara di Sicilia. In gioco, il controllo del territorio, affari illeciti che gravitavano intorno alla discarica di Mazzarrà Sant’ Andrea, appalti pilotati, attentati ad imprenditori e infine, come emerge dalle intercettazioni ambientali e telefoniche, anche l’interessamento del presunto boss, Tindaro Calabrese, (attualmente in carcere) alle elezioni amministrative della primavera del 2007.
Nell’interrogazione il parlamentare Lumia sottolinea come l’operazione Vivaio abbia dimostrato “l’evidente interesse della mafia per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea ma […] aggiunge – il sindaco in carica Salvatore Lopes, risultava vincitore per appena 17 voti sul candidato contrapposto, Mario Foti, e proprio il boss Calabrese nelle intercettazioni ambientali e telefoniche, commentando insieme ai suoi sodali il risultato elettorale il giorno dopo le elezioni, si sarebbe vantato di aver determinato la vittoria del sindaco Lopes”. Un intero fascicolo dell’operazione Vivaio è stato dedicato dagli inquirenti “all’attività politica del Calabrese”, intendendo con questo la capacità più o meno risolutiva del boss di orientare voti di cittadini, imprenditori, commercianti dell’area fra Furnari e Mazzarrà Sant’Andrea.
Non solo, il boss, secondo gli inquirenti, era diventato un interlocutore di primo piano fra la mafia del clan Santapaola del catanese e le famiglie del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto. Quest’ultima amministrazione, già in passato sottoposta a richiesta di scioglimento per infiltrazioni mafiose è riuscita a rimanere in piedi, grazie a garanzie di tipo politico – istituzionale – di cui poco si conosce (anche a distanza di anni). Una sorta di patto fra la politica locale e quella nazionale dunque e nonostante la richiesta puntuale e efficace dell’onorevole Lumia probabilmente sarà difficile procedere anche per il Comune di Furnari.
Tanto più che il sindaco del Comune in una lettera inviata all’onorevole Lumia, precisa che “non vi è mai stato alcun collegamento fra i fatti esposti dall’onorevole Lumia e l’attuale amministrazione comunale, anzi il lavoro dei suoi uomini è andata nella direzione di contrastare prima la nascita della discarica stessa e attualmente impegnarsi per la sua chiusura”. Così, rimane in piedi un interrogativo legittimo che le indagini in corso contribuiranno a risolvere. Perché il capo dei “mazzarroti” ha avuto interesse (non sapendo di essere intercettato e posto sotto controllo) a determinare la vittoria di Lopes, impegnandosi a trovare i 17 voti mancanti?
Niente di nuovo sotto il sole, pare. La provincia di Messina continua la sua lotta intestina, da un lato le operazioni dell’autorità giudiziaria (è recente la condanna in assise di 25 affiliati nell’ambito dell’operazione Icaro – Romanza) dall’altra la politica e le istituzioni che si dicono estranee all’operato mafioso dei clan che su quello stesso territorio continuano a tessere relazioni e affari. Tanto che il mistero s’infittisce sempre più: con chi dialoga (e ha dialogato) la mafia, soprattutto quella del Longano, se dall’altra parte ad ascoltarla non c’è mai stato nessuno?
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