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Cosentino, “no” della Camera

Di Stefano Fantino il . Campania, Lazio



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Tramonta con il
primo autunno, beffardamente, la possibilità di utilizzare durante
un processo le registrazioni telefoniche contro Nicola Cosentino, il
politico casalese un tempo sottosegretario all’Economia e ora,
coordinatore del Pdl in Campania. A sancire l’impossibilità di usare
le intercettazioni raccolte contro il politico, accusato di
contiguità con gli ambienti camorristici dei Casalesi, è stata la
Camera che nella riunione odierna era proprio chiamata a votare per
decidere se quelle telefonate, quelle voci, quei discorsi pericolosi
potessero essere elementi utilizzabili contro Nicola, O’ Mericano.
Cosentino è salvo, dopo che 308 deputati hanno permesso di rigettare
l’autorizzazione di fatto privando i pm che a Napoli stanno portando
avanti l’accusa contro il politico di una forte carta. La votazione
per cui il Pdl aveva chiesto lo scrutinio segreto ha così dato
respiro all’ex sottosegretario che comunque ha ostentato sicurezza e
nei giorni scorsi aveva bollato come irrilevanti quelle
intercettazioni dichiarando di “dormire comunque tranquillo anche
se la Camera avesse dato il via libera all’uso”.

Eppure le quasi
cinquanta telefonate che la Camera ha vietato di utilizzare
potrebbero essere una parte importante: il resoconto dell’utenza
dell’ex presidente del consorzio Ce4, addetto alla raccolta dei
rifiuti in provincia di Caserta, Giuseppe Valente e degli
imprenditore dei rifiuti legato alla camorra, Sergio Orsi e Michele
Orsi,ucciso nel 2008 con 17 colpi dai sicari del boss Setola, sono
ormai carta straccia. La giunta per le autorizzazioni della Camera
già nel febbraio scorso si era riunita per esaminare la domanda di
autorizzazione all’utilizzazione di intercettazioni di conversazioni
del deputato, e sottosegretario, Nicola Cosentino, senza però
esprimersi. La posizione della giunta, presieduta dal Pd Castagnetti,
era stata quella di riconvocare una seduta quando le motivazioni
della Cassazione sarebbero state depositate e trasmesse all’organo
della Camera.

Dal resoconto di quella seduta,
pubblicato sul sito della Camera dei Deputati traspirava la volontà
del Pdl di blindare le intercettazioni: l’onorevole Lo Presti
sosteneva che la idoneità probatoria delle intercettazioni in esame
sarebbe diminuita: «Le intercettazioni il cui utilizzo viene
richiesto – dichiarava Lo Presti – afferiscono a conversazioni
avutesi tra il deputato Cosentino e altre persone fra il 2002 e il
2004. Già questo elemento fa ritenere scarsamente plausibile la
richiesta che, all’evidenza, prende in considerazione elementi ormai
molto risalenti nel tempo e la cui idoneità probatoria deve
ritenersi in gran parte scemata». E sottolineava che «il Cosentino
parla con il Valente, con il Flacchi e con i fratelli Orsi. Questi
rapporti erano già noti alla Giunta e il collega Cosentino non li ha
mai negati. Si sa però che il solo fatto che questi contatti fossero
in essere in quegli anni non può ritenersi decisivo ai fini della
colpevolezza dell’onorevole Cosentino per i reati a lui ascritti.».
Per il deputato, in sostanza la distanza temporale e il fatto che gli
elementi fossero già noti alla Giunta nel momento in cui fu chiamata
a pronunciarsi sulla possibilità di procedere o meno su Cosentino,
sono motivi sufficienti per negare l’autorizzazione a utilizzare le
intercettazioni.

E dopo le votazioni sono pochi le voci
che commentano il mancato utilizzo delle intercettazioni. La
battaglia ora è su chi ha votato e su come ha votato. Una bilancia
di nuove alleanze e strategie ora che il gruppo dei finiani in parte
ha agito a mani libere. 308 voti favorevoli a Cosentino e 285 voti
contrari, con 37 assenti. Nino Lo Presti del gruppo dei finiani era
il relatore della proposta di respingere la richiesta del Gip. A
Favore invece Fini e Granata. Su questo ora si gioca la battaglia
politica. Del fatto che un politico sia indagato per mafia sembra
importare a pochi. «Chi ha negato le intercettazioni per reati
legati alla criminalità ha compiuto un atto gravissimo» ha
dichiarato Dario Franceschini. Intanto Cosentino sorride. Si dichiara
soddisfatto e attende il processo «dove dimostrare la mia
estraneità».

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