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Nicola Cosentino tra nuvole grigie e tegole

di Arnaldo Capezzuto il . L'analisi

Non è semplice. Il tempo passa e il carcere diventa sempre più duro per Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia, già deputato e coordinatore regionale del Pdl, recluso dal 15 marzo nel penitenziario di Secondigliano in una cella nel padiglione T1, quello riservato ai detenuti di alta sicurezza. Dopo il “no” secco pronunciato dal Tribunale del Riesame di Napoli che nei fatti ha respinto la richiesta di revoca degli arresti presentata da Agostino De Caro e Stefano Montone, legali dell’ex deputato altre nuvole grigie si addensato sulla testa di Nick ‘o mericano. Il 22 settembre 2010 la Camera dei Deputati aveva negato l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni che coinvolgevano Cosentino, facendo leva sull’immunità parlamentare. Il 6 giugno 2011 il Tribunale campano presentò ricorso alla Corte Costituzionale sollevando un conflitto di poteri. La sentenza appena depositata ha stabilito che è il giudice per le indagini preliminari a chiedere l’autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni o tabulati nei confronti di un parlamentare quando lo “ritenga necessario” e che tale valutazione spetta all’autorità giudiziaria richiedente – spiega la Consulta – “la richiesta di autorizzazione avanzata dal Gip del Tribunale di Napoli appare quindi conforme ai principi e ai criteri enunciati”.

Le intercettazioni telefoniche oggetto del conflitto, secondo il Gip, nel loro insieme “attestano contatti e frequentazioni” tra l’allora deputato Nicola Cosentino e “soggetti dei quali è stato accertato il contributo rilevante e consapevole prestato al clan dei casalesi e a sodalizi a questo collegati”, scrive la Corte, riportando stralci dell’istanza del giudice per le indagini preliminari. La sentenza, la numero 74, relatore il giudice Sabino Cassese, praticamente autorizza l’uso delle 46 intercettazioni telefoniche nel processo dell’ex parlamentare dipanando una volta per tutte il conflitto tra il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e la Camera. Passa il principio – quindi – che non spetta alla Camera negare, l’autorizzazione all’utilizzo richiesta dal Gip di Napoli quindi di conseguenza è stata annullata, la decisione dell’Aula. Oltre alle nuvole grigie sul capo di Cosentino cominciano a cadere delle tegole. Quando fu depennato dalla lista del Pdl per il criterio degli “impresentabili”, Nick ‘o mericano convocò – il 15 gennaio – una conferenza stampa in un albergo del lungomare dove attaccò a testa bassa i pentiti definendoli “camorristi schifosi che hanno da scontare ergastoli e puntano a salvare i propri patrimoni”. Appunto proprio per queste frasi Nicola Cosentino, rischia un nuovo processo per il reato di diffamazione a mezzo stampa. A querelarlo uno dei più importanti collaboratori di giustizia del clan Belforte di Marcianise, Michele Froncillo, che nell’esposto presentato il 22 gennaio 2013 scrive che è “diffamatorio e offensivo dire ad un collaboratore di giustizia camorrista schifoso” in quanto “il requisito preliminare per poter ottenere tale riconoscimento cui conseguono i benefici di legge è il sicuro accertamento del completo e definitivo distacco dalla criminalità organizzata”. “È diffamatoria – prosegue il pentito – anche l’attribuzione del fatto determinato dell’aver reso le dichiarazioni accusatorie nei confronti dell’onorevole Cosentino per salvaguardare il proprio patrimonio”. Intanto non si fermano i due processi dove l’ex parlamentare è imputato per i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e reimpiego di capitali illeciti e corruzione (Il principe e la scheda ballerina). E lunedì 22 aprile al Tribunale di Santa Maria Capuavetere da una località segreta è stato ascoltato in videoconferenza il pentito Gaetano Vassallo, stakeholder dei rifiuti per conto dei Casalesi.

“Nicola Cosentino era il politico di riferimento del clan nel settore dei rifiuti. Più di una volta l’ho incontrato quando era sottosegretario e coordinatore di Forza Italia presso la casa della madre a Casal di Principe. Gli appuntamenti me li dava il sabato, c’era una fila di persone in attesa di essere ricevute”. Vassallo ha aggiunto anche di essere andato una volta da Cosentino, (fratello di Michele ucciso nel 2008) che gli avrebbe “consegnato una busta gialla. Orsi mi disse che dentro c’erano 50 milioni di vecchie lire, ma io i soldi non li ho visti”

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Arnaldo Capezzuto

Sono solo un cronista. Pongo domande per capire. Se non mi rispondono, ripeto la stessa domanda. Racconto le cose che vedo. Rifletto sui fatti e li collego. La mia è la generazione del 1970. Vivo e lavoro a Napoli. Non mi sento a fortapàsc ma a volte ne vivo la sensazione. Sostengo il progetto di rete di Libera Informazione perché credo nelle parole di Paolo Borsellino :"Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene"

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