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Modena, busta con proiettili inviata al Cna

Di Gaetano Liardo il . Emilia-Romagna

Tre proiettili e un messaggio chiaramente intimidatorio. Destinatari: Cinzia Franchini, presidente provinciale e nazionale del Cna-Fita, e Mirko Vitale, responsabile del Cna-Fita di Modena. Un avvertimento all’associazione di categoria degli autotrasportatori, di cui si sta occupando la Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Nelle settimane precedenti, denuncia il Cna modenese, telefonate anonime e manifesti offensivi hanno allertato i due responsabili modenesi. Lo scorso mercoledì sono arrivati i proiettili. Una situazione allarmante a Modena che, con la vicina Reggio Emilia, vede forti interessi della ‘ndrangheta calabrese nel settore degli autotrasporti.

Proprio per far fronte a questa minaccia il Cna-Fita, sia a livello provinciale che nazionale, ha deciso lo scorso gennaio di non aderire alle proteste e ai fermi del movimento dei forconi, partito in Sicilia e subito estesosi in tutta Italia. Una decisione, si legge in una nota della Cna, fatta nell’interesse della categoria. «E’ noto che Fita – si legge – si è schierata sia contro la rivolta dei forconi, sia contro il fermo veicoli, nel segno di un dialogo con il governo che ha portato a risultati importanti come la possibilità di richiedere anticipatamente il rimborso delle accise sui carburanti». Una protesta, quella dei blocchi delle autostrade che ha visto un ruolo, non marginale, da parte dei gruppi criminali. Non solo al Sud, anche in Emilia-Romagna le cosche hanno soffiato sul fuoco della protesta.

A gennaio Vito Foderà, inviato di “Piazza Pulita” la trasmissione di approfondimento di La7, ha “intervistato” alcuni trasportatori in picchetto al casello di Reggio Emilia. I camionisti non hanno lesinato minacce, pur senza nominarlo direttamente, nei confronti di Enrico Bini, presidente della Camera di commercio reggiana e presidente di una ditta di autotrasporto, che ha impresso una forte spinta nel contrasto alle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e produttivo di Reggio Emilia. L’ente camerale reggiano, proprio sulla spinta di Bini ha firmato un protocollo della legalità con le Camere di commercio di Modena, Crotone e Caltanissetta. Da queste ultime due province, e in modo particolare dal crotonese, provengono i clan che hanno piantato solide radici a cavallo tra Modena e Reggio Emilia. Cinzia Franchini, la presidentessa provinciale e nazionale del Cna-Fita, figura tra l’altro anche tra i consiglieri della Camera di commercio modenese, l’ente camerale che ha promosso con Reggio Emilia i protocolli di legalità. Una situazione allarmante, ma che non trova isolati i due rappresentanti del Cna.

Il presidente provinciale del Cna di Modena Lugi Mai, in una nota stampa, ha espresso la sua solidarietà nei confronti di Vitale e Franchini, affermando che: «Ovviamente non conosciamo l’origine di questo episodio sul quale stanno indagando gli uffici competenti, ma quel che è certo è che non sarà questa vicenda – ha sottolineato – a fermare il nostro impegno sul fronte della tutela delle imprese e della lotta alle infiltrazioni malavitose, attività perseguita con senso di responsabilità in un contesto economico e sociale particolarmente difficile».

Il 2012 per Modena si presenta come un anno difficile sul piano della presenza mafiosa in città. Lo scorso gennaio è stata resa nota la notizia della scorta affidata al giornalista Giovanni Tizian, cronista de “La Gazzetta di Modena”, impegnato nel descrivere l’avanzata della ‘ndrangheta in tutta la regione. Tuttavia, Modena, così come la vicina Reggio Emilia, hanno dei solidi anticorpi nel mondo dell’associazionismo e nella società in generale. Dal gennaio del 2011 il Comitato unitario delle professioni (Cup) di Modena ha adottato un codice etico per gli iscritti a tutti gli ordini professionali della provincia. Il Codice, tra i primi esempi in Italia, prevede la radiazione degli iscritti che hanno subito condanne per mafia, ma anche sanzioni nei confronti di chi ha processi in corso. Un modo importante per prosciugare la filiera delle collusioni dei colletti bianchi al servizio dei boss. Dallo scorso gennaio, inoltre, il ministero dell’Interno ha ufficializzato l’apertura di una sede staccata della Dia a Bologna, per potenziare le inchieste contro le mafie in Emilia-Romagna.

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