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Trasformare l’informazione in realtà praticata

Stefano Fantino il . Campania, Dai territori

«Ieri a Casal di Principe ho visto molti ragazzi volenterosi, che hanno voluto sfidare l’omertà e il costante “fatevi i fatti vostri” imperante in quelle zone». Nella sede delle Federazione Antiracket diretta da Tano Grasso Roberto Morrione dà così il via alla presentazione dell’Osservatorio sull’Informazione contro le Mafie. Dopo essere approdata in Campania con il seminario organizzato a Casal di Principe, Libera Informazione raggiunge il cuore della regione con l’incontro avvenuto il 23 novembre a Napoli. Un incontro rivolto ai giornalisti e agli operatori sociali sensibili ai temi dell’informazione sulla mafie, per creare un network utile al rilancio delle notizie locali.

A coordinare gli interventi Geppino Fiorenza, responsabile del centro di documentazione contro la camorra e referente locale di Libera, capace di sintetizzare in poche parole la necessità di un giornalismo sul tema della camorra piu efficace, più approfondito. Fiorenza cita le parole del magistrato Zincone che parlò di “metodo Siani come metodo da lui adottato nelle indagini”. Segno che le inchieste e il modo di lavorare del giovane cronista ucciso al Vomero nel 1985 sono ancora molto vivide nella memoria di Napoli. Presente all’apertura dei lavori anche Don Tonino Palmese, da anni impegnato per Libera in Campania: il suo intervento ha voluto sottolineare la necessità di evitare folklorismo e spettacolarizzazione parlando di un tema molto delicato come quello della camorra. Accanto a lui anche il presidente dell’ordine dei giornalisti Ottavio Lucarelli si è detto favorevole ad una iniziativa come quella di Libera Informazione, fornendo appoggio e sostegno.

L’incontro è entrato decisamente nel vivo con gli interventi di Tano Grasso e Amato Lamberti. Grasso ha mostrato grande attenzione alla nascita di questo progetto visto come un fondamentale mediatore che possa facilitare la comprensione di argomenti come le mafie, il racket, l’usura. Accettare dunque un confronto con un osservatorio che riesca a informare e a preservare l’incolumità di chi rimane al centro della notizia, con l’auspicio di un codice etico che permetta di facilitare l’informazione e tutelare le vittime, contemporaneamente.

Amato Lamberti ha saputo invece tratteggiare con tinte nette la situazione riguardante camorra, informazione e politica degli ultimi vent’anni, in costante bilico tra iniziative accorate e convicenti e la dura realtà del quotidiano. Animatore più di vent’anni fa dell’Osservatorio sulla Camorra, tuttora attivo, in seguito alle sue esperienze politiche Lamberti più volte con situazione radicalmente compromesse che spesso poco lasciavano alla speranza. Un solo aneddoto racconta il sociologo campano. Un comizio a Mondragone da lui tenuto in campagna elettorale. E una donna, madre di un latitante che dopo un prolungato silenzio si alzò per dire semplicemente: “Cosa sei venuto a fare qui? Lo sai che non prenderai nemmeno un voto”.

Una situazione di instabilità e speranza che ha dato il via a un fitto dibattito. Daniela De Crescenzo del Mattino, molto fiduciosa della scelta di Libera di usare un portale web, ammonisce i giornali di troppa omogeneità con il rischio di ignorare fatti importanti in nome di una guerra di vicinato con le testate concorrenti. Innescando un confronto serrato sul ruolo del cronista. Da rivalutare per Renato Rocco, dell’Unione Cronisti, ormai “inutile” per Maurizio Cerino del Mattino, che invece sottolinea la necessità di preservare e salvare una memoria storica per comprendere in che modo la camorra sia arrivata a configurarsi allo stato attuale.

Oltre alla deleteria competizione tra testate il cronista può essere messo in disparte a causa di limiti imposti dalla direzione stessa quando non da condizionamenti e minacce estene come sottolinea il giovane Arnaldo Capezzuto, vittima di minacce camorriste. Ma la puntualità degli interventi al seminario e la partecipazione costante di molti giornalisti di lungo corso indica la volontà di proseguire e di utilizzare Libera Informazione come utile megafono. “Per evitare la spettacolarizzazione e trasformare l’informazione in realtà praticata”, come ha sottolineata la giovane Chiara Marasca, del Corriere del Mezzogiorno.

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