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Nella casa del mafioso Virga, ora una foto di Rostagno

Rino Giacalone il . Dai territori, Sicilia

La palazzina non è più di «Cosa Nostra», semmai è «Casa Nostra». Basta cambiare una vocale per mutare il senso delle cose. Basta poco, anche se per questo poco sono dovuti trascorrere quasi 10 anni.

L’edificio a due piani si trova in territorio di Erice, si affaccia su due vie, quasi a volere guardare bene il territorio. Qui abitava il capo mafia Vincenzo Virga con i suoi familiari, la moglie, Francesca Sciuto, era titolare di una gioielleria, un negozio al piano terra. A Virga venne confiscato nel 1999, ma solo nel 2001 venne eseguito lo sfratto. Le chiavi della palazzina passarono dalle mani del funzionario del Demanio, Francesco Nasca (arrestato ad aprile scorso per le combutte che aveva con i mafiosi) a quelle dell’allora prefetto appena insediato Fulvio Sodano, per essere consegnate a padre Salvatore Lo Bue della comunità «Casa dei Giovani». Padre Lo Bue aveva cominciato ad arredare l’edificio quando dovette restituire le chiavi ancora al funzionario del Demanio Nasca andato a riprenderle. La procedura seguita, si disse, non era corretta e completarla sono occorsi ben sei anni ma nel frattempo quei pochi arredi sistemati sono spariti.

Ora si ricomincia e si torna a parlare della casa, dove padre Lo Bue ma non solo. C’è anche Mauro Rostagno. La foto del sociologo e giornalista ucciso 19 anni fa «è entrata prima di ogni altro nell’immobile » dice Gianni Di Malta referente della Saman. Il ricordo di Rostagno nella casa che fu di Vincenzo Virga, il capo mafia indagato per la sua uccisione: non è poca cosa quello che sta accadendo, la mafia restituisce il maltolto e in quella casa entra chi, con la Saman, continua l’opera di recupero ideata da Mauro Rostagno che da Virga sarebbe stato fatto uccidere per ragioni ancora non chiare. Il 17 dicembre si terrà l’inaugurazione del centro: vi avrà sede il «Cpd» – centro polifunzionale dipendenze – che fino al 2009 curerà un progetto inserito nell’ambito del piano di zona del distretto socio-sanitario, finanziato dai fondi nazionali delle politiche sociali e dall’assessorato regionale alla Famiglia.

Sarà realizzato un centro per l’emergenza abitativa, al piano terra avranno un loro punto di riferimento le associazioni, mentre dove c’era la gioielleria i Comuni di Erice e Valderice, con la «fondazione per il Sud», si occuperanno della lotta alla dispersione scolastica. Il progetto si chiamerà «Casa Nostra», così dovranno intenderla i ragazzi (che avranno a disposizione una ludoteca, una mediateca e dei punti internet) che verranno chiamati a raccolta, per prendersi ciò che la mafia costruì con i delitti ed il malaffare.

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