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Polistena, operazione Scacco Matto

Di Gaetano Liardo il . Calabria, Lazio

Nuova importante operazione contro la ‘ndrangheta. Nel mirino degli inquirenti è finita la cosca Longo di Polistena. Gli uomini della Squadra Mobile di Reggio Calabria, del Commissariato di Polistena coordinati dal Servizio centrale operativo della Polizia, hanno fermato 35 persone. L’accusa, formulata dalla Dda di Reggio Calabria è di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, danneggiamenti, infiltrazione negli appalti pubblici e nelle attività economiche. Beni per il valore di 30 milioni di euro sono stati confiscati tra la Calabria e il Lazio. Due ville residenziali e 13 ditte tra Polistena, Fondi e Roma. Tra gli arrestati anche un ex consigliere comunale di Fondi, il comune del sud – Pontino che il Consiglio dei ministri ha deciso di non sciogliere per infiltrazioni mafiose. La cosca Longo di Polistena, cittadina della provincia di Reggio Calabria nella Piana di Gioia Tauro, ha subito un duro colpo.

Non è il primo. Le attività dei Longo sono monitorate dagli inquirenti in altre due importanti operazioni: Crimine e Crimine 2. In entrambe le indagini, che hanno fotografato la struttura delle cosche sia in Calabria che nel resto d’Italia e all’estero, ampio spazio è stato dato alla Società di Polistena. Innanzitutto la Società è quella struttura della ‘ndrangheta in cui sono presenti sia la Società Minore che quella Maggiore. Quest’ultima è quella che vanta legami con il mondo politico- istituzionale, capaci di influire pesantemente nella realtà dove opera. E’, cioè, un’articolazione importante nel territorio. A Polistena il capo Società è Vincenzo Longo.

I magistrati reggini, nell’ordinanza Crimine 2 dello scorso 8 marzo, descrivono Longo come: «Capo e organizzatore; con compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie; in particolare, dirigendo e organizzando il sodalizio, assumendo le decisioni più rilevanti, impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a lui subordinati, decidendo e partecipando ai riti di affiliazione, curando rapporti con le altre articolazioni dell’associazione, dirimendo contrasti interni ed esterni alla locale di appartenenza».

In realtà a guidare la Società di Polistena doveva essere un altro Longo, Giovanni per l’esattezza. Cugino di Vincenzo, è stato ucciso in un agguato, lasciando libero l’incarico. Vincenzo Longo, tuttavia, non gode di una buona stima da parte degli altri boss calabresi. Ad iniziare da Domenicco “Mico” Oppedisano, capo Crimine della Provincia, ovvero una sorta di capo dei capi della ‘ndrangheta. Intercettato dagli inquirenti nel corso di una conversazione con il boss Nicola Gattuso, don Mico descrive Longo come uno che:  «Vuole comandare tutte cose lui», mentre: «Non è così in una Società non è così». Talmente stringente è il controllo che Longo impone sulla società che i due boss, conversando tra loro, sottolineavano i problemi esistenti a Polistena.

Scrivono i magistrati che: «OPPEDISANO Domenico criticava il LONGO, evidenziando che a causa delle sue manie di comando aveva litigato con tutti e GATTUSO Nicola precisava “pure con i suoi parenti”». Continuando nella stessa conversazione don Mico sottolineava che: «Tutto quello che ha gliel’ho dato io». Riferendosi alle cariche che il boss di Polistena ha ricevuto nel corso del tempo. L’operazione di oggi si collega nel solco di una vastissima opera di contrasto alla ‘ndrangheta. Quella di oggi è l’ennesima sfilza di arresti contro la criminalità calabrese. Crimine 2, Imelda, Reggio Sud, Redux – Caposaldo e quella di oggi. Cinque operazioni in poco più di una settimana. Oltre un centinaio di boss arrestati, beni sequestrati per svariati milioni di euro.

Individuate le ramificazioni delle ‘ndrine in Lombardia, Liguria, Lazio, Germania, Canada, Australia. Una holding mondiale del crimine organizzato capace di infiltrare e colonizzare interi territori, riproponendo il modus operandi proprio delle ‘ndrine in Calabria. Un situazione preoccupante che gli arresti, da soli, riescono soltanto a scalfire.

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