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Costa Azzurra, latitante in manette

Di Stefano Fantino il . Liguria

Profuma di passato l’ultimo arresto portato a termine dai Carabinieri della sezione anticrimine del Ros di Genova, con l’importante contributo dei colleghi della gendarmeria francese. Prima della caduta del confine la vicina Francia era importante esilio per i latitanti che attraverso il locale di Ventimiglia riuscivano a svernare nella vicinissima Costa Azzurra. Questa volta a finire in manette un ventimigliese di 52 anni, Roberto Cima, scovato e assicurato, per l’ennesima volta alla giustizia a Vallauris, tra Cannes e Antibes. Non si tratta di un volto quindi sconosciuto alle forze dell’ordine, in quanto cima, è ritenuto vicino alla famiglia Palamara di Ventimiglia, in costante rapporto con la ‘ndrina calabrese dei Piromalli, nota, ai più, per la grande influenza criminale sull’area della cittadina di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria.

Cima non era però solo persona ritenuta contigua al contesto ‘ndranghetista della città di confine, ma aveva maturato una condanna a 21 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio, avvenuto nel 1989 di un rivale, Aurelio Corica, ucciso a sangue freddo nelle strade di Ventimiglia. L’uomo, che è stato sorpreso in un appartamento nella cittadina costiera, era ricercato dal 2003 e da tempo inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi. Frutto di un pedinamento serrato, l’arresto è avvenuto durante la passeggiata mattutina di Cima, che a Vallauris si era trasferito da qualche mese, come i familiari, da poco in Costa Azzurra. Seguendo i quali il Ros è riuscito ad arrestare il latitante. Qualche mese fa, sempre nell’ambito dell’omicidio Corica, era stato arrestato l’altro compenente del gruppo di fuoco, il latitante ventimigliese Maurizio Chiappa, estradato dalla Francia, anche egli condannato a 21 anni e 9 mesi di reclusione per omicidio. Insieme più di vent’anni fa, l’8 giugno 1989, furono loro due a sparare in pieno a volto ad Aurelio Corica nella città intemelia: una esecuzione maturata in seno a una guerra sul territorio tra le famiglie calabresi, che a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, si disputavano il controllo di quel canale di confine, particolarmente ambito per il traffico di sostanze stupefacenti.La conclusione del processo di primo grado aveva assolto i due imputati, dopo la ritrattazione di alcuni testimoni, ma l’opera degli investigatori consentì, anche con l’aiuto di dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, di presentare un quadro probatorio che portò alla condanna definitiva di entrambi, che da sette anni si erano dati alla macchia, allorché la condanna era diventata esecutiva.
Una storia di venti anni fa, ma che fa riflettere su quanto già all’epoca fossero avanzate le penetrazioni delle ‘ndrine del tessuto sociale, al punto di sfociare, in Liguria, in omicidi tra ‘ndrine. Anche ora che il locale di Ventimiglia ha visto parzialmente persa, dopo il trattato di Schengen, la sua funzione di cerniera con l’estero, la presenza criminale mantiene alto il suo controllo sul Ponente. Già nel marzo scorso marzo scorso, su richiesta del procuratore di Sanremo Roberto Cavallone, è stata disposta una misura della sorveglianza speciale nei confronti del pregiudicato calabrese Antonino Palamara, residente a Ventimiglia, 70 anni, ritenuto molto vicino alla cosca Piromalli. è già con numerosi precedenti a carico per traffico di armi e di droga, a cui però la misura cautelare è stata revocata nel maggio scorso.
La notizia di queste ore è però relativa al rapporto tra ‘ndrangheta e amministrazione. Dopo la vicina Bordighera sulla quale sta lavorando un pool prefettizio anche Ventimiglia sarebbe interessata da infiltrazioni mafiose e quindi suscettibile dellinsediamento di una similare commissione. Non vi è ancora una richiesta formale, ma un dossier realizzato dai Carabinieri sarebbe già sul tavolo di Alberto Minati, nuovo comandante provinciale. Nel caso il documento, che sarà inviato al prefetto Di Menna, sarà ritenuto sufficiente verrà inviata una commissione di accesso. Sotto i riflettori alcuni condizionamenti ad opera di famiglie legate ad alcune cosche della ‘ndrangheta, di compravendita di voti, di appoggi elettorali a Ventimiglia ma anche in Regione. Non dimentichiamo il caso emerso dall’inchiesta “Il Crimine”, dove in una intercettazione si parlava, tra affiliati alle ‘ndrine, di candidati da appoggiare. Una di queste non era altro che Fortunata Moio, figlia ventitreenne di Vincenzo Moio, ex vicesindaco Pdl di Ventimiglia , poi allontanato dopo liti col sindaco Scullino. Lo stesso Vincenzo Moio che ottenne, in quella tornata elettorale, un numero così alto di voti da far tappezzare la città di confine con manifesti recanti la frase«Orgoglioso di rappresentarvi». Alle scorse regionali, però, la figlia di Moio, che non è risultata eletta, era nella Lista Bertone Federazione Pensionati alleata del centrosinistra. Al telefono con il boss Commisso, Belcastro dice: «…stiamo appoggiando ad uno, voi sapete chi è questo che lui veniva sempre a Siderno e vi conosce… quel Moio ve lo ricordate voi?» tra l’altro specificando che si trattava di un amico che si impegna e la cui figlia, candidata, è da loro appoggiata. Contro la volontà di Mimmo Gangemi. Come assumo nuove tonalità altri avvenimenti cittadini, primo tra tutti quello dei proiettili contro l’auto del direttore generale del Comune Marco Prestileo, non denunciata, ma sicuramente di forte impatto e mai fino in fondo chiarita.

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