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Lazio: ‘ndrangheta, colletti bianchi ed appalti pubblici

Di Mirko Macaro il . Lazio

Il 61enne imprenditore, che ha fatto parte dell’amministrazione locale spazzata via dalla maxi-inchiesta dell’Antimafia capitolina denominata “Damasco”, incentrata sulle infiltrazioni malavitose nel tessuto politico-economico della cittadina pontina, era stato arrestato nel marzo scorso al culmine dell’operazione “Scacco matto”, condotta dalla Dda di Reggio Calabria. Legata agli affari del clan Longo, tra quelli egemoni nella Piana di Gioia Tauro, portò in carcere ben 35 persone. Tra le quali proprio l’ex presidente della Commissione Lavori pubblici del Comune di Fondi e suo cognato, l’ingegner Francesco Palermo, quest’ultimo scarcerato a circa un mese dal blitz.

Nello specifico, Ciccarelli e Palermo finirono in manette perché ai vertici della “Gival srl”, società di Fondi capitata sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori dell’Antimafia perché fortemente sospettata di aver consentito alla cosca dei Longo di penetrare negli appalti pubblici vinti a quelle latitudini. Esempio emblematico del sistema ipotizzato dai magistrati, con le indagini corredate anche da intercettazioni telefoniche e ambientali, la ristrutturazione del polo scolastico “Renda” di Polistena, stando alle ricostruzioni, i lavori erano finiti per intero in subappalto a ditte tutte riconducibili alla succitata ‘ndrina. Da qui, l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Che ora sembra scricchiolare: dopo l’ingegnere, nel tardo pomeriggio di mercoledì è stata la volta dell’uscita dal carcere del geometra Ciccarelli. Decisive, per lui, le oltre due ore di interrogatorio-fiume a cui era stato sottoposto nei giorni scorsi, a Rebibbia, da parte del sostituto procuratore della Dda Marco Colamonaci, interrogatorio durante cui sarebbe riuscito a chiarire la propria posizione. Ne è conseguita, dietro parere favorevole del gip calabrese Tommasina Cotroneo, la cessazione di ogni misura cautelare. Quello dell’operazione “Scacco matto” non è il primo incidente di percorso, per il 61enne fondano, noto per essere un vero e proprio esperto di cantieri, spaziando dalle cave alle costruzioni private, fino agli appalti per le opere pubbliche.

Nel luglio del 2008 viene difatti condannato a due anni per l’emissione di false fatture tra la “Cavin”, che a Fondi è proprietaria di una cava, e la già nominata “Gival”: è poi assolto dalla Corte di Appello di Roma. Sempre nello stesso anno, parte del sito estrattivo della “Cavin”, società di famiglia di Ciccarelli, viene sequestrata per alcune irregolarità nello stoccaggio dei rifiuti: il provvedimento ha comunque vita breve. Disavventure personali che si sommano e a volte sovrappongono a quelle inerenti la sfera politica, con una carriera iniziata negli anni Settanta con la Dc (per un periodo è anche stato vicesindaco) e poi, dopo una pausa, continuata dapprima nelle file di Forza Italia e poi in quelle del Pdl: Ciccarelli era parte integrante dell’amministrazione di Fondi finita nell’occhio del ciclone per presunte infiltrazioni mafiose. Il geometra figura infatti in un passaggio della corposa relazione stilata dall’allora prefetto di Latina Bruno Frattasi, il quale evidenziava come le attività del Ciccarelli politico e del Ciccarelli imprenditore si siano a volte sfiorate, se non addirittura sovrapposte: nel periodo in cui siede ancora saldamente in consiglio comunale, la sua “Gival” è una delle due ditte chiamate dal Comune ad operare gli abbattimenti dell’ecomostro dell’Isola dei Ciurli, pure questi oggetto di indagine. A suo modo, un perseguitato.

Per la cronaca, il 61enne rassegnerà le proprie dimissioni dalla carica di consigliere nel 2009. In ogni modo prima dei suoi ex colleghi, che si auto-liquidarono a poche ore dalla decisione del ministro Maroni sullo scioglimento del Consiglio comunale, vicenda tanto nota quanto aspramente discussa e criticata a livello nazionale.

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