NEWS

Centri di identificazione e rimpatri… in alto mare

Piero Innocenti il . Senza categoria

Il 4 febbraio p.v. il Sottocomitato ONU sulla prevenzione della tortura sarà a Roma per una visita di follow-up, relativamente ai Cie (Centri di identificazione ed espulsione), ed incontri a livello politico con rappresentanti del Ministero dell’Interno e della Giustizia. L’organismo opera sotto l’egida del CIDU (Comitato Interministeriale per i Diritti Umani). Altre volte, in passato, sono state fatte visite e non sono certo mancate dure critiche sulla gestione dei Centri e sulla precarietà delle strutture e dell’assistenza in generale alle persone trattenute (nel corso egli ultimi anni vi sono stati diversi rapporti a partire da quello della Commissione De Mistura, a quelli di Medici senza Frontiere, di Emergency, dello stesso Ministero dell’Interno).  La situazione generale dei Cie non è certo entusiasmante. Attualmente, sono attivi soltanto cinque Centri (Bari, Brindisi, Caltanisetta, Crotone, Roma) dove, in questo scorcio di 2016, alla data del 3 febbraio u.s. sono transitati 255 stranieri di cui 84 rimpatriati, 45 dimessi alla scadenza del termine di trattenimento, mentre per 35 il giudice di pace non ha convalidato i provvedimenti questorili e in altri 74 casi le dimissioni sono attribuite a motivi di salute, di giustizia o allo stato di gravidanza. La capienza per decreto (teorica) dei dieci centri previsti sulla carta è di 1.601 posti, ma scende a poche centinaia perché alcuni (Milano, Bologna e Gorizia) sono chiusi da oltre due anni per lavori di straordinaria manutenzione, altri  (Roma e Bari) hanno avuto una ridotta utilizzabilità dei posti a causa di incendi provocati dagli “ospiti” e da una class action (Torino) presentata da alcuni legali, mentre Trapani-Milo, chiuso a dicembre 2015,si sta riconvertendo in hot spot per la gestione dei migranti sbarcati. Naturalmente, tutte le volte che, negli ultimi dieci anni, si è tentato di aprire un centro di identificazione a livello regionale, per rendere le procedure più rapide ed evitare penosi accompagnamenti di stranieri lungo la penisola, istituzioni e politici locali hanno sempre frapposto ostacoli temendo di perdere consenso elettorale e l’hanno avuta sempre vinta. Rispetto al passato, quando i tempi medi di trattenimento in attesa della identificazione erano anche di due mesi ed oltre, va detto con molta chiarezza che, oggi, la situazione è migliorata. Nel 2015, per il totale degli stranieri (5.371, di cui 4.795 uomini e 576 donne) transitati nei Cie i giorni di permanenza media sono stati 25,2 che rappresenta un buon risultato, grazie anche ad una migliorata collaborazione di alcuni uffici consolari. Va anche detto che le persone “rimpatriate” sono state il 51,68% (2.776), mentre 128 sono state quelle che si sono allontanate arbitrariamente dai centri. Non sono mancati episodi di violenza, all’interno dei centri, che hanno portato all’arresto di 53 persone. In 596 casi il giudice di pace non ha ritenuto di convalidare il provvedimento di trattenimento emesso dal questore, mentre ben 1.346 sono stati gli stranieri dimessi per altri motivi (di giustizia, di salute, gravidanza ec..). I tunisini (1.262) hanno rappresentato ancora una volta la componente maggioritaria degli stranieri nei Cie, seguiti dagli egiziani (760), nigeriani (691),marocchini (644).

La situazione, già particolarmente difficile per la mancanza di solidarietà di alcuni paesi dell’UE, che continua a mostrare la sua incapacità a gestire un fenomeno che durerà anni, diventerà ancor più critica nelle prossime settimane e mesi, con le partenze di altre decine di migliaia di persone in fuga dalle coste africane turche. Il bollettino dei morti annegati in mare, già drammatico in questo primo mese del 2016 (368 persone di cui molti bambini) diventerà ancor di più insopportabile per tutti noi.

 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link