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Politiche Giovanili: tra diritti, risorse ed opportunità

Di Giovanna Caltanissetta il . Umbria

Educatori, amministratori, associazioni, studenti e cittadini di ogni parte d’Italia si sono confrontati ieri nel cantiere sulle politiche giovanili. Ad introdurre i lavori è stato Franco Santamaria, docente universitario, che ha esposto un quadro generale della situazione, sottolineando soprattutto l’importanza dell’agire, in un’azione che deve fare delle politiche giovanili un luogo d’incontro tra generazioni diverse. Santamaria sottolinea soprattutto l’importanza nel processo educativo di uno sguardo positivo verso i ragazzi, perché non ci sono “ragazzi difficili”, ma ragazzi che hanno avuto un percorso di vita difficile. Su questo tipo di approccio si basa la “Pedagogia Fenomenologica” secondo la quale i giovani devono riappropriarsi di principi quali la fedeltà, l’amore e la giustizia, che in questo momento storico rischiano di essere dimenticati. 

Claudio Carnieri, presidente dell’Agenzia Umbria Ricerche, parla dei risultati di una ricerca condotta sui ragazzi umbri di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Tra i dati più significativi della ricerca Carnieri ha  sottolineato l’importanza della differenza dovuta alla diversità di genere, ad esempio le  ingiustizie vengono rifiutate dalla quasi totalità delle ragazze, mentre nei coetanei maschi la percentuale di rifiuto si abbassa notevolmente. Un altro dato significativo è la differenza sociale che si riscontra nella scelta degli indirizzi scolastici, quasi la totalità degli studenti degli istituti tecnici e professionali appartiene a famiglie di ceto medio-basso; mentre gli iscritti ai i licei sono appartenenti a famiglie di ceto  alto. Questi dati dimostrano che l’istruzione, che nel passato era stata una delle principali molle di mobilità sociale oggi non lo è più, anche perché il titolo di studio non offre particolari prospettive occupazionali.

La parola passa ai giovani. E’ Claudio Riccio, di Link Coordinamento Universitario ad esordire provocatoriamente con l’espressione «io odio i giovani», sottolineando il fatto che ormai i giovani si sono stancati delle definizioni che vogliono etichettarli, dei sondaggi che vogliono dire come la pensano e degli adulti che vogliono spiegare loro come vivono o dovrebbero vivere. «Oggi dopo tanto tempo – dichiara Claudio Riccio – per la prima volta i giovani vivono peggio dei loro padri non solo nel presente, ma che non vedono neanche il futuro che è stato loro rubato». Per capovolgere questa situazione, secondo Riccio si deve partire da un’insieme di proposte che tengano insieme diversi elementi dal welfare alla conoscenza, dalle politiche abitative alle questioni ambientali; insomma aprire una vertenza sul futuro. Segue l’intervento di un altro giovane impegnato nelle associazioni, Roberto Forte tra i fondatori di Terre del Fuoco ed oggi attivo nella rete internazionale di Flare. Forte dopo una breve analisi della sua esperienza che l’ha messo in contatto con realtà diverse da quella italiana, avanza tre proposte che potrebbero agire nell’immediato sulle questioni giovanili: la prima è la garanzia per tutti i giovani di avere l’accesso agli strumenti informatici; la seconda è la garanzia di una reale mobilità culturale; la terza, provocatoria, la richiesta di una norma che stabilisca un limite per le attività nelle pubbliche amministrazioni, nella politica, nell’istruzione in modo che i giovani abbiano realmente la possibilità di poter accedere alle professioni e al mondo del lavoro e dimostrare così le loro capacità.

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