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Il Progetto Si può fare: Nisida – Marano e ritorno

Di Alessandra del Giudice il . Campania, Dai territori, Puglia

    Luca, ragazzo di un Istituto penale minorile pugliese, ospite al Marano Ragazzi Spot Festival (il festival nazionale della pubblicità sociale dei ragazzi, che da dieci anni si svolge a Marano di Napoli a fine ottobre) tre anni fa per presentare lo spot realizzato nel suo istituto, quando gli è stato chiesto cosa l’aveva emozionato di più del Festival, ha risposto: Aver visto l’autostrada.
    Il percorso di vita di sedici anni di Luca si è svolto tra casa e carcere. In mezzo non c’è stato nulla, neanche l’autostrada. Nessuno, prima, neanche la scuola, aveva indicato una altro percorso a questo ragazzo proveniente da un territorio isolato e privo di stimoli per “crescere uomo libero”.
Il Festival ha sempre accolto con affetto, le delegazioni di ragazzi provenienti dai carceri minorili con i loro spot ed il loro mondo di emozioni che nella nostra vita “fuori” restano comunque in gran parte incomprese.

    E’ per avvicinarsi a questo mondo o almeno per provare a farlo che l’anno scorso si è scelto di concretizzare un progetto coraggioso: realizzare uno dei gemellaggi che rientrano nei progetti annuali del Consorzio Scuole Città di Marano proprio nel carcere di Nisida.  
E’ così che nove ragazze dell’Istituto Magistrale Statale “Carlo Levi” e sette ragazzi dell’IPM di Nisida si sono incontrati tra le mura del carcere, dal 24 al 29 maggio 2006, per realizzare uno spot sul diritto a sognare. Si era scelto di portare a Nisida un gruppo di sole donne per attivare immediatamente naturali dinamiche adolescenziali. Le ragazze, precedentemente formate ad affrontare un’esperienza emotivamente molto intensa e a sospendere ogni giudizio moralistico, si sono “sporcate le mani” ossia hanno scelto consapevolmente di entrare in contatto con una realtà dura.

    E’ stata una tempesta di emozioni– così racconta Angelica – all’inizio avevamo paura di affrontare una realtà così diversa dalla nostra. Poi, varcato il cancello è stato tutto più facile. Ci siamo relazionati ai ragazzi di Nisida come a ragazzi come noi. Cosa che infatti sono. Come noi anche loro hanno sogni. E poiché quell’esperienza è stata per le ragazze. Un pugno che fa male e che fa bene e che fà crescere più di un anno di scuola– ci ricorda Maria- si è scelto di ripeterla e di tornare nel carcere per il secondo anno consecutivo. Nel 2007, undici giovani donne di “fuori”(Istituto Superiore “Levi” di Marano) ed altrettanti giovani uomini di “dentro” si sono incontrati nel carcere per condividere sogni e desideri, paure ed emozioni.
    
    Angelica, Carla, Chiara, Erminia, Francesca, Maria, Marisa, Marta, Martina, Stefania, Valentina  e Alex, Domenico, Emanuele, Gennaro, Giuseppe, Raffaele, Salvatore, Salvatore, Umberto, Victor, Vittorio si sono incontrati nel carcere di Nisida  tra il 16 ed il 20 aprile con lo scopo di realizzare uno spot di pubblicità sociale. A seguirli Ignazio Gasperini, educatore nel carcere, Rosario D’Uonno, Direttore del Marano Ragazzi Spot Festival ed i suoi collaboratori Alessandra del Giudice, Daniela Frola, Giuseppe De Martino e Lorenzo Pieghetti. Nell’arco di cinque giornate i ragazzi e le ragazze hanno affrontato tutte le fasi della produzione del filmato ed hanno vissuto momenti di vita quotidiana del carcere insieme, pranzando, giocando a carte o raccontandosi le rispettive vite nelle pause del lavoro.

    Devo dire che i primi giorni ero un po’ incerto nell’instaurare un rapporto con le ragazze- racconta  Raffaeleperché diciamo noi che siamo qui, loro vengono da un’altra realtà, la realtà dei ragazzi fuori che vivono la loro vita spensierata e quindi loro avevano un po’ di timidezza e anche noi a rientrare in quel mondo che abbiamo lasciato fuori.
Come sempre, per ideare uno spot, ragazzi ed adulti si sono seduti in cerchio per un brain storming alla ricerca di immagini e contenuti ed hanno raccontato storie personali, sogni, diritti negati ed ancora similitudini e contrasti tra “dentro” e “fuori”.
   
    A Nisida la situazione è diversa,- racconta Stefania- ti ritrovi in una realtà che non è quella quotidiana per cui, nella realtà, ti trovi ad essere una persona che in un certo senso si appoggia sugli altri, appoggiarsi nel senso di vivere senza magari neanche pensarci, qui magari anche le piccole cose le apprezzi, ci stai lì, ci pensi, insomma qui è una dimensione completamente diversa. …che non è quella dei ragazzi che frequenti tutti i giorni a scuola la mattina. Si ha proprio questo contrasto netto con un mondo che tu sai che esiste ma non ci pensi, è troppo distante da te, qui invece ce l’hai a contatto, qui ci sono ragazzi che l’hanno vissuta e te le raccontano con degli occhi che parlano da soli. Per cui è questo contrasto che forse ti aiuta anche ad esprimerti, a voler dire quello che sei…
Mentre il primo anno le ragazze e i ragazzi hanno riflettuto sul “diritto a sognare”, lo scorso anno si sono misurati con il tema più difficile della legalità. Riuniti in cerchio hanno riflettuto sull’infanzia, sulla violenza, sul presente, sul cambiamento.

… tu puoi sbagliare, puoi commettere anche la cosa peggiore di questo mondo però alla fine la cosa importante- racconta commossa Marisa è capire; capire che non era la cosa giusta da fare e quindi ci riprovi, non è detto che perché io nel mio passato ho commesso un errore allora tutta la vita sarà improntata su quell’errore,  anzi proprio quell’ errore mi darà la forza di migliorare sempre di più, di maturare sempre di più, e mi darà più consapevolezza, più forza
 Una volta ideato lo spot, ragazze e ragazzi sono passati all’azione trasformandosi in interpreti, cameraman, assistenti alla regia, operatori  ed infine montatori.
   
    Dal lavoro di cinque intensissimi giorni è stato realizzato lo spot Apparamm (Nun  sparamm) di 30” ma anche un backstage fotografico ed un documentario di 40 minuti, “Qui Nisida…Si può fare” che si apre sulle immagini della splendida Nisida, che a tutto fa pensare tranne che ad un istituto di pena, e si chiude con le porte del carcere ed un arrivederci.
Il prodotto finale è uno spot che affronta il tema della violenza e tutte le sue implicazioni. Dalla difficoltà di prendere consapevolezza dei propri errori di chi commette il crimine, a quella di rintracciare nella propria pelle le esperienze dolorose che possono condizionare il proprio destino, alla necessità di una guida affettiva oltre che normativa per cambiare strada. E’ uno spot fatto a tante mani che si racconta mentre si svolge e si svolge mentre si racconta. Ma la cosa più importante è l’esperienza di vita che si portano dentro le ragazze e i ragazzi che l’hanno vissuta, ma anche noi adulti che non dobbiamo mai dimenticare che c’è sempre da imparare. Come si dice nel documentario siamo partiti “con una valigia mezza vuota, per prendere, più che per dare, per ascoltare più che per insegnare. Sono le immagini e parole delle ragazze e dei ragazzi che l’hanno vissuta a raccontare questa storia che parla di un incontro possibile: quello con noi stessi.

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