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Panama, paradisi fiscali e narcotraffico

di Piero Innocenti il . Internazionale

E’ almeno dagli anni Cinquanta che Panama è considerato dagli esperti il paradiso fiscale più antico e meglio organizzato fuori d’Europa. E’ sicuramente la base di numerose compagnie di facciata (nel 2011 erano iscritte a registro oltre 2500) a nome di stranieri che non hanno mai messo piede nel paese. Del resto, la parola “panama” viene comunemente intesa negli ambienti criminali come “impresa fittizia per evadere le imposte”. La sensazione che si prova, passeggiando per Panama, è che le numerose banche (ce ne sono almeno 130 di una cinquantina di paesi) “sovrastino” completamente la capitale e le istituzioni. Impossibile sradicare questa struttura. Non ci si riuscì neanche dopo l’invasione americana nel 1989 ( l’ottava dalla formazione di questo Stato, nel 1903) che pose fine alla dittatura del generale Noriega ( rientrato a Panama nel 2012 dove si trova ristretto in un carcere, dopo molti anni passati nelle carceri americane e francesi per narcotraffico e altri delitti). Toccò, quindi, al nuovo presidente Guillermo Endara dedicarsi alla ricostruzione del paese, riorganizzando, tra l’altro le forze di sicurezza e abolendo definitivamente, nel dicembre 1994, l’esercito. Il successore, Ernesto Perez Balladares, rimase coinvolto in una vicenda di finanziamento ricevuto per la sua campagna elettorale dai narcos colombiani di Cali con un assegno di 51mila dollari emesso da un’insospettabile banca per conto della Fuji Investement S.A. (impresa di barche per la pesca del tonno) di proprietà di Josè Castrillon Henao, esponente del cartello di Cali.

Questi, nel corso delle indagini sviluppate negli anni seguenti, risulterà proprietario di undici appartamenti di lusso nella capitale panamense e diverse imbarcazioni per trasportare cocaina dai porti di Panama e di Costarica. Nonostante una certa “effervescenza” legislativa per prevenire il lavaggio del denaro, iniziata una decina di anni fa ( con il presidente Mireya Moscoso), la realtà è che ancora oggi gran parte del denaro proveniente dal narcotraffico internazionale si concentra a Panama anche sotto forma di importanti investimenti e, quindi, anche per l’attuale presidente Ricardo Martinelli (di origini italiane) uno dei problemi principali resta il riciclaggio dei narcodollari, il traffico, lo spaccio e il consumo di droghe. I dati sui sequestri compiuti nel 2012 confermano che il paese è territorio di transito di droga che dal Sud defluisce verso il Nord e i paesi occidentali: 32,27 tonnellate di cocaina, 112,8 kg di eroina, 1,72 ton. di marjiuana, 1,87 ton. di crack. La costa del Centro America, peraltro, offre numerosi rifugi alle imbarcazioni che portano la droga e la popolazione locale ha tendenze ataviche al contrabbando e alla pirateria. Il porto di Colon è da anni un vero crocevia di traffici illeciti, con la cocaina che viene occultata all’interno dei container. Rilevante anche il trasporto di carichi di droga via fluviale sfruttando la navigabilità di almeno venti fiumi che sfociano, quasi tutti, nel golfo di Mosquitos. Attività di questo genere sono state riprese con mezzi aerei lungo il fiume Veraguas documentando il trasbordo di cocaina dai natanti sulle rive del corso d’acqua. Punti sensibili, sul piano del narcotraffico, della guerriglia e del contrabbando sono pure la selvaggia e inospitale regione del Darien, confine del Panama con la Colombia e la zona di Chiriquì, al confine con il Costarica, dove si registrano numerosi omicidi. Il panorama della criminalità è caratterizzato da bande giovanili (pandillas), da gruppi locali che assicurano la logistica e il trasporto di stupefacenti a gruppi latino-americani ed europei da tempo stanziali nel paese e con eccellenti rapporti collaborativi con i colombiani e i messicani.La riforma della giustizia penale è uno degli obiettivi prioritari del governo panamense e in questo senso sono attese importanti novità nei prossimi mesi anche per migliorare il sistema penitenziario ( drammatica la situazione nelle carceri) prevedendo sistemi alternativi alla detenzione ( si consideri che il tasso di carcerazione è di circa 350 detenuti per 100mila abitanti, il più alto di tutta l’America Latina). Mi pare importante, infine, sottolineare l’istituzione, avvenuta alcuni anni fa, del Procuratore Nazionale Antidroga, ufficio giudiziario che ha competenza  nazionale sui delitti del narcotraffico e che dovrebbe consentire ( il condizionale è d’obbligo perché la corruzione incombe sempre, come dimostrano le dimissioni, nel 2010, del Procuratore) un’azione coordinata e più efficace nel contrasto alla criminalità organizzata. Nel frattempo Panama continua ad essere la patria del segreto e della “confidencialidad bancaria” con grande soddisfazione di molti paesi, di politici corrotti e di molti delinquenti di alto livello.

 

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