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Matteo Messina Denaro, il super latitante è su Facebook

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Il questore Giuseppe Gualtieri lo ha detto chiaramente pochi giorni addietro partecipando ad Alcamo alla presentazione a cura dell’associazione antiracket del libro «Catturandi», scritto da un poliziotto della Mobile di Palermo e dedicato alla cattura dei latitanti. Non poteva non parlarsi del super latitante Matteo Messina Denaro e Gualtieri a proposito anche di tutti gli altri ricercati, e catturati, boss mafiosi siciliani, ha detto a chiare lettere che «enfatizzarli è sbagliato» e ognuno di loro va chiamato nella giusta maniera e cioè «sono dei veri e propri delinquenti, gente vile». Le parole del questore risultano quanto mai azzeccate, se si pensa che c’è qualcuno che sul web si diverte a scrivere firmandosi con il nome del super boss Matteo Messina Denaro, in particolare su di un blog commentando vicende che accadono nell’alcamese. Ma è quello che succede sul popolare network sociale Facebook che ha del clamoroso, sotto il profilo della idiozia. Tra gli iscritti c’è Matteo Messina Denaro, il boss ricercato dal 1993 è su Facebook. Quasi che qualcuno voglia mettere in ridicolo chi tra le forze dell’ordine lo cerca, uno smacco irriguardoso. Con tanto di fotografia, ma sopratutto con tanto di amici, 237 in tutto quasi tutti «stranieri», cognomi dell’est europeo, moltissime giovani ragazze così da perorare la sua fama di sciupa femmine coprendo quella più vera di assassino e stragista. Per non parlare dei gruppi che sono dedicati allo stesso latitante. Di gruppi su Facebook dedicati a Messina Denaro ce ne sono due e nessuno contiene commenti sfavorevoli al mafioso, iscritti sono soggetti italiani, giovani, ragazzi e ragazze, molti quelli che «tifano» per il capo di Cosa Nostra.

Il questore Gualtieri parlando ancora ad Alcamo lo ha spiegato che la lotta alla mafia è un discorso anche culturale, e quello che scorre sullo schermo di un computer guardando le pagine del popolare social network putroppo confermano che c’è un pensiero sbagliato che continua a girare. E così ha pure una spiegazione quell’episodio di violenza accaduto giorni addietro proprio a Castelvetrano, la città del boss, quando alcuni ragazzi vestendo delle magliette inneggianti al «padrino» hanno aggredito un giovane attivista dei comunisti italiani intento a raccogliere firme per una petizione a favore dell’agricoltura. Gli imbecilli non sono solo sul web ma anche per strada. Intanto però, in attesa che vengano identificati questi stupidi aggressori, sarebbe opera buona togliere dal web e da Facebook chi vuol fare pubblicità al sanguinario capo mafia.

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