Asta la vittoria
Una libera uguale ma sempre diversa è stata raccontata da Davide Mattiello nell’incontro del pomeriggio. L’animatore dell’Officina di Libera, attraverso un’asta simbolica, ha ragionato con i ragazzi per costruire sui territori le tante “libere”, mescolando gli strumenti che in tanti anni sono cresciuti dentro e fuori questa rete di associazioni, nomi e numeri contro le mafie.
Se il governo ha messo in vendita i beni confiscati alle mafie, questo pomeriggio a Volvera i ragazzi del raduno si sono contesi in un’asta simbolica i diversi ingredienti per il rafforzamento della rete.
Dall’organizzazione territoriale dei presidi fino all’utilizzo dei social network e mailing list. Dal legame con i famigliari delle vittime di mafia al riutilizzo di beni confiscati fino al rapporto con le istituzioni. Durante il pomeriggio i ragazzi hanno discusso a lungo sulle priorità e sulle potenzialità degli elementi introdotti da Mattiello per far emergere quelli più strategici per la costruzione di una Libera territoriale forte..
Una giornata trascorsa all’insegna della programmazione e dell’azione concreata da mettere in moto nei prossimi 365 giorni. Tanti i lavori prodotti qui in cascina Arzilla e in particolare gli 8 gruppi di lavoro hanno prodotto 8 vele che diventeranno testimonianza artistica e culturale della lotta alle mafie nei territori che verranno attraversati dalla carovana che farà tappa fra le altre a Roma, Isola Cdi Capo Rizzuto e Milazzo. Nel pomeriggio i ragazzi sono stati raggiunti dal figlio di Nando Dalla Chiesa, Carlo Alberto, che seguirà i lavori del raduno.
Una complessità di sguardi formidabile che è emersa negli interventi dei tanti ragazzi che hanno preso la parola durante tutta la giornata.
“Spesso ci impoveriamo nei nostri territori perchè non riusciamo a governare e a restituire questa complessità rischiando di dimenticare alcuni aspetti della nostra rete” ha ricordato Mattiello riconoscendo un altro strumento fondamentale: la tenerezza: “Un sentimento che si è manifestato nell’atto di riconoscere i testimoni di giustizia prima di tutto come persone e non come personaggi alle quali decidiamo di stare vicino e di costruire relazioni “. Persone appunto e non personaggi insieme ai quali costruire una Libera più forte.
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