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Pisa, l’edicola e il ripristino della Lega(lità)

Francesco Donnici il . Toscana

Edicola oggi“Ripristino della legalità in corso”. Era la metà del 2013 e alle porte di Borgo Stretto, a Pisa, c’era questa scritta su un cartello affisso vicino ad una saracinesca abbassata.

A luglio il Tribunale di Reggio Calabria aveva disposto il sequestro dei beni appartenenti ad un boss messinese di Cosa Nostra. Tra questi c’era un’Edicola. Un piccolo chiosco mimetizzato nel viavai del centro, veniva utilizzato come punto di spaccio. Un luogo di scambio e informazione era diventato una spina nel fianco dell’intera città, abbastanza grande da provocare un’emorragia nell’economia legale.

Nel giro di pochi mesi, tra settembre 2013 ed aprile 2014, l’edicola passa in confisca definitiva. Sul binario parallelo arriva la condanna a 20 anni di Orlando Giordano Galati che nel frattempo cercherà di riprendersi quell’edicola, ma con scarsi risultati. Non tanto per il valore del bene in sé, ma per evitare che finisse in mano d’altri.

E proprio dai giornali che quel chiosco avrebbe dovuto vendere, si apprende della mobilitazione di una serie di associazioni per restituire il bene alla comunità.

Siamo al 14 maggio 2014. Quella saracinesca viene rialzata lasciando spazio ad un altro cartello, con un’altra scritta: “dal bene al Bene”. Queste parole bastavano per capire che quel bene, in realtà, era un affare di tutti. Apparteneva a quelle associazioni; ai lavoratori che avrebbero avuto una nuova opportunità a discapito dei loro svantaggi; ad un gruppo di ragazzi decisi a sorvegliare la città nel nome di Giancarlo Siani affinché un’edicola servisse ad informare, una pizzeria potesse essere luogo di convivio e non ci fossero altri formicai di criminalità.

“Per chi può disporre di alcune navi per il contrabbando di sigarette non è difficile controllare anche il mercato della droga” – scriveva proprio Giancarlo Siani  il 10 giugno 1985 – come non lo è per chi può permettersi di possedere un’edicola comprata con soldi sporchi e mantenuta riciclandoli.

Difficile può essere, per una cooperativa come l’Acli per impegno sociale, prendere un bene con un buco di bilancio fin troppo grande e – pur consapevole delle conseguenze – cercare di ripianarlo. Difficile può essere dedicarsi con gratuità e cuore a costruire una società più giusta, pur sapendo che il “sacrificio” potrebbe non bastare. Difficile è non sentirsi vinti o disincantati di fronte a tutto ciò.

E tuttavia si fa, perché nessuno ha mai detto che sarebbe stato semplice. Per queste stesse difficoltà, ai principi di marzo 2018, l’edicola “i Saperi della legalità” di Pisa viene chiusa e l’azienda messa in liquidazione. Di contro, per queste stesse speranze, viene presentato un nuovo progetto di riutilizzo di quel bene, affinché tutti potessimo ancora avere memoria dell’impegno di chi ci ha preceduti e lasciare una traccia a chi ci succederà.

L’idea è quella di plasmare un nuovo essere che possa avere la voce di una radio universitaria; scrivere e leggere parole sulle colonne di una stampa indipendente; indossare il volto delle persone che ogni giorno prestano il loro impegno senza condizioni; nutrirsi dei sogni di un’intera comunità.

Il progetto è stato accolto da tutte le forze politiche, prima e durante la campagna elettorale: il periodo delle promesse per antonomasia.

Poi il silenzio e l’insorgere di una serie di difficoltà che parrebbero condurre alla volontà di rimuovere quel bene e ciò che rappresenta. Nessun progetto sociale – dicono – in ossequio al pubblico decoro. Ma così non può essere.

Nel pieno centro di Pisa, ancora oggi, resiste una macchia di colore. Un pugno nell’occhio, una forma di contrasto, – chiamatelo come vi pare – per me, un esempio di vita dinamico e imperfetto.

Ci stiamo abituando ad un tempo grigio, come grigio è il cinismo che lo contraddistingue. È questo il tempo dove la memoria si accorcia, come si accorciano le parole e scoloriscono le promesse. Cadono le ultime quattro lettere della parola legalità e con esse qualsiasi significato.

Troppe volte mi sto sentendo in difetto a pronunciare il termine legalità, spesso accostato a qualcosa di inumano. Per questo sento il bisogno di macchie di colore su uno sfondo grigio. Per ricordare e non sentirmi in difetto.

E ricordando mi chiedo come possa questa legalità più corta e priva di memoria non necessitare di un simbolo della lotta alle mafie.

Mi chiedo se per la città di Pisa e molte altre, parole come quelle di Giancarlo Siani o tutte le altre vittime innocenti siano diventate “indecorose” perché non fanno più notizia. Mi chiedo come possano invece far notizia le parole di chi sceglie il nostro nemico per distrarci da altre mancanze.

Ripristinare la legalità significa tornare a riempirla del suo vero significato fatto di tante macchie di colore mescolate tra loro e della memoria che non può essere rimpiazzata da uno spazio vuoto – e più “decoroso” – ma ha bisogno di essere riempita e curata, domani ancor più di ieri.

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