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Resistenze contro mafie e corruzione

di Rino Giacalone il . L'analisi

Scrivo da Milano, oggi. E qui, quando accenni al 25 Aprile, trovi ancora qualcuno che si commuove, ed è una cosa bella per chi come me crede nella Libertà, nella Democrazia, nello Stato Repubblicano e laico per il quale i nostri avi ’70 anni fa hanno combattuto. In questa Festa della Liberazione sono diverse le cose che possono dirsi due persone, incontrandosi a diverse latitudini. A Milano c’è la commozione per il contributo dato dai “nonni” alla Resistenza, a “casa Cervi” nella campagna di Gattatico, a Reggio Emilia la storia di casa Cervi, il 25 Aprile a Trapani, in compagnia all’aperto sotto il sole di Sicilia. Insomma, questo per dirvi che il 25 Aprile è da sempre diverso, da quello stesso 25 Aprile del 1945, in relazione alla latitudine italiana alla quale viene vissuto. Quel che conta, però è che da domani ciascuno si impegni a ritrovare le fila di una nuova Resistenza che possano tenerci uniti, dal Sud al Nord del Paese.

Leonardo Sciascia un giorno scrisse che per permettere vita e forza alla Repubblica Italiana in Sicilia ogni giorno bisognava combattere e vincere una battaglia. Era chiaro già all’epoca chi fosse il nemico:  la mafia. Ieri come oggi l’avversario da combattere è lo stesso. Una mafia che è borghesia mafiosa, che cerca di infiltrare il tessuto socio-economico e persino di manomettere i meccanismi del sistema giudiziario.   “La mafia ha preso in mano i microfoni dell’antimafia”, ha ricordato ai ragazzi delle scuole di Erice (Tp) ed ai tanti che lo hanno ascoltato, il magistrato Andrea Tarondo, nel corso di un incontro nell’ambito del “Non ti scorda di me”, le manifestazioni che il Comune di Erice e Libera hanno organizzato nel trentennale della strage mafiosa di Pizzolungo.

La  “mafia ha preso in mano i microfoni dell’antimafia” in un momento cruciale, che ha visto la fine dell’isolamento dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, non più destinati a morir abbandonati. Ma a vivere e a far vivere nuova gente, l’antimafia delle azioni responsabili. A Trapani, in provincia di Trapani, questa esperienza sta ben vivendo ma è ostacolata in vario modo: la Calcestruzzi Ericina Libera, la cooperativa Rita Atria, gli alberghi sottratti alla mafia, da Valderice a San Vito Lo Capo, i supermercati risorti dalle ceneri di quelli di proprietà dell’imprenditore mafioso Giuseppe Grigoli, sono esperienze straordinarie di affermazione della vera antimafia sulla mafia che ha cercato e cerca ogni di mettersi la maschera dell’antimafia.

Se come ci ha oggi detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, «la Liberazione è una festa di libertà e di speranza che ricorda quel che abbiano conquistato grazie al sacrificio di tanti e che abbiamo il diritto e dovere di conservare e preservare», queste storie trapanesi devono essere raccontate in giro per l’Italia per legare i fili della nuova Unità, di una nuova Resistenza. Ce ne è di bisogno. Il sopravvento della mafia è dietro l’angolo. La corruzione la sostiene ma anche la finta antimafia e i cattivi amministratori giudiziari sono corresponsabili.

Al buon giornalismo fare la sua parte. Gioranalismo, come quello messo in campo dai giovani redattori della testata “Cortocircuito”  che hanno scoperto il sindaco di Brescello a parlare come il sindaco di Trapani degli anni ’80: “la mafia a Trapani? Non esiste”, stessa cosa a Brescello, “qui la mafia non c’è” – abbiamo avuto modo di sentir dire a quel sindaco che rispondeva a quei ragazzi bravi giornalisti sul serio – e ne dava prova scendendo dall’auto per andare a parlare con il capo clan ndraghetista del paese. E le cose sono pure così tanto cambiate che a Brescello sindaco e parroco vanno d’accordo, il parroco ha detto che parlar così di Brescello significa colpire il turismo. Un po’ la stessa cosa che dice l’attuale sindaco di Trapani, “non parlate di mafia a scuola perché i ragazzi si impressionano”.

Serve una nuova Resistenza. Settant’anni dopo la Democrazia si ritrova ancora ad essere «affermata e realizzata», è vero come ben dice il presidente Mattarella la Costituzione  «non va conservata in una teca come una reliquia. Vive perché viene applicata sempre nei suoi valori. È questo che fa vivere la Costituzione. È mettersi insieme, discutendo». Il nostro 25 aprile insomma qual è? Noi vogliamo mettere insieme i pezzi del Paese che sembrano vivere ogni giorno sfide diverse per sopravvivere, dobbiamo mettere insieme i pezzi di questo nostro Paese raccontando, per vivere, la “Resistenza” di oggi, come quella di ieri con i partigiani che sfidavano la dittatura, con i partigiani che oggi sfidano la mafia che in certe parti del Paese è il potere costituito.

Partigiani che combattono le mafie che non sono sommerse, ma sono visibili, a processo nelle aule giudiziarie dove finalmente la società civile vigila e partecipa: dal processo sulla trattativa Stato – mafia, ai processi che si stanno svolgendo in Emilia – Romagna contro la ‘ndrangheta e a Trapani contro il sistema di Messina Denaro.

L’antimafia oggi, protagonista di una nuova Resistenza, ha  uomini e mezzi per affermarsi senza bisogno di usare maschere. Ha le voci di tanti liberi giovani Liberi, le voci di tanti seri professionisti, donne e uomini che hanno messo in discussione il loro vivere di ogni giorno, scegliendo all’anonima normalità le sfide.

 

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Rino Giacalone

Giornalista siciliano, da tanti anni segue la cronaca nera e giudiziaria in particolare della provincia di Trapani, ed oggi è una delle firme dalla "periferia" per "Il Fatto Quotidiano". Ha seguito le più importanti inchieste sulla ricerca dei latitanti e del super latitante Matteo Messina Denaro nonché sulle connessioni tra la mafia, la politica e l'imprenditoria; ha seguito dandone resoconti inappuntabili i processi e da ultimo quello per il delitto del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, indagine questa rispetto alla quale è riconosciuto essere uno degli artefici delle sollecitazioni che hanno portato la Dda di Palermo a non archiviare le indagini. Attento osservatore della realtà siciliana e trapanese, si è spesso scontrato con la politica che a proposito di mafia ha sempre scelto profili bassi se non talvolta di deliberata connivenza. Perchè sostengo Libera Informazione? Perchè qui si trova la informazione libera e qui ogni giorno si continua a fare palestra di giornalismo con gli insegnamenti del direttore Roberto Morrione.

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