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Stefano Rodotà a Contromafie: Dignità e lavoro al centro di una vera azione antimafia nel Paese

di Marco Ronci il . Lazio

Dopo una mattinata intensa, Contromafie riparte nel pomeriggio.  E lo fa con  Stefano Rodotà. “Tra le parole che propone Contromafie, non compare dignità – commenta Rodotà. Questa è presente però nella nostra costituzione, precisamente nell’articolo 36,:”[…] la retribuzione deve garantire una vita libera e dignitosa”. Come è stato possibile che il lavoro e la dignità, in questo periodo di crisi, si siano allontanate così tanto?”. Il discorso del professore è incentrato proprio sul rapporto intrinseco tra la dignità e la mancanza del lavoro, della libertà. “Io non sono considerato come gli altri, io sono discriminato -spiega. Questo è l’esempio di una persona che ha perso la propria dignità. Ciò che accade a Castel Volturno, a Rosarno, intere aree del paese dove il lavoro è come la schiavitù, dove chi comanda è il potere criminale. La mancanza dello Stato ha fatto nascere una cultura, in realtà molto antica, del padrone  proprietario del corpo dei propri lavoratori. Dov’è la politica ? Dove sono le istituzioni ?”.  Stefano Rodotà ha riassunto la situazione non solo dell’Italia, ma del mondo intero, dove un sistema economico, affiancato dalle organizzazioni criminali, sta distruggendo la società, con tutti i suoi diritti. A salutarlo un lunghissimo applauso al termine del suo intervento.

Legati da un filo, i due interventi, rispettivamente del giornalista Giovanni Tizian e di Daniela Marcone, familiare di vittima delle mafie, hanno sottolineato l’importante dell’azione della società civile nella lotta alla corruzione, al potere mafioso. “I mafiosi hanno paura dell’azione dei giornalisti  tanto e forse più dell’azione della magistratura” ha precisato il giornalista  Tizian, spiegando che la condanna sociale ha un peso forte per gli interessi mafiosi quanto quella penale. Una condanna che con la denuncia aveva portato avanti anche Francesco Marcone, papà di Daniela, che nel  1995 a Foggia, si è opposto alle logiche mafiose pagando poi la sua onestà con la vita. “ Non è possibile che, in un Paese che si definisce civile, chi vuole giustizia debba richiederla con forza. Grazie al lavoro di Libera qualcosa sta cambiando ma sono ancora troppe le storie senza una verità chiara”. Concludendo, Daniela Marcone si è rivolta alle autorità per chiedere l’istituzione di una Giornata nazionale per le vittime della mafia, proprio per riconoscere lo stesso valore a tutti quegli uomini e donne uccise dalle organizzazioni criminali.

Chi sicuramente vive ogni giorno, non solo la mafia, ma l’incubo dell’ isolamento e delle difficoltà nell’accoglienza  è Giusi Nicolini, il sindaco di Lampedusa. Il suo intervento, interrotto più volte dagli applausi, ha messo puntato il dito sull’assenza di legalità che finisce per non garantire in uno Stato civile, la normale lotta alla corruzione”.  Come posso affrontare i problemi che ha una terra di frontiera come Lampedusa, se non posso assumere un tecnico senza il rischio di una infiltrazione mafiosa?”.

Il primo giorno degli Stati generali dell’antimafia 2014  si è concluso con gli interventi del ministro Poletti e del presidente dell’Alce nero Lucio Cavazzoni, che hanno parlato della riforma del mondo del lavoro e dell’importanza di una agricoltura sana, biologica e lontana dalle mafie. Il giorno successivo si terranno a Roma 30 seminari tematici per elaborare analisi e preposte che porteranno poi il 26 ottobre all’Auditorium alla stesura del Manifesto di Contromafie.

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