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L’attesa e le ombre
Bordighera azzera la giunta

Di Stefano Fantino il . Liguria

Bordighera non ha più una giunta comunale: il sindaco della città delle Palme, Giovanni Bosio, l’ha azzerata nella mattinata di ieri, ritirando le deleghe a tutti i suoi assessori. Rimasta senza giunta l’amministrazione ligure fa duramente i conti con la situazione che da giorni la vede protagonista della cronaca: una richiesta da parte del comando provinciale dei Carabinieri di Imperia al prefetto del capoluogo ligure. Per quale motivo? La recente indagine coordinata dalla procura di San Remo avrebbe messo in luce condizionamenti tali da parte di criminali locali nei confronti del corpo amministrativo bordigotto tali da chiedere misure drastiche per la infiltrazione mafiose dentro al Comune ponentino.  Nella fattispecie sarebbe la costituzione di una commissione di accesso prefettizia al fine di appurare il peso che alcune famiglie locali di origini calabresi (rileggi) avessero in seno al consiglio comunale della cittadina imperiese.
La scelta di Bosio è stata concordata con i suoi assessori e, stando alle dichiarazioni, obbligata dalla situazione di parali entro cui l’amministrazione stessa versava da un mese e mezzo a causa delle suddette vicende di cronaca. Il primo cittadino ha dichiarato: «Dopo l’incontro avuto con i miei assessori, che si sono detti disponibili a continuare il proprio lavoro come consiglieri comunali con dei distinguo, ho ringraziato per il lavoro svolto in questi anni ed ho ritirato le deleghe», aggiungendo che «Bordighera deve tornare a far parlare di se come città ben amministrata e lontana dal immagine negativa apparsa sui giornali in questi ultimi mesi». 
Un fuggi fuggi generalizzato
Una preoccupazione, quella della immagine, che ha attanagliato gran parte delle persone che in quel lembo di terra ci vivono: inutile ribadire che le responsabilità, qualora emergessero, sarebbero una nota in positivo e simbolo della capacità istituzionale (da parte della prefettura) di respingere fattivamente una presenza criminale ormai radicata. Va da sé, ormai, che gli occhi siano tutti rivolti a Imperia, al prefetto Francesco Paolo Di Menna, che in questi giorni sta valutando attentamente l’opportunità di una commissione di accesso. Segno questo, della complessità della vicenda ma anche della volontà, seriamente, di andare fino in fondo nel caso gli elementi fossero sufficienti a motivare una azione prefettizia. Rimane in poltrona dunque Giovanni Bosio, deciso a respingere le accuse e a dimostrare la estraneità dell’amministrazione. Ad attendere la città delle palme una giunta composta da soli quattro assessori. Mentre il sindaco resiste, arroccato, non sono dello stesso avviso consiglieri e assessori. Ben  prima della radicale decisione di Bosio, infatti, molte erano state le defezioni tra assessori e semplici consiglieri, decisi a non farsi travolgere da quello che in Liguria potrebbe sicuramente rivelarsi come un momento storico a livello politico. Panetta, Taggiasco, Rossi, poi l’assessore della Lega Viale. Tutti fuoriusciti che spalleggiati dall’assessore Allavena e dal vice Iacobucci hanno sicuramente portato Bosio alla drastica decisione.
L’ombra lunga sulla politica
«Sto valutando se procedere per la nomina di una commissione da mandare al Comune di Bordighera per ulteriori approfondimenti sulla vicenda, ma non ho ancora preso alcuna decisione in merito e non ho una tempistica precisa al riguardo» aveva dichiarato giorni fa il prefetto Di Menna.  L’ipotesi della commissione di accesso sarebbe quindi reale a meno che, potrebbe anche accadere, non decadesse l’amministrazione comunale. Poco più di un anno fa tenne banco per molti mesi, lo si ricorderà, il caso Fondi, peraltro rimasto irrisolto. Nel comune pontino non si giunse allo scioglimento per infiltrazioni mafiose nemmeno dopo la relazione del prefetto Frattasi. La giunta guidata da Parisella si dimise approfittando della mancata pronuncia del consiglio dei Ministri. Non ricevendo, di fatto, nessuna sanzione per effetto del mancato scioglimento coatto con l’aggravante dei legami con la criminalità organizzata. Due storie diverse, lontane, ma sarebbe di certo un errore sottovalutare quanto emerso dal caso Bordighera. Sempre in attesa di riscontri ed elementi probanti, l’importanza di non spegnere la luce e non dimenticare il caso rimane un obbligo. Anche perché a fianco di quanto emerso sul consiglio comunale, la figura dei Pellegrino, famiglia ritenuta contigua alla ‘ndrangheta, si dimostra bene inserita anche in un contesto politico nazionale. Il parlamentare ponentino Eugenio Minasso ha ammesso di conoscere i Pellegrino e di essersi fatto aiutare nelle campagne elettorali, soprattutto quelle regionali del 2005. Senza aver ricevuto un soldo, così dice.  Rimarcando una distanza abissale tra loro e lui: persone con cui non ha niente a che fare. Rimane l’ammissione di una mano per le campagne elettorali. Niente soldi, ma se venissero comprovate le capacità dei Pellegrino di gestire un pacchetto di voti, tutto andrebbe in secondo piano. Non sarebbe ro i soldi rilevanti, ma i voti che si potevano convogliare su un candidato. E mentre un noto quotidiano ligure pubblica la foto di Minasso che festeggia la vittoria alle regionali con uno dei fratelli Pellegrino, l’attesa del Ponente si fa febbrile. Una graticola, ora che l’estate è appena iniziata.

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