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Mutazione culturale contro l’intreccio criminale

Di ste.fa. il . Lazio

A margine del convegno conclusivo
del progetto “Parole & Mafie”, tenutosi oggi a Roma abbiamo scambiato due
rapide battute con Luigi De Ficchy, magistrato ora attivo alla
Procura di Tivoli, ma storicamente il più impegnato tra i magistrati
che negli anni si sono occupati di infiltrazione e radicamento delle
mafie nel territorio laziale.

Procuratore De Ficchy, oltre al caso
Fondi lei ha citato i casi simili, soprattutto nel Sud del Lazio, può
parlarcene?

La penetrazione sul Pontino è
abbastanza chiara e annosa, ma tenga presente che pure Cassino è in
una situazione veramente preoccupante, perchè aldilà del Garigliano
c’è il clan dei Casalesi, e i suoi interessi di certo non possono
fermarsi dove passa un fiume. Ovviamente le attività dei clan
Casalesi su Cassino, Frosinone e sul Sud Pontino sono abbastanza
preoccupanti.

Però non solo casalesi, ci sono clan
storici della ‘ndrangheta ormai fissi non solo su Fondi, ma per
esempio su Formia e Terracina, per cui non cè un solo gruppo
criminale, ma un intreccio di interessi criminali che da diversi anni
imperversa.

La magistratura riesce a limitarne
l’azione?

Purtroppo siamo sempre in ritardo
nel limitarne l’attività, come nel caso di quel clan Mendico, di cui
l’attività della Dda di Roma ha ricostruito dieci anni di storia, di
infiltrazioni, traffici e affari nel sud Pontino. Il tutto però con
un preoccupante ritardo: siamo arrivati dopo cinque, sei, sette anni.
Purtroppo si arriva sempre tardi. C’è bisogno, come è emerso per
molti versi da questo convegno, di una mutazione genetica e
culturale, che faccia in modo che ci siano degli anticorpi nella
società civile.

Si può parlare di quinta mafia oppure
si tratta di radicamento di mafie che rimangono autonome?

Fondalmentalmente nel Lazio si muovono
autonomamente, per tanti motivi anche di sicurezza interna dei gruppi criminali. Questo non significa che non disdegnino di fare
affari in comune, però ognuno mantiene il proprio isolamento. Se di
lavoro unitario si vuole parlare questo risiede più nei gruppi
criminali stranieri: si può notare come si associno albanesi,
ucraini, russi, anche italiani, in organizzazioni similari che
riescono a lavorare insieme.

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