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Cosentino, dimissioni per “tutelare il governo”

Di Stefano Fantino il . Campania, Lazio

Alla fine le dimissioni sono arrivate.
Per Nicola Cosentino, ormai ex sottosegretario all’Economia, il
compito del futuro sarà “concentrarsi sul Pdl in Campania”. Non
un addio tout court per il politico casertano, ma un ritorno verso
lidi locali, dove risiede la sua sacca di consenso politico. Come non
ricordare che solo qualche mese fa l’ordinanza di custodia cautelare
emessa dal Gip Raffaele Piccirillo parlava di concorso esterno in
associazione mafiosa? Voti in cambio di un patrocinio politico. Oggi
Cosentino ha lasciato il governo. Una decisione, ha riferito lo
stesso esponente del Pdl, presa di «concerto con il presidente
Berlusconi per concentrarmi sul futuro del partito, particolarmente
in Campania e per contrastare manovre esterne e interne poste in
essere per fermare il cambiamento».

Il riferimento di Cosentino è
sicuramente riferito a Gianfranco Fini, presidente della Camera che
aveva calendarizzato per la prossima settimana una mozione di
sfiducia nei confronti del sottosegretario. Alla base della
decisione, potenzialmente destabilizzante per la maggioranza e
contestata dai berlusconiani e dai leghisti, il coinvolgimento del
sottosegretario nella recente inchiesta, confidenzialmente detta P3.
Gli interessi nell’eolico e il dossier per screditare gli avversari
nella corsa politica al trono della regione Campania, sono solo
alcuni aspetti che confluiscono nel delineare il politico Cosentino
da tempo nell’occhio del ciclone per le inchieste giudiziarie a suo
carico.

La situazione di Cosentino ha portato a
una scelta che potesse incidere meno sulle sorti del partito, una
sorta di rifugio regionale per evitare che la scelta di andare alla
fiducia potesse mettere in crisi il Pdl. I finiani infatti avevano
paventato la possibilità di votare a favore della sfiducia e così
era pronto a fare anche l’Udc. La decisione di Fini di
calendarizzare il voto ha suscitato la reazione di Cosentino che dopo
aver rassegnato le dimissioni ha rilasciato una nota stampa: «Il
presidente della Camera con solerzia degna di miglior causa, dopo che
già per due volte proprio alla Camera dei deputati analoghe mozioni
erano state votate e respinte con larga maggioranza, così come anche
una al Senato, ha ritenuto di volerle calendarizzare in tempi
brevissimi basandosi quindi soltanto su indimostrate e inconsistenti
notizie di stampa». Non mancando di accusare Fini di ricercare il
potere all’interno del partito, di sottolineare la mancata fondatezza
delle accuse e sottolineare la volontà di tutelare il governo.

Sostenuto dai berlusconiani, col
premier che pur elogiando la scelta ritiene estraneo l’ex
sottosegretario, Cosentino ha visto nelle parole di Fini una
sottolineatura alle sue dimissioni: «Un atto doveroso» ha
dichiarato il presidente della Camera. A gioire l’opposizione che
dopo le dimissioni di Brancher incassa un altro punto: Bersani
sottolinea i guai della maggioranza, l’Idv con Di Pietro ora pensa
che le dimissioni debbano essere l’anticamera dell’autorizzazione,
finora negata, di arresto nei confronti del politico campano. Intanto
dall’inchiesta sulla cosiddetta P3 arrivano nuovi scossoni: la prima
commissione del Csm ha deciso di avviare la procedura di
trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale per il
presidente della Corte d’Appello di Milano, Alfonso Marra, il cui
nome appare in alcune intercettazioni dell’inchiesta sugli appalti
per l’eolico. Ma anche il Pdl, Cosentino a parte, deve fare altri
conti. Il Cesare, che più volte appare nelle carte e nelle
conversazioni intercettate, non sarebbe nient’altro che il premier
Silvio Berlusconi. Come scrivono i carabinieri in una nota ad una
delle informative agli atti dell’inchiesta, Cesare «è pseudonimo
utilizzato per riferirsi al Presidente del Consiglio». Ghedini
smentisce, i carabinieri lo mettono su carta. L’estate è sempre più
torrida per la maggioranza.

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