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Processo Pesci, chiesti oltre 200 anni per la ‘ndrangheta del Nord

Giuseppe Giuffrida* il . Lombardia

mantova

Siamo a quasi 60 udienze, 58 per l’esattezza.

Altre ce ne saranno. Le difese, le eventuali (quasi certe) repliche dei pm e ancora dei difensori. E poi la sentenza verrà scritta.

Ma noi siamo certi della bontà dell’imponente quadro probatorio acquisito dei Pubblici Ministeri e portato alla conoscenza del Tribunale di Mantova, in trasferta, ospite del Palazzo di Giustizia di Brescia sia per le necessità connesse alle video conferenze con imputati detenuti al 41 bis, che per l’assenza dei necessari apparati tecnologici non presenti nella sede mantovana.

Ed è un peccato, e lo diremo dopo.

L’indagine “Pesci” si sviluppa attorno al tema della capillare diffusione criminale delle strutture di ‘ndrangheta nei territori del centro-nord d’Italia: l’Emilia Romagna, ed il territorio immediatamente di confine, la bassa Lombardia, il cremonese, il mantovano. Terre già da tempo note alle indagini delle DDA del nord, del centro e del sud, isole comprese.

Questa volta, ancora una volta, si sviluppa una sinergia efficace fra la DDA di Bologna (indagine Aemilia), la DDA Catanzaro (indagine Kyterion) e quella di Brescia (indagine Pesci), sempre puntualmente coordinate dalla Direzione Nazionale Antimafia.

L’attenzione di investigatori e magistrati si rivolge ai “cutresi”, alla “famiglia” capeggiata da Nicolino Grande Aracri, ospite delle patrie galere in regime di 41 bis. Il focus punta alle strutture collegate nel cremonese e nel mantovano.

Lo scenario: imprenditori taglieggiati, svuotati delle proprietà. E della dignità.

Qualcuno parla, inizia l’indagine, si sviluppa, svela anche il vergognoso intreccio con la politica, quella sporca, a tutti i livelli, locale e nazionale.

La capacità mafiosa espressa in tutta la sua forza intimidatrice, portata dalla perfetta conoscenza in quei territori, della fama criminale degli accoliti. Omicidi, incendi, estorsioni. Tutto in perfetta regola.

I riscontri sono immensi, dettagliati, scandagliati, dimostrati.

Intercettazioni telefoniche ed ambientali. Dichiarazioni riscontrate di collaboratori di giustizia. 58 udienze. Altre ancora, poche.

L’imponente requisitoria e le richieste dei pm della DDA di Brescia, Claudia Moregola e Paolo Savio, che giungono nella tarda serata di un lunedì di luglio, sono inequivocabili: oltre 200 anni di reclusione, per organizzatori, promotori, esecutori e fiancheggiatori.

LIBERA si è costituita parte civile ed è stata ancora una volta riconosciuto il ruolo di rappresentanza delle libere coscienze di chi resiste operando con convinzione nei percorsi di sensibilizzazione ed accompagnamento al rispetto dei processi democratici.

Una costituzione di parte civile in difesa anche, ed è stato detto da Enza Rando, dei calabresi onesti. Dei cutresi, di chi ritiene infangato il nome e la dolcezza delle splendide terre di Calabria.

C’era ancora tanto altro. Il G.I.P. stralciò una delle pagine più significative dell’indagine: i rapporti con la pubblica amministrazione e le azioni di corruttele poste in essere ai più alti livelli: rappresentanti dello Stato che offendono e vilipendono l’art. 54 della Costituzione.

Il tentativo della ridefinizione, quasi l’annullamento, del vincolo paesaggistico ambientale sulle terre del basso lago di Mantova, preso di mira per una enorme speculazione edilizia sulle magnifiche sponde. “Lago Castello” complesso residenziale con villini di gran lusso, per pochi eletti. Di fronte al Palazzo Ducale.

“Se ne deve occupare Roma”, sentenziò il Gip.

E così Mantova si è vista sottrarre la conoscenza delle azioni, degli attori, degli interpreti della più clamorosa offesa al mandato elettorale. Attori delle più alte cariche dello Stato, asserviti agli interessi speculativi più biechi.

La sceneggiatura di un film già visto, purtroppo. E non solo al cinema o in televisione.

Ma il processo alla struttura criminale, quello relativo alla associazione di stampo mafioso e ai fatti che ha generato, si è celebrato e ha visto l’analisi attenta di ogni atto, circostanza, contesto e conseguenza.

Siamo certi di una conclusione che darà positivo riscontro alla coraggiosa e generosa fatica fatta dagli investigatori, in primis i Carabinieri di Mantova e dai Magistrati della DDA di Brescia.

E sarà scritta un’altra pagina, una pagina di Giustizia, nel nome del Popolo italiano.

*Referente Libera Brescia

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