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Nel Basso Lazio nulla è cambiato

di Antonio Turri, Marco Omizzolo, Anna Scalfati* il . Lazio

E’ passato un anno da quando il Prefetto Bruno Frattasi, protagonista nella Provincia di Latina di coraggiose battaglie per la legalità, e’ stato trasferito. Il suo nome rimarrà per sempre legato alla richiesta di scioglimento per mafia del Comune di Fondi.  La Commissione di accesso che fu inviata due anni fa nella sede dell’Amministrazione di quel Comune – composta da alti ufficiali delle tre Forze di Polizia- riscontrò in maniera inequivocabile il rapporto tra la criminalità organizzata e settori della politica locale in grado di condizionare lo sviluppo del territorio. 

Il condizionamento operato dalle ‘ndrine e dai clan della camorra nel sud del Lazio fu fatto proprio  dallo stesso Ministro Maroni  nella relazione di richiesta di scioglimento presentata e reiterata al Consiglio dei Ministri, sulla scorta anche dei riscontri investigativi operati da alcune Procure antimafia italiane. La situazione nel sud del Lazio teatro ormai da anni di feroci omicidi rimasti per lo piu’ irrisolti, legati a vicende connesse allo smaltimento illegale di rifiuti tossici, al ciclo del cemento, al riciclaggio del denaro sporco, alla imposizione di dinamiche forzate nella commercializzazione dei prodotti dell’agroalimentare in ambito nazionale ed europeo,all’usura e al traffico internazionale delle sostanze stupefacenti- cosi’ come denunciata dalle Forze di polizia quotidianamente, si scontra con il silenzio totale delle Istituzioni politiche e amministrative. Caso eclatante la “bocciatura” del Consiglio del Ministri alla richiesta del Ministro Maroni di scioglimento del Consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose. 

Il Comune di Fondi ha votato e rieletto alcuni amministratori che , sottoposti ad una pressione mediatica si erano dimessi : la commissione d’accesso aveva stabilito che esponenti di spicco della criminalità mafiosa da anni presenti sul territorio condizionavano il libero svolgimento delle elezioni.  Per questo motivo era apparsa necessaria la procedura dello scioglimento del consiglio comunale che comporta per legge un lungo e complesso iter capace di eliminare le collusioni della politica con la criminalità. La procedura e’ stata evitata con un raggiro : alcuni consiglieri si sono dimessi e ricandidati dimostrando forza e controllo totale non solo del consenso politico ma  delle dinamiche governative che in altre realtà italiane -anche meno gravi hanno portato allo scioglimento dell’amministrazione messa sotto accusa. Prima del Prefetto Bruno Frattasi oggetto di una campagna di delegittimazione culminata con l’affermazione di esponenti politici locali che hanno definito lui e i commissari “pezzi deviati dello Stato” si era verificato un pesante scontro istituzionale che aveva indotto il Presidente del Tar di Latina, dott. Bianchi , a chiedere di essere trasferito denunciando pubblicamente un sistema di diffuse illegittimità ed illegalità nella pubblica amministrazione locale. 

