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Ostia, narcotraffico e riciclaggio

Di redazione il . Lazio

Sono 26 gli arresti compiuti dal comando dei carabinieri di Ostia nella notte tra il 25 ed il 26 gennaio. Ancora ai “lotti” di via Vasco de Gama. Ancora un colpo inflitto ai clan del narcotraffico del litorale. Un milione il valore dei beni posti sotto sequestro. Dal novembre dello scorso anno sono ben tre le operazioni portate a termine delle forze dell’ordine. Operazioni che hanno colpito in più occasioni gli uomini e i patrimoni di chi, tramite il traffico di stupefacenti, spadroneggia su Ostia.

I primi a finire tra le mani degli inquirenti sono gli uomini legati ad Antonio di Salvo, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, un tempo in rapporti con il gruppo dei Proietti. L’operazione porta all’ arresto per 17 persone con l’accusa di far parte di un’associazione  –  con impronta prettamente familiare – dedita al traffico di sostanze stupefacenti, ed al sequestro di  beni per 2 milioni di euro tra via Vasco de Gama e le case popolari che proprio lì si trovano, i così detti “lotti”.

È poi il turno del gruppo legato a Carmine Fasciani, considerato da molti il vero “boss” del litorale. Ed è di portata certamente maggiore il traffico di stupefacenti venuto alla luce. L’organizzazione era guidata dalla moglie del Fasciani – agli arresti nel carcere di Secondigliano -, ed importava hashish e cocaina direttamente da sud America e Marocco, con l’ausilio di malviventi residenti in Spagna ed un bulgaro a fare da tramite. Quasi due tonnellate di hashish e mezzo quintale di cocaina sono il bottino di circa un’anno di indagini. Bottino che comprende anche il sequestro dello stabilimento “Village”, sulle spiagge di Ostia ponente, del ristorante “la Brasa” di Fiumicino, e di ulteriori beni per un valore complessivo di oltre 15 milioni di Euro. Il numero degli arresti è, questa volta, di ben 36 persone.

Ieri l’ultimo affondo all’organizzazione legata ai fratelli Fasciani. La retata è scattata alle 4 della notte sempre ai  lotti di via Vasco de Gama, storico fortino degli spacciatori. Agli inquisiti è nuovamente attribuita la gestione di un giro internazionale di droghe, che da Venezuela e Colombia giungevano direttamente sul litorale romano.

L’impatto complessivo delle azioni messe a segno dalle forze dell’ordine sembra quindi essere, questa volta, davvero incisivo, e sotto diversi punti di vista.  Vuoi per ampiezza del traffico intercettato, che riforniva parte del ricco mercato romano; vuoi perché, con interventi successivi,  si è forse messa in ginocchio una organizzazione radicata quanto potente sul territorio del lido; vuoi per il valore e gli effetti del sequestro dei beni. Ed è un aspetto di primissimo piano, quello della confisca, proprio perché segno di quell’infiltrazione della malavita nell’economia locale che rischia di corrodere ed inquinare il tessuto produttivo, oltre che sociale, dei territori di conquista delle mafie.

Il litorale Romano, come la stessa capitale, si sono infatti rivelati col tempo tra i lidi più  appetibili per le attività di riciclaggio, da affiancare a quelle storiche dello spaccio di stupefacenti ed alle attività di estorsione ed usura. E’ in questi luoghi che si tessono, a livelli diversi tra Roma e le sue periferie, i rapporti con chi rappresentanze delle grandi mafie.

Mutano le alleanze quindi, e nel piccolo mutano le spartizioni dei territori e  degli affari,  come mutano i capi che li controllano. A rimanere sul terreno, uccisi, sono i capi di ieri. Quelli di oggi, almeno in parte ed almeno per ora, sono già in carcere.

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