Catania: indipendenza e autonomia cercasi
E’ accaduto a Catania in un rispettabile silenzio. Lo stesso che si aggira fra i vicoli della città e ammorba tutto, addormentando i fatti. Il presidente dell’ordine degli avvocati di Catania, Salvatore Torrisi, si è candidato alle appena trascorse elezioni politiche (Pdl). Il consiglio dell’Ordine lo ha nominato presidente del consiglio giudiziario (collegio composto da giudici, pubblici ministeri e avvocati che valutano l’operato dei magistrati ai fini della carriera) dopo la candidatura. Non esiste alcuna norma giuridica che impedisca ad un presidente dell’ordine degli avvocati di scendere in politica e mantenere la sua carica, ma la questione assume anche una rilevanza etica e da Catania arrivano alcune riflessioni in merito. Torrisi è anche componente del Consiglio di giustizia.
In una nota l’avvocato Goffredo D’Antona del Foro di Catania scrive in una lettera aperta ai colleghi catanesi: “In specifici e delicati contesti, quali la Giustizia, esistono fatti e condotte che ben devono essere censurate, prescindendo dalle norme deontologiche o giuridiche. Quanto è accaduto è grave, è grave la mancanza di sensibilità del mio Presidente, è grave la mancanza di sensibilità del mio consiglio dell’ordine che forse avrebbe dovuto chiedere le dimissioni al proprio presidente al momento della candidatura”.
In una Catania contenitore di irrisolti conflitti d’interessi arriva come una doccia fredda quest’ultimo vivace paso doble fra giustizia e politica tanto che il Foro democratico, nel porre la questione etica, ricorda come in passato per molto meno le cose siano andate diversamente: “il Presidente dell’Unione Camere penali italiane, avvertì il senso di responsabilità nei confronti dei propri iscritti e si dimise da detta carica per candidarsi alle elezioni politiche. In quel caso tutta la giunta dell’UCPI ritenne opportuno dimettersi. Non sfuggirà ai più come le camere penali siano associazioni private, contrariamente ai consigli dell’ordine. Stupisce quindi il silenzio del consiglio dell’ordine degli avvocati di Catania che non ha ritenuto di affrontare questa tematica”.
D’Antona come il segretario del Foro democratico, Marina Aiello, chiedono al resto delle associazioni di avvocati di sedersi ad uno stesso dialogo e parlarne perché “nel momento in cui indossiamo la toga, nel momento in cui si ricoprono cariche istituzionali, tutti gli avvocati dovrebbero essere ed apparire indipendenti. Candidarsi, da presidente del consiglio dell’ordine a delle elezioni politiche, nominare a componente di un consiglio giudiziario un candidato politico lede quell’immagine di indipendenza degli avvocati a cui molti di noi ancora crediamo”.
Gli avvocati catanesi ritengono opportuno, dunque: “un più ampio dibattito all’interno del Foro Catanese sulla questione, anche attraverso le singole associazioni, che ne sono espressione perché pensiamo che vi sia, ancora, nell’avvocatura una voglia di indipendenza che dovrebbe essere salvaguardata e non compromessa”.
Dopo editoria e giornalismo, imprenditoria e appalti a Catania ecco un nuovo paso doble con l’affascinante mondo della politica; in contrasto o meno con l’etica di questo mestiere – sembrano dire i colleghi avvocati – per lo meno la vicenda necessiterebbe di un confronto aperto.
Trackback dal tuo sito.