La speranza di giornalisti, vessati da un sistema di informazione locale gestito in parte da “interessi forti”, di inermi cittadini vessati e presenti numerosi nelle allarmanti statistiche di reati legati all’usura”, di associazioni ambientaliste di carattere nazionale definite “terroriste” e messe all’indice solo perché impegnate nella denuncia dei gravissimi abusi commessi per favorire l’insediamento dei clan e della mafie in genere attraverso il riciclaggio del denaro sporco investito nell’edilizia e nel ciclo del cemento, di associazioni per la lotta alle mafie quali l’Associazione Libera di Don Luigi Ciotti che segnala come da anni tutte le mafie investano nel sud del Lazio con l’obiettivo di condizionare settori dell’economia e della politica della Capitale si infrange ormai nel silenzio e nell’impunità. Un caso tra tutti e’ l’impudenza con cui in altri Comuni del sud pontino vengono candidati direttamente personaggi di spicco dell’economia del malaffare, indagati per ogni tipo di abusi fino alla elezione a Sabaudia di un consigliere comunale rinviato a giudizio per associazione mafiosa di tipo camorristico. Questo tipo di situazione prefigura – cosi’ come sostenuto dall’Associazione Libera la nascita di una nuova mafia, autoctona, con caratteristiche di resistenza all’azione della giustizia e delle Forze dell’Ordine perché direttamente collegata ad alti livelli del potere politico nazionale,  già denominata “QUINTA MAFIA”. Potremmo descriverla come un virus mutato che ha aggredito il territorio a sud di Roma. Al suo interno “colletti bianchi”, settori della politica e imprenditoria locale che mutuano comportamenti mafiosi da anni radicati nelle regioni meridionali. Questi sono luoghi nei quali valorosi rappresentanti delle Forze di Polizia sono stati pesantemente attaccati e hanno subito conseguenze a livello personale. 

L’aria che si respira qui e’ quella dell’intimidazione, del tentativo di imbavagliare la stampa, del ricatto occupazionale, del voto di scambio. L’uccisione del sindaco di Pollica ha generato in chi gia’ sperava nello scioglimento di Fondi per determinare un segnale di cambiamento, uno stato di spaesamento e di paura. A Sabaudia non piu’ tardi di dieci giorni fa, in un contesto provinciale fatto di roghi dolosi , auto incendiate, omicidi, sparatorie e gravi atti intimidatori, e’ stato inviato un segnale di tipo mafioso inequivocabile allo scrittore Roberto Saviano, presente in incognito e sotto protezione in una abitazione del lungomare. Lo stesso Procuratore aggiunto di Latina, dott.ssa D’Elia, ha dichiarato in una recente intervista televisiva e al convegno sulle mafie organizzato dall’Associazione Stampa Romana e da Libera, che  gli omicidi degli ultimi mesi hanno determinato un preoccupante livello di omertà e paura tra la popolazione. Il sindaco del Cilento era una persona normale, impegnato senza clamore nell’attuazione delle normative vigenti e di regolari procedure. Il suo assassinio ha rivelato la presenza della criminalità in posti ritenuti immuni per via del legame virtuoso tra popolazione e istituzioni politico-amministrative.  E inoltre la devastazione delle aree protette e’ apparso come traguardo valicabile ed anzi come obiettivo primario delle mafie tanto che risulta incomprensibile anche alla luce dei recenti disastri ambientali la continua pressione di settori della politica per l’abolizione stessa delle aree protette. Solo tre anni fa e’ stato sciolto per infiltrazioni mafiose il Comune di Nettuno situato strategicamente (per le mafie) tra la citta’ di Roma e quella di Latina. In questo contesto di mancanza di informazione e di controllo sta avvenendo il passaggio dei beni demaniali agli Enti Locali. 

Per tali gravissimi motivi, per scongiurare una escalation di violenza, per “liberare” dalle mafie e dalla paura di esse i cittadini di questa importante zona del Paese Ci rivolgiamo con una lettera-appello alle piu’ importanti Istituzioni  e ai cittadini stessi che possono prendere visione di questa lettera e sottoscriverla nelle varie sedi di organizzazioni politiche , civiche e di volontariato  e nei luoghi dell’informazione web,  etere e  stampa affinché si crei un movimento di opinione  e di azione capace di ripristinare livelli accettabili di democrazia e di sicurezza e nel contempo consenta di smascherare e contenere la pervasività dell’azione congiunta tra mafia d’importazione e mafia autoctona. Per aderire e’ sufficiente firmare questo appello sul sito di www.articolo21.info  a partire da domenica 12 settembre 2010.  

*Antonio Turri  Libera Lazio – Marco Omizzolo coordinatore Legambiente Provincia di Latina –
Anna Scalfati giornalista.

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