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15 marzo, a Bari l’Italia che non dimentica

Di Roberto Morrione il . Dai territori, Puglia

La Giornata della Memoria di tutte le vittime delle mafie, che si svolge il 15 Marzo a Bari su iniziativa di Libera, è un appuntamento che ha in sé un solo significato e alcune domande. Il significato è chiaro : l’Italia non dimentica coloro che hanno perso la vita per mano della criminalità organizzata, in una guerra strisciante e quotidiana che ha colpito negli anni servitori dello Stato, magistrati, uomini delle forze di polizia, politici e amministratori, funzionari, imprenditori e tanti cittadini, testimoni o vittime casuali, che si sono solo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Non dimenticarli vuol dire dar loro un posto nella storia della nostra democrazia, trasmetterlo alle nuove generazioni, ma anche difendere i diritti dei loro cari, colpiti due volte, dagli assassini e dai loro mandanti, come dall’indifferenza e dalla burocrazia delle istituzioni. E insieme non dimenticare che lo Stato ha un enorme debito da pagare, perchè non è riuscito in due secoli a sconfiggere le condizioni in cui allignano e si espandono le mafie e perché troppo spesso non ha rivelato le trame, le coperture a ogni livello che hanno consentito una “mattanza” che non ha possibili paragoni con alcun paese non attraversato da conflitti armati.

Come ogni anno, l’appuntamento di Libera è nel primo giorno di Primavera, questa volta coincidente con il Venerdì Santo e per questo anticipato al 15 Marzo. Bari è stata scelta anche perché la Puglia ha avuto decine di morti nelle “guerre” della Sacra Corona Unita. Vittime di cui si è parlato troppo poco, come per i familiari di Michele Fazio e Gaetano Marchitella, uccisi per errore nel corso di conflitti a fuoco fra i clan, che non hanno accettato il risarcimento offerto dai mafiosi, per finanziare invece le fondazioni del reinserimento lavorativo per gli ex-detenuti…

Verranno dunque da tutt’Italia associazioni, organizzazioni della società civile, ragazzi, intere scuole, sindaci e amministrazioni pubbliche, riempiendo treni speciali e pullman di storie, testimonianze, attese, speranze, discussioni . E anche amarezze e disillusioni, che non bastano però ad annullare la passione, quando si avverte che la posta in gioco è altissima.

E per la prima volta ci saranno centinaia di ragazzi provenienti dall’Europa, perché Libera ha alzato il tiro e ha lavorato a costruire Flare (Freedom, Legality and Rights in Europe) un movimento che va dal Caucaso ai paesi dell’Est e del Centro Europa, ai Balcani, dovunque ci siano problemi di illegalità e di capitale sporco senza frontiere.

Qui emergono però gli interrogativi, intrisi del difficile confronto politico in corso. Proviamo dunque a farli nostri.

1 – Che fine faranno con l’interruzione traumatica della legislatura le leggi e i percorsi che erano già nell’agenda del governo e del parlamento? Parliamo di gestione dei beni sequestrati, di attacco ai meccanismi di riciclaggio, di testimoni di giustizia, di misure più incisive per lo scioglimento delle amministrazioni locali, di pulizia preventiva fra i candidati nei partiti, di norme contro il patteggiamento processuale allargato, oggi devastante.

2 – Perché nei programmi delle forze politiche, compreso quello dell’unica vera novità dello scenario politico italiano, il più rigoroso rifiuto del voto di scambio e la denuncia del sistema di contiguità e di complicità, non sono poste fra le questioni vitali per lo sviluppo del Paese, con impegni precisi, peraltro già in parte ipotizzati nella legislatura interrotta?

3 – Senza entrare nella inquietante immagine dello schieramento che annovera il creatore e principale beneficiario delle leggi “ad personam”, il consigliere del “principe” condannato per concorso in associazione mafiosa, l’ex ministro che vuole convivere con la mafia, perché chi ha invece ben altra credibilità e la responsabilità di una generale proposta di rinnovamento, ha proceduto “a pelle di leopardo” in tante zone del Meridione, accettando evidenti compromessi nelle candidature?

4 – Quale potrà essere il futuro del patrimonio di memoria e di conoscenza critica che solo l’informazione e il sistema massificato dei media può dare ai cittadini, se non si assumono precisi impegni per spezzare gli innumerevoli conflitti d’interesse che legano tanti pseudo-editori a corposi “comitati d’affari”? Per non parlare ovviamente della “madre di tutti i conflitti d’interesse”, nient’affatto separabile da quella generale deriva etica e culturale nella quale l’Italia regredisce e che, per le mafie di ogni tipo e a ogni livello, rappresenta ormai l’humus ideale.

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