NEWS

Mafia Spa, un tesoro da 135 miliardi

Di Stefano Fantino il . Lazio

 

Dalle poche decine di euro richieste alle bancarelle del mercato, ai duemilacinquecento euro nel settore alberghiero fino ai 10 mila euro estorti per permettere l'apertura del quartiere. Numeri e quantità diverse che concorrono, però, in buona parte a far lievitare fino a 135 miliardi di euro il fatturato annuo delle mafie nostrane. Non solo racket e usura però, la pubblicazione del XII rapporto da parte di Sos Impresa di Confesercenti, permette anche di esplorare, cosa dovuta per altro, quegli ambienti imprenditoriali entro cui la mafia si è inserita spesso legalmente. Si delinea così una situazione che vede aumentare la forza economica e finanziaria delle criminalità mafiose capaci di non abbandonare fruttuose e antiche pratiche come il “pizzo” ma aprendosi in maniera prepoderante alla gestione organizzata dell'usura, gorgo entro cui molti in periodo di crisi sono stati risucchiati, e altresì proponendosi come soggetti attivi nella partecipazioni agli utili di aziende di varie tipologie.

Gli affari in tempi di crisi

A diciott'anni dalla sua nascita, Sos Impresa, nelle parole del presidente di Confesercenti Marco Venturi, continua la sua attività di monitoraggio dell'invadenza mafiosa nel tessuto economico nazionale, sottolineando il largo vantaggio che le mafie, in questa situazione di stallo, riescono ad accaparrarsi. Se i dati del giro di affari impressionano, quei 135 miliardi di euro di cui sopra, non sono da meno quelli sul numero di persone coinvolte. Centosessantamila subiscono estorsioni, duecentomila, un dato in aumento questo, sono risucchiati dall'usura, senza contare un dato enorme, 500 mila, che racchiude le imprese che a vario titolo risentono dell'influenza delle mafie, di truffe e raggiri.

Sulla crescita del fenomeno usura, Venturi non ha dubbi: «il problema di base è quello dell'accesso al credito» che spinge nelle mani della criminalità chi, per via ufficiale, viene escluso dalla possibilità di ricevere liquidi. Che sono abbondanti nelle tasche dei criminali che quindi hanno aumentato la loro attività nell'usura, anche se con una sostanziale differenza rispetto al classico usuraio: questi punta ai soldi della vittima, la criminalita' organizzata ai beni e alle aziende e alle opportunita' di riciclaggio di denaro sporco. E il sospetto che lo somme entrate in Italia grazie allo scudo possano alimentare queste casse a cui molti sono costretti ad abbeverarsi è motivato. Purtroppo la mancata presenza del ministro Maroni, comunicata a presentazione iniziata, ha tolto la possibilità di un confronto sicuramente interessante. Se l'usura cresce il racket tiene la posizione: i soldi versati agli estorsori hanno superato i 9 miliardi di euro di cui sei a carico dei soli commercianti. Ma anche il ''pizzo” si trasforma: un ''pizzo in maschera'' con i picciotti che aprono ''partita Iva'' ovvero camuffano il racket offrendo beni o servizi legali.

Per Venturi risultano quindi necessarie politiche che permettano un più facile accesso al credito e una maggior protezione di chi denuncia, affinché non si crei un isolamento e anzi la figura del denunciante venga agevolata con detrazioni che assumono anche un valore simbolico. Un tema, che , secondo Venturi «deve essere affrontato politicamente ed essere al centro di molte campagne elettorali».

Usura e racket, denuncia e istituzioni

Lino Busà, Presidente SOS Impresa, nel suo intervento focalizza su due aspetti della questione racket/usura: da un lato l'organizzazione imprenditoriale che le mafie si sono date e la gestione del denaro frutto del giro d'affari, dall'altro la gestione della situazione di coloro che denunciano. Dal rapporto Sos Impresa risulta infatti che la destinazione di gran parte dei soldi, analizzando i dati dei sequestri del 2009, sono confluiti in società spesso puliti e organizzati in un sistema a scatole cinesi, per cui si può parlare di tre livelli societari: la società cappello, una seconda società di gestione e un terzo livello che gestisce singoli branche di affari. Per quanto riguarda la tutela dei denuncianti, Busà ha posto l'accento sulla necessità di andare oltre alla protezione della incolumità e a una visone risarcitoria. Importante strutturare tutto il “post-denuncia”, per evitare che molti coraggiosi imprenditori vengano tagliati fuori dagli appalti che finiscono sempre nelle mani mafiose. Si tratta, per Busà, di rendere vincente la figura del denunciante, che dopo il gesto compiuto, dovrebbe poter continuare a lavorare e mostrare che la sua scelta è stata giusta. Concordano alcuni imprenditori che hanno denunciato, presenti in sala, che auspicano maggior facilità nell'accedere alle facilitazioni e in alcuni casi ritengano che non sia da premiare la denuncia, atto normale e civico, ma che vada fortemente disincentivata la mancata denuncia. In rappresentanza istituzionale, il commissario antiracket e antiusura Giosuè Marino, ha elencato i metodi (fondo di solidarietà, prevenzione, repressione) che lo Stato utilizza per arginare questi fenomeni, ponendo però l'accento su una rinascita culturale senza la quale la situazione non si può cambiare.

Scarica il XII rapporto completo

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link