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Lucia Borsellino, l’assenza di verità e un dolore privato che diventa pubblico

Donatella D'Acapito il . Mafie

lucia-borsellino-al-csmSenza verità il dolore privato diventa dolore pubblico. È quello che è successo ai figli di Paolo Borsellino. Una scelta obbligata per evitare che, dopo i processi dalle mistificazioni all’inizio accreditate e poi smentite grazie al pentimento di Gaspare Spatuzza, si smetta di pretendere la verità sulla strage di via D’Amelio e i 57 giorni che divisero le sorti – per poi riunirle drammaticamente – di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Lucia Borsellino parla davanti al Plenum del Csm, dove oggi vengono ufficialmente desecretati tutti gli atti del fascicolo personale del padre. Un atto omologo a quello avvenuto il 23 maggio per il fascicolo di Giovanni Falcone con cui, come ha detto il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, si è creato una sorta di “dittico della memoria”, un contributo per “la ricostruzione storica di anni drammatici, ma anche straordinariamente fecondi, nella lotta alla mafia e nella definizione dei metodi investigativi e opzioni legislative di contrasto alla criminalità organizzata”.

Nella sala del Plenum risuona il monito per gli errori commessi sulle inchieste per la strage di via D’Amelio. Parlano di questo le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che sottolinea le “troppe incertezze ed errori” e i conseguenti “tanti interrogativi che ci sono ancora sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato”. E lo stesso accade con il primo presidente di Corte di Cassazione Giovanni Canzio, che parla di un “clamoroso e indegno depistaggio” per costruire una “falsa verità giudiziaria”.

Lucia, ascolta, mantiene il rispetto istituzionale insegnatole dal padre, ma non per questo – quando interviene – le sue parole sono meno dure. “Se le istituzioni non sono credibili, non possono esigere alcuna legalità. Gli uomini che incarnano le situazioni a qualunque livello – dice – devono improntare la propria azione al servizio della collettività chiedendo a se stessi, prima ancora che gli altri, quel necessario rigore morale che rende credibili. Noi figli avremmo continuato a mantenere una dimensione di dolore privato se non fosse accaduto di scoprire che la verità non è stata pienamente trovata e che ancora oggi, a distanza di venticinque anni, giustizia non è stata fatta”.

Poi Lucia stringe sui fatti e diventa ancora più precisa: “La conoscenza degli atti del processo cosiddetto Borsellino quater, celebrato sulle rovine conseguenti alla demolizione di due precedenti processi che consacravano false ricostruzioni e condannavano falsi colpevoli, ci ha profondamente scosso e indignato, aggiungendo sofferenza a tanta sofferenza e sollevando interrogativi non di poco conto. Dal dispositivo della sentenza del Borsellino quater è emersa, tra le altre gravi anomalie, l’induzione alla calunnia di Vincenzo Scarantino, considerato il pentito chiave. Costui ha certamente calunniato se stesso ed altri, ma si constata che è stato indotto a farlo”.

E chiude: “Facendo eco alle parole di mia sorella Fiammetta, chiedo che a fronte delle anomalie emerse, riconducibili verosimilmente al comportamento di uomini delle istituzioni, si intraprendano le iniziative necessarie per fare luce e chiarezza su quello che accadde veramente nel corso delle indagini che precedettero i processi Borsellino uno e Borsellino bis. Lo chiedo perché, al fine di una semplice istanza di parità di trattamento, si chieda conto di comportamenti quanto meno anomali, così come con estrema solerzia mio padre dovette giustificarsi – sotto la minaccia di un procedimento disciplinare – per le dichiarazioni in cui denunciava lo smantellamento del pool antimafia. Prima ancora che con la legge, infatti, ciascuno di noi a tutti i livelli deve fare i conti con la propria coscienza per trovare lì, nella legge morale, quello che trova spesso riscontro anche nelle concrete disposizioni di legge”.

Che ciascuno faccia la propria parte, dunque. Che ogni livello istituzionale si impegni per pretendere la verità, senza pensare che gli anni trascorsi possano attenuare la richiesta i giustizia. Perché come ha sottolineato Lucia Borsellino “questo è il modo migliore per commemorare tutti caduti di quella tristissima stagione della nostra Repubblica. Perché oggi più che mai sentiamo la necessità di dare un significato a quel sacrificio”.

I giorni di Giuda

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