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L’addio a Mascia e l’ira dei sindacati

Di Stefano Fantino il . Liguria

Da un paio di giorni Raffaele Mascia non è più capo della squadra mobile di Imperia. Rimane in sella,
per ora, il questore Luigi Mauriello, ritenuto responsabile del
trasferimento di Mascia, capo della mobile imperiese, molto attento,
da anni, a non sottovalutare il problema dell’infiltrazione delle
mafie in Liguria. Un ambito che le recenti notizie di cronaca non
permettono più di ignorare. Una volta erano gli stabilimenti
balneari e i bar a bruciare. A grappoli, talvolta, falò nella notte
tanto vistosi quanto “facilmente”, per alcuni, derubricabili come
ennesimo corto circuito. Ora la situazione si è un po’ più
complicata: la commissione ispettiva a Bordighera, gli arresti, le
inchieste che vedono, a livello locale e regionale, sempre più
compromessi i salotti della politica non possono che far ritenere
quello della criminalità organizzata di tipo mafioso, il problema
principale di questo scorcio di Liguria.

Ponente? Nulla da segnalare

La
contrapposizione tra Mascia e Mauriello si giocava anche su questo. Il
questore nelle sortite pubbliche aveva spesso minimizzato il problema,
ritenendo che la priorità, per la provincia di Imperia, fosse quella
dell’immigrazione clandestina. Una provincia sana del nord, senza
particolari problemi. Un’analisi che Mauriello avrà modo di ribadire ma
che appare chiara già al suo arrivo come sottolineato in una citazione
riportata dal giornale “Il Secolo XIX”: «Sono in città da due giorni ma
mi sono già fatto un quadro generale della situazione che, mi sembra,
dimostra che nel Ponente ligure non ci sono allarmi in tema di
criminalità organizzata e mafiosa» (10 gennaio 2008). Puntualizzando
l’anno seguente: «Nel Ponente ligure il fenomeno più preoccupante è
quello dell’immigrazione clandestina, insieme a quello dei reati contro
il patrimonio: furti in appartamento, scippi e borseggi» (12 maggio
2009). Purtroppo però, per il Ponente, inizia una escalation che porta
subbuglio in tutta la provincia: non si contano gli incendi, gli
arresti, i reati spia che confermano ciò che da anni magistrati ed
esperti dicono: la provincia è profondamente infiltrata dalle mafie.

A
combattere spesso con armi spuntate sono le forze di polizia da un
lato, con tagli di organico significativi, e anche le procure, spesso
con elementi insufficienti come ribadirà il nuovo procuratore di San
Remo, il dottor Cavallone
. Le recenti indagini, anche di livello
nazionale come l’operazione “Il Crimine” hanno dato risposte e
confermato le intuizioni di Mascia. Lo stesso caso di Bordighera,
comune dove attualmente è al lavoro una commissione prefettizia per
appurare l’infiltrazione nel tessuto politico di esponenti mafiosi, ha
di fatto dato credito a indagine che da tempo Mascia portava avanti.
Ora che i casi sono esplosi, il trasferimento.

La voce dei sindacati

A
far sentire la propria voce, in seguito all’allontanamento di Mascia,
un comunicato condiviso dai sindacati di polizia ( Siulp, Siap, Silp
Cgil, Ugl-Polizia) imperiesi che denunciano «la incapacità gestionale
delle risorse a disposizione del questore di Imperia» definendo
«insostenibile» l’aria e il clima che si respira in Questura e
Commissariati. Il richiamo al dovuto interesse che dovrebbe essere
destinato al tema delle infiltrazioni mafiose affiora a più riprese.
Non manca, infatti, come si legge nel documento, un affondo sul caso
Mascia, una «rimozione di un valente funzionario della Questura che
apre un’ulteriore e inutile pagina di veleni». Nella fattispecie il
comunicato sottolinea come «chi abbia denunciato e cercato di
perseguire la criminalità organizzata venga “rimosso” mentre chi
persegue la lotta alle borsette contraffatte voglia apparire come un
“manager” capace». Il comunicato si chiude con la richiesta, visto il
clima poco sereno da tempo invocato dai sindacati, un intervento
risolutivo del capo della Polizia che ponga fine alla «triste
permanenza in provincia del questore Mauriello».

Un appello inascoltato

«Il
clima non è sereno, non permette di lavorare bene». Esordisce così
Antonio Peroni del Silp-Cgil Imperia, contattato da Libera
Informazione. «Quella di Mascia è stata la goccia che ha fatto
traboccare il vaso, figlia di una situazione che denunciamo da più di
un anno: un questore sordo alle richieste che noi come sindacati
portiamo avanti». Richieste che toccano varie sfere, prima tra tutti
quella dell’organico, molto spesso insufficiente: «Nonostante le
richieste siamo assolutamente insoddisfatti, siamo andati al ministero
perché il questore non voleva sentire quelle che erano le nostre
denunce, mentre riteniamo sia suo dovere ascoltare i sindacati di
categoria – continua Peroni- e farsi portavoce dei nostri disagi, come
quello di organico, dove uomini spremuti all’eccesso non possono più
rendere». Al punto di arrivare a mandare un comunicato come quello
succitato pur ribadendo: «Noi non siamo contenti di questa “pubblicità”
sui giornali, vogliamo fare il nostro lavoro, quindi essere messi in
condizione di farlo, per tutelare i cittadini». Sulla mafia in
provincia la posizione sembra chiara: «Assurdo sentire persone, come al
nostro congresso provinciale che dicono che gli incendi, di questi
mesi, sono un fenomeno tipicamente ligure; ci sono problemi seri che
vanno affrontati». E la cronaca di questi mesi ha distrutto il
simulacro di chi parlava di isola felice: «La mafia penso sia radicata
ovunque – chiosa Peroni -nel Ponente la dimostrazione è lampante, non
bisogna sottrarsi e far finta che qui non ci siano le problematiche che
da tempo abbiamo denunciato».


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