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Strage di Cecchina,si sospettano legami con l’omicidio di Angelo Vassallo

Di Antonio Turri il . Campania, Lazio

C’è anche la vigilessa di Albano Ausonia Pisani, tra i  presunti killer della strage di Cecchina, avvenuta il 29  maggio scorso nella piccola località alle porte della  Capitale. La Pisani, 43 anni, è originaria di Pollica (Sa)  ed è figlia di un generale dei Carabinieri in pensione, con una sorella Questore ed un fratello ufficiale della Guardia di Finanza. I Carabinieri di Roma hanno arrestato, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia, anche il compagno della Pisani Sante Fragalà, il cui fratello fu assassinato nel 2006 a Pomezia, e Agatino Mascali, nipote di un boss siciliano, collaboratore di giustizia. L’accusa per i tre è di duplice omicidio per aver assassinato, in una villa di Cecchina a colpi di pistola, il 43enne Fabio Giorgi e il marocchino Rabii Baridi di 37 anni. 

Nel corso dell’irruzione i killer tentarono di uccidere  anche gli altri ospiti della villa intenti, probabilmente, a  tenere un summit finalizzato alla spartizione del mercato  delle droghe nella vasta area della provincia romana dei  Colli Albani e del litorale laziale, una tra le piazze più  importanti e remunerative d’Italia per tali traffici.  Nell’agguato, in tipico stile mafioso, furono esplosi dagli  assassini almeno dieci proiettili calibro 7.65. Fabio Giorgi fu colpito al cuore, il Baridi venne ucciso con un colpo in testa sparato a bruciapelo. I due feriti vennero colpiti al ventre. Le indagini seguirono da subito la pista del traffico di sostanze stupefacenti essendo i protagonisti della vicenda, secondo gli investigatori dell’Arma, legati a quell’ambiente criminale. Dalle indagini in corso starebbero però emergendo particolari che legherebbero la strage di Cecchina all’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo.

E’ ancora presto per dirlo, gli inquirenti mantengono  sull’esito degli accertamenti un riserbo assoluto. Sono,  comunque per ovvi motivi, fatti inquietanti l’arresto e le  accuse mosse ad Ausonia Pisani, figlia del generale dei  carabinieri in pensione Domenico Pisani. Ha destato grande scalpore l’arresto della Pisani e del suo presunto compagno, Sante Fragalá, esponente di un clan laziale legato, a dire degli  inquirenti, a cosche catanesi. La famiglia del generale Domenico Pisani è originaria di  Pollica e precisamente della frazione di Cannicchio. Il nome del generale si fece quando vennero ascoltati molti cittadini di Pollica per cercare di ricostruire l’ambiente nel quale era maturato il delitto del sindaco. 

Gli investigatori della Dda campana si domandarono da subito quali fossero le persone con le quali Angelo Vassallo aveva avuto contrasti o motivi di rancore. I capi delle due Procure interessate alle due vicende, Capaldo e Ruberti, non autorizzano a collegamenti tra i due fatti delittuosi ma le indiscrezioni, non solo giornalistiche, prendono spunto delle dichiarazioni rilasciate qualche ora dopo il delitto di Pollica da un fratello del sindaco, Claudio Vassallo, che affermò ai cronisti del luogo: «Mio fratello prima di essere ammazzato mi disse che dei personaggi delle forze dell’ordine erano in combutta con personaggi poco raccomandabili». 

L’inchiesta della magistratura tenderebbe ad accertare i  livelli dei contrasti eventuali sorti tra il generale Pisani e il sindaco ambientalista di Pollica Angelo Vassallo che,  sembra, rifiutò e contrastò il rilascio di alcune licenze per l’apertura di uno stabilimento balneare a cui pare fosse interessato lo stesso Pisani ed alcuni suoi soci. Illazioni al momento che dovranno, comunque, essere vagliate dagli inquirenti affinchè nessuna ombra resti nella intricata vicenda. Va da sé che l’Arma dei carabinieri, così come la magistratura romana, hanno ben operato arrestando gli  esponenti di quella che sembrerebbe essere una cosca laziale gemmata da clan catanesi. I tre avrebbero stabilito il fulcro dei propri affari criminali nell’area al confine tra il Lazio e la Campania, estendendo la loro influenza sui Colli Albani in provincia di Roma. In quel vasto territorio del Lazio che lambisce ampie zone della Capitale, si sono concentrati da anni anche gli interessi dei clan dei casalesi, di alcune invasive ‘ndrine calabresi e delle mafie autoctone o mafie da contaminazione.

I carabinieri, anche in questa vicenda, hanno dimostrato di non fare sconti ad alcuno. La strage di Cecchina è la preoccupante conferma che la pax mafiosa a Roma e nella sua regione è legata ad un filo sottile e che le mattanze per i regolamenti dei conti tra clan sono sempre più frequenti e possibili.

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