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Lazio, tutti gli affari delle mafie

Di redazione il . Dai territori, Lazio

La mafia nel Lazio esiste ed è pericolosa. Ancor più pericolosi sono i tentativi di rimozione e di negazione. Ecco che il primo Rapporto sulla criminalità organizzata a Roma e nel Lazio, redatto dall’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio, si pone un obiettivo semplice: dire le cose come stanno, evitare che da oggi in poi qualcuno possa dire di non aver saputo.
Lo hanno detto Fabrizio Feo (giornalista Rai, curatore del rapporto) ed Enzo Ciconte, presidente dell’Osservatorio. Lo ha ribadito il governatore Piero Marrazzo: “Nessuno faccia finta che nel Lazio ci sono solo i problemi della microcriminalità: c’é anche quello della criminalità organizzata”. Un chiaro messaggio al sindaco di Roma Gianni Alemanno e al ministro dell’Interno Roberto Maroni. La mafia c’è, nel Lazio e anche a Roma: “sono presenti perché nel nostro territorio c’è ricchezza”, e il pericolo maggiore riguarda  le “stazioni appaltanti di opere pubbliche”, che potrebbero “diventare il grimaldello della criminalità organizzata” ha concluso Marrazzo.

A rincarare la dose il pm campano Raffaele Cantone. È andato giù pesante il magistrato anti-casalesi: “Chiamiamo le cose con il loro nome, chi nega la presenza e la forza delle mafie nel Lazio è omertoso, un clima di omertà che bisogna rompere”. L’accusa del magistrato è a tutti i livelli: dalle forze dell’ordine, che tendono a minimizzare il problema, a istituzioni e stampa, vittime del complesso di superiorità che porta a credere che la Capitale, e il Lazio, siano esenti dal pericolo mafioso.

Un clima di omertà, negazionismo, sottovalutazione che anche Libera Informazione prova a infrangere con il “Dossier Lazio – mafie&cicoria”, un viaggio nella criminalità organizzata attiva nella regione. Il dossier ha lanciato una provocazione: la mafia laziale è ormai una mafia endogena, una Quinta mafia. Autonomia delle cosche meridionali trapiantate da anni, alleanze strategiche tra le famiglie di diversa origine, rapporti operativi con le mafie straniere e soprattutto legami organici con le organizzazioni criminali locali e con quella zona grigia fatta di imprenditori filo-mafiosi, burocrati compiacenti, politici collusi. Una zona grigia tutta laziale. Ecco che la provocazione giornalistica, la Quinta mafia, assume concretezza. Non è ancora una realtà assodata, ma potrebbe diventarlo prestissimo, i sintomi ci sono tutti. Anche in questo caso, nessuno potrà dire di non aver saputo.

I numeri e le linee guida indicate dal rapporto dell’Osservatorio confermano. La mafia è stanziale: 300 affiliati distribuiti in una settantina di cosche (25 ‘ndrine calabresi, 17 clan campani, 14 famiglie siciliane più una “autonoma”, 2  pugliesi e altre due organizzazioni locali). Una presenza che si manifesta con l’usura (il Lazio è la seconda regione italiana per diffusione) e con le azioni di riciclaggio. Altro elemento, la pax mafiosa, le alleanze operative, la collaborazione con le organizzazioni straniere (a Roma e nel Lazio sono presenti i pratica tutte le mafie del mondo). Ecco che si profila una sorta di “camera di compensazione”, e cioè “un organismo regolatore d’interessi, degli affari e delle presenze, garantendo l’immutabilità di Roma ‘città aperta a tutte le mafie’, prima condizione perché avvengano e siano garantiti lucrosi guadagni per tutti”.

Il rapporto sottolinea come territori di azione della criminalità organizzata sono il mercato ortofrutticolo di Fondi, le aziende di prodotti ortofrutticoli e agroalimentari, gli appalti oltre ad “un’aggressione delle agenzie portuali e turistiche, specie quelle operanti nel settore delle pulizie, nella ristorazione, nello smaltimento dei rifiuti e nei centri commerciali”.

Primi ad accogliere positivamente il rapporto sulle mafie nel Lazio sono stati i consiglieri regionali Luisa Laurelli (Pd, presidente della commissione speciale sicurezza), Enrico Fontana (Verdi-Sinistra), Donato Robilotta (Sr), che hanno lanciato la proposta di un consiglio straordinario sulla questione criminalità.

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