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La calda estate di Bordighera

Di Stefano Fantino il . Liguria

Un blitz spettacolare e una cittadina
sente parlare di prefettura, di infiltrazione mafiosa, di
scioglimento del comune. Siamo in Liguria, a Bordighera, la “città
delle palme”. Perla dell’estremo Ponente, la cittadina sta vivendo
giornate turbolente. Se gli incendi nella vicina San Remo fanno
gridare “San Remo non è San Luca”, nel piccolo centro bordigotto
le voci negano gli stessi addebiti: “Macché ‘ndrangheta, qui siamo
nella Riviera dei Fiori, mica nella Piana di Gioia Tauro”. Eppure
la cronaca di questi ultimi scampoli di giugno e di questo primo
assaggio di luglio destano preoccupazione in molti. Ieri, per esempio
è trapelata la notizia di una richiesta formale che l’Arma dei
Carabinieri avrebbe inviato al prefetto Francesco Paolo Di Menna: una
informativa riguardante accertamenti da fare. Non un diretto
scioglimento, cosa improbabile, ma quantomeno un attenzione da
riservare a un comune insospettabile, fortemente provato dalla
recente inchiesta.

Un Consiglio da sciogliere?

Ora la maxi-operazione che ha portato
otto persone in carcere (uno scarcerato pochi giorni fa dopo il
riesame) non solo ha messo in luce un vasto giro di prostituzione nel
Ponente ma, soprattutto, i rapporti di frequentazione, quando non di
sottintesa confidenza, che alcuni rappresentanti politici locali
intrattenevano con alcuni dei personaggi finiti in manette dopo il
blitz di metà giugno. Nell’ordinanza di arresto disposta dalla
procura di San Remo alcuni elementi fanno riferimento a un sostegno
dato da alcuni privati, poi arrestati, a politici attivi nel
consiglio comunale e alle pressioni, successive, sugli stessi per
avere facili autorizzazioni. Il ricorso alla prefettura sarebbe la
diretta conseguenza di quanto pesantemente emerso. Ora il viatico
passa direttamente per il ministero degli Interni, o, con maggior
probabilità si deciderà di fare indagare una commissione
prefettizia nel comune di Ponente per raccogliere altre informazioni.

E mentre prosegue l’indagine della
procura di San Remo sui rapporti tra arrestati considerati vicini
alla ‘ndrangheta e assessori comunali, un paio di giorni fa
l’ennesimo attentato sospetto ha visto Bordighera come teatro. Il
tutto mentre il Consiglio Comunale e il sindaco Bosio negano: «Al
momento io e la Giunta ufficialmente non sappiamo nulla. Ci risulta,
comunque, che si tratterebbe di una procedura normale in casi come
quello che sta vivendo la città di Bordighera». E dopo la seduta
che ha confermato tutti ai propri posti, è di oggi la notizia del
consigliere della Lega Viale che dopo i recenti avvenimenti ha deciso
di rassegnare le dimissioni. E con lui il consigliere Alessandro Panetta.Cerchiamo ora alla luce di quanto
avvenuto di delineare quale situazione, politica e giudiziaria, sia
emersa in questi ultimi caldi giorni.

Una mano lava l’altra

Chi sono i Pellegrino? Dall’ordinanza
di arresto del Gip di San Remo si parla di “nota” famiglia
Pellegrino e si ricordano alcuni precedenti. Leggiamo: “si badi che
Giovanni ha riportato una condanna definitiva ad oltre 6 anni di
reclusione per associazione per delinquere finalizzata al traffico di
stupefacenti […], Maurizio una condanna alla pena di otto mesi di
reclusione per favoreggiamento della latitanza di tale COSTAGRANDE
Carmelo, sottrattosi all’esecuzione di un ordine di carcerazione
della Procura Generale di Reggio Calabria per una condanna definitiva
in relazione al delitto dell’art. 416 bis c.p.; Roberto – già
recidivo specifico – ha di recente riportato una condanna in primo
grado alla pena di 2 anni di reclusione per illecita detenzione di
armi
”. E più avanti si chiarisce “ad abundantiam” che in
questa riviera di ponente la famiglia PELLEGRINO già da anni
viene indicata dalla stampa come appartenente o comunque contigua
alla ‘Ndrangheta, circostanza che indubbiamente contribuisce a
rafforzare, nel contesto sociale e negli amministratori locali, il
timore di ritorsioni in caso di mancato accoglimento delle loro
richieste. In tal senso vedi gli articoli di stampa (…) che fin dal
1994 descrivono i fratelli PELLEGRINO come esponenti del ‘racket
della Riviera’, con presunti continui collegamenti con gli esponenti
delle cosche calabresi, depositari dell’arsenale di armi ed esplosivi
utilizzati per attentati incendiari e dinamitardi nonché
favoreggiatori di killer della ‘Ndrangheta
”. Questo il punto di
partenza, il mosaico intricato della città delle Palme, dove si
muovono diversi politici locali. Da una parte gli assessori Rocco
Fonti e Franco Colacito: sarebbe stati la testa di ponte dei
Pellegrino in Comune e avrebbero “chiuso più di un occhio”
su attività illecite svolte dalla famiglia. Dall’altro lato, i due
assessori Sferrazza e Ingenito, meno convinti di offrire possibilità
imprenditoriali ai Pellegrino, nella fattispecie l’apertura della
sala giochi dove installare le “slot machine”. Davanti a questa
poca convinzione e senza minacce esplicite all’assessore Sferrazza
era stato detto, leggiamo sempre nell’ordinanza: «però quando avete
avuto bisogno dei nostri voti noi bi abbiamo aiutato, vi abbiamo dato
una mano
».

Superata la prova del riesame

Da qui parte il “caso Bordighera” .
Il consiglio Comunale riunitosi di recente non ha cambiato assetto:
le critiche all’amministrazione per la gestione del caso, le
vicinanze degli assessori, non sono state ritenute opportune per un
rimpasto. Oggi le dimissioni del consigliere Viale e del collega Panetta (Pdl), e l’iter verso la
prefettura hanno sparigliato le carte, facendo di questo piccolo
comune della conurbazione di Ventimiglia, un simbolo di quanto le
infiltrazioni criminali in Liguria abbiano fatto strada. E un monito
per chi ancora nega che tutto ciò sia veramente presente. Nel
frattempo è notizia dei giorni scorsi la valutazione del riesame
sugli otto arrestati. Una scarcerazione, due arresti domiciliari e
per gli altri cinque indagati, misure cautelari confermate. Il
tribunale del riesame di Genova si è così pronunciato sui ricorsi
presentati dalla difesa contro le ordinanze chieste dal procuratore
di Sanremo Roberto Cavallone. E mentre infuria la polemica politica,
tre giorni fa un principio di incendio doloso sempre a Bordighera.
Per tenere accesa la tensione, in attesa di qualcosa che potrebbe
davvero cambiare il quadro della situazione nell’estremo Ponente.

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