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Ciao Santo, amico di una vita

di Luigi Ciotti il . L'analisi

Con Santo ci conoscevamo da trent’anni, dalla metà degli anni Ottanta. Giovane
giornalista della sede Rai di Torino, si era subito distinto per la preparazione e l’accuratezza dei suoi servizi. La sua attenzione per le questioni politiche e sociali propiziò il nostro incontro e una collaborazione che nell’arco dei decenni non è mai venuta meno, da Aspe, l’agenzia di stampa del Gruppo Abele, dove Santo portò la sua passione e la sua professionalità, alla direzione di Libera Informazione, che Santo ereditò da Roberto Morrione, altro amico e giornalista tutto d’un pezzo. Nel frattempo il percorso di Santo incontrava importanti riconoscimenti, le sue inchieste da inviato del TG3 nazionale su mafie, corruzione, guerre, lavoro venivano segnalate per il loro rigore e profondità, fino alla recente designazione a presidente della “Federazione nazionale della stampa”, ruolo che nessun più di Santo poteva meritare, visto il suo impegno per un giornalismo libero, indipendente, indisponibile ai silenzi e alle parole di comodo,
refrattario alle seduzioni del potere, garante della trasparenza della vita democratica.
Ma di Santo voglio ricordare anche la sensibilità, la generosità, la coscienza dei limiti. Che Santo non ha dimenticato nemmeno di fronte alla prova più estrema, quel male incurabile che ha affrontato con lo stesso coraggio e dignità con cui ha vissuto. Ci mancherai molto, Santo. Ci mancheranno le tue parole, la tua passione, la tua sete di vita. E, ricordandoti, cercheremo di essere anche noi, un po’ più vivi.
Ti abbracciamo nella vicinanza a tutte le persone che ti hanno voluto bene a
cominciare da Teresa, a cui va una carezza affettuosa.

Luigi Ciotti

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