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Riprese nel sud pontino le ricerche di vittima di lupara bianca

Di Elena Ganelli il . Lazio

Si sono fermate soltanto per alcune settimane le ricerche del corpo di Rosari Cunto, l’uomo misteriosamente scomparso nel nulla nel 1990. Da qualche  giorno infatti le ruspe hanno ripreso a scavare alla periferia di Santi Cosma e Damiano, Comune della provincia di Latina ai confini con Caserta, teatro della mai chiarita sparizione. Secondo le dichiarazioni rese alcuni mesi fa da un pentito ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma Cunto, operaio sancosimese, fu vittima di un caso di “lupara bianca”, ucciso e poi  seppellito probabilmente per ordine di Ettore Mendico, all’epoca braccio armato nel sud pontino della costola dei Casalesi che faceva riferimento al boss di Baia Domizia Alberto Benduce. 
L’uomo, secondo quanto emerso nel corso del processo “Anni 90” sarebbe stato ucciso e proprio per quell’omicidio, oltre che per quello dell’imprenditore Giovanni Santonicola, il boss del casalesi tuttora latitante
Michele Zagaria è stato condannato sia in primo grado che in appello all’ergastolo. L’inchiesta in questione è stata riaperta dalla Dda di Roma proprio in seguito ad alcune rivelazioni di un collaboratore di giustizia e ai nuovi elementi emersi dal suo racconto: è stato lui  raccontare agli investigatori dell’uccisione di Rosario Cunto nell’aprile 1990 indicando il luogo dove  sarebbe stato seppellito il suo corpo insieme all’arsenale di armi del gruppo di Mendico.  
Così, nonostante le prime ricerche svoltesi a giugno non abbiano dato i risultati sperati, da qualche giorno le ruspe sono tornate a scavare,  questa volta nella pineta di Campoluongo, sotto il coordinamento dei carabinieri del Nucleo investigativo di Latina nel tentativo di scrivere la parola fine ad un giallo che dura ormai da oltre venti anni.

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