Don Gallo e Don Ciotti, la messa dei diritti
Ieri la settimana internazionale dei diritti promossa dal Comune di Genova ha visto lo svolgimento di uno degli appuntamenti più sentiti. Il capoluogo ligure ha infatti assistito, nel pomeriggio, alla concelebrazione di una “Messa dei diritti” nella chiesa di San Siro in pieno centro storico. A servire messa il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, don Luigi Ciotti, e quello della Comunità di San Benedetto, don Andrea Gallo, accompagnati da don Luigi Traverso.
Tre sacerdoti uniti dal grande impegno verso gli ultimi e dalle battaglie sociali che idealmente costituiscono un viatico che parte da Torino e dalle lotte di don Ciotti a partire dagli anni Sessanta alla Genova dei “carrugi” e del porto, dove l’azione di Don Gallo ha trovato forza e sbocco nella comunità di San Benedetto. Proprio i quarant’anni della comunità e gli 82 di don Gallo sono l’occasione per la giornata, da proseguire anche dopo la concelebrazione della Messa. Dopo la funzione, infatti, i sacerdoti e anche parte del pubblico si sono spostati al Ghetto per una giornata di festeggiamenti per il compleanno del sacerdote con poesia, canti e musiche tra via del Campo e i vicoli del Ghetto.
Ma il cuore della giornata è stata la funzione che ha tenuto fede al contesto entro cui era inserita proponendosi come momento di riflessione su una tematica, quella dei diritti, molto complessa a cui anche la Chiesa è chiamata a dare una risposta energica. L’appello è stato chiaro: «Nessuno si nasconda dietro Dio, dobbiamo stare dalla parte di chi fa fatica Per questo in questa chiesa con questi amici chiediamo giustizia, diritti, dignità umana, perché nessuno si dimentichi del valore dell’uguaglianza». Don Gallo ha poi introdotto Luigi Ciotti, presidente di Libera che ha ammonito «chi calpesta diritti e legalità» dato che fa un furto di parole. «Noi vogliamo che nessuno svuoti le parole del loro valore» ricordando che la legge sui migranti «è un esempio di diritti negati».
Ciotti ha invitato, poi, ogni cristiano a non rendersi complice delle ingiustizie, scegliendo la denuncia delle illegalità in tutte le sue forme: «Resistere ha la stessa radice di esistere, di esserci». La giornata ha visto molti interventi, dai terremotati aquilani fino a chi ha parlato per il riconoscimento dei diritti di omosessuali e transessuali, quelli che spesso sono considerati gli ultimi: «Preghiamo per il diritto di omosessuali e transessuali ad essere riconosciuti figli di Dio. Per il diritto di vivere una vita senza subire violenza e discriminazione». Lo ricorda Ciotti nel momento in cui ha concluso con un brano del diario del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia. «Alla fine della vita ci chiederà se siamo stati credibili non credenti» estendendo la sua richiesta di verità e giustizia anche per Carlo Giuliani.
Una sfida a cui deve sapere rispondere anche la Chiesa. «Chiediamo a Dio una bella pedata, per farci mettere in gioco, per farci sentire la passione di lottare per la libertà, per i diritti, per l’uguaglianza». Un simbolo, un segno, una spina propositiva nel fianco di tutti, affinché facciano la loro parte. Prima di chiudere messa e andare a continuare la serata nei suoi carrugi, Don Gallo la fa propria: sta a voi ora decidere se volete raccogliere la sfida.
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