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Per combattere la mafia che è dentro di noi

Di Norma Ferrara il . Lazio

Il giudice Paolo Borsellino andava a trovarla li, in via Amelia 23, nel quartiere Tuscolano a Roma, al settimo piano della palazzina in cui viveva. Quando il giudice palermitano morì in via D’Amelio a Palermo nell attentato che uccise lui e la sua scorta, Rita Atria, giovane testimone di giustizia di Partanna, nella sua casa a Roma, capì che tutto era finito con lui. Solo una settimana dopo salì sul balcone di quel palazzo, guardò giù, e scelse di lanciarsi nel vuoto, in quel viale, in cui dallo scorso anno, c’è una targa che la ricorda. 
Ieri la carovana dei giovani di Libera ha fatto tappa proprio a Roma, sotto la casa di Rita Atria, per ricordarla e rinnovare l’impegno di tutti contro le mafie e l’omertà.  In pochi sapevano che abitava li, quella giovane diciassettenne che aveva da poco cominciato a raccontare tutto quello che sapeva sulla mafia del suo paese, dopo che i boss le avevano ucciso il padre, Don Vito Atria, e il fratello Nicola, sposato con Piera Aiello. Figlia di un piccolo mafioso facente capo agli Accardo, Rita è nata e cresciuta a Partanna, piccolo comune del Belice, un territorio in cui, in quel periodo, si dice circolasse, fra l’altro, denaro proveniente dal narcotraffico. La cognata di Rita, Piera Aiello, scelse subito la via della denuncia, da allora continua la sua lunga battaglia da testimone di giustizia. Rita Atria, in un primo tempo spiazzata da questi fatti, seguì poi l’esempio di Piera e cominciò a raccontare tutto quello che sapeva. Una scelta che le cambiò la vita, soprattutto quando incontrò il giudice Paolo Borsellino che le fece capire quanto denunciare non fosse una vendetta personale verso chi aveva ucciso il padre e il fratello, ma un contributo significativo alla giustizia, per una società diversa, da quella in cui era cresciuta, della quale aveva imparato codici, linguaggio, simboli. “I giovani che vivono tra la mafia devono sapere – scriveva Rita Atria nel suo diario – che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.
Ieri a Roma a ricordarne l’impegno e il coraggio della testimonianza l’associazione antimafie Rita Atria, i giovani di Libera, tanti cittadini  romani, molti giovani.  “Quando è morta, ricorda spesso Luigi Ciotti – dichiara Davide Mattiello, di Libera e animatore della Carovana  – Dio ha allargato le braccia e l’ha presa con sé. Anche noi oggi siamo qui per aprirci in un grande abbraccio, stringere forte le mani, in una rete sempre più fitta, che accolga Rita e tutti gli altri testimoni di giustizia che vivono con enormi difficoltà questa scelta di verità e giustizia”.  Oggi  nel giorno della sua morte, a Milazzo, sede nazionale dell’associazione a lei intitolata, la terza tappa della carovana dei giovani di Libera, incontrerà Piera Aiello, cognata della giovane di Partanna sulla cui tomba ancora non è stato possibile mettere un nome, né una foto. Simbolo esplicito che per quel paese faceva paura da viva, ma ne fa ancora di più da morta. Nel nome di Rita a Milazzo si svolgerà il Primo Forum Sociale “L’unica speranza è non arrendersi mai” e  una Messa che sarà celebrata da Don Luigi Ciotti, padre Marco D’Arrigo e padre Santino Colosi.
 Sebbene in viaggio verso la cittadina messinese, Piera Aiello, non ha rinunciato ieri a far sentire la sua voce e dare il suo abbraccio ai 15 giovani di Libera che in rappresentanza dei 150 ragazzi/e dell’associazione che hanno fatto nascere, a Volvera, questa carovana, sono in viaggio per stare accanto ai testimoni di giustizia e a tutti coloro che sono impegnati su questo fronte, dai beni confiscati, all’educazione alla legalità, al mondo dell’informazione. 
“Non mi pento della scelta fatta – dichiara Piera – nonostante tutto quello che questo ha comportato per la mia vita. Lo rifarei. Sono accadute molte cose in questi anni, l’ultima un anno fa ha messo a rischio me e la mia famiglia, poiché due carabinieri non preposti alla mia sicurezza, hanno svelato il luogo in cui ho ricominciato la mia vita da testimone di giustizia. La prima parte del processo li ha assolti, io confido nella giustizia, e continuerò, non solo per proteggere la mia vita e quella della mia famiglia, ma anche per fare capire quanto anche piccoli gesti, come quello fatto dai due carabinieri, possano scardinare  le poche sicurezze di una vita vissuta da testimone di giustizia e cancellare anni di sacrifici”. 
Piera Aiello sottolinea anche una “nuova sensibilità” incontrata nella Commissione del Ministero dell’Interno che l’ha ricevuta per parlare della sua situazione alla luce di questi fatti. Una attenzione che – fa notare il responsabile dell’associazione Rita Atria, prof. Patrick Boylan, riteniamo naturale ma che a lungo è mancata. Un contributo fondamentale – continua – l’ha certamente dato anche il caloroso supporto dei cittadini e l’attenzione dei mezzi di comunicazione che hanno fatto sentire la loro voce vicino a quella della testimone di giustizia”. Questo il percorso, intrapreso anche dai giovani di Libera: stringere le mani l’una vicina all’altra per formare una rete che non lasci soli, aggiungere la propria voce accanto a quella di chi testimonia in questo Paese, memoria e legalità, per creare le condizioni di giustizia, laddove vengono a mancare. Un percorso sposato dai  15 giovani che si sono messi in viaggio verso alcuni luoghi simbolo della lotta alle mafie: oggi saranno a Milazzo, sede dell’associazione Rita Atria, presieduta da Piera Aiello,  poi in Calabria a Isola Capo Rizzuto (dove il sindaco,Carolina Girasole, è stata oggetto di minacce negli ultimi tempi) fino ad arrivare a Castelvolturno, oggi dimenticata città di frontiera, dove nascerà una cooperativa sui terreni confiscati al clan dei casalesi. 
L’unione fa la forza” è lo slogan che questi ragazzi hanno scelto e in questi luoghi lasceranno proprio il primo frutto del lavoro iniziato a Volvera (To) alcune vele che raccontano attraverso la fantasia, i colori e la parole, l’altra Italia che rinasce proprio la dove la terra è più arida. Facendo crescere fiori sempre più belli. 
Segui sul portale di Libera. it e di Liberagiovani.it la diretta della carovana dei giovani di Libera.

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