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Voci da un territorio ferito

Di Gaetano Liardo il . Lazio



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Le ecomafie rubano il nostro futuro. E’
questo il messaggio, preoccupante che giunge da Colleferro. Piccola
cittadina della provincia romana, deturpata dai veleni dei rifiuti
tossici interrati nel suo territorio. Se ne discute nell’aula del
Consiglio comunale nel corso del penultimo appuntamento di “Parole
e mafie”, il viaggio nelle mafie nel Lazio organizzato da Libera
Informazione in collaborazione con la Casa della Legalità della
Regione Lazio. I dati sono allarmanti, preoccupanti. Dall’ultimo
rapporto ecomafie di Legambiente il Lazio si colloca in una posizione
sempre più drammatica. «Nel 2008 sono stati compiuti 2086 illeciti
contro l’ambiente», denuncia Valentina Romoli di Legambiente Lazio.
Purtroppo di fronte al numero sempre maggiore di illeciti non
corrisponde una reale forza di contrasto da parte delle istituzioni.
«Si dovrebbe parlare di delitti ambientali e non di semplici reati
contravvenzionali, come se si trattasse di reati di serie B»,
continua la Romoli. Proprio in questi giorni a Viterbo si sta
celebrando il processo sulle cave illegali utilizzate come discariche
di rifiuti tossici, un processo che, tuttavia, rischia di cadere in
prescrizione perchè il reato contestato è un “semplice” reato
contravvenzionale. Pene inferiori, quindi, per chi lucra sulla salute
dei cittadini, avvelenando interi territori. Ma le mafie, si sa, di
questi scrupoli non se ne pongono. Business as usual.

«Sanità e ciclo dei rifiuti –
ricorda l’ex presidente della Commissione antimafia Francesco
Forgione – sono le voci principali dei bilanci delle regioni»,
tanti soldi che fanno gola alle mafie. Appalti, subappalti,
opportunità di lavoro e di controllo del territorio. A pagarne il
prezzo sono i cittadini inermi. Come a Colleferro. «Nel corso dei
decenni si è perpetrato un avvelenamento costante e senza scrupoli
di tutto il territorio di Colleferro e della Valle del fiume Sacco»,
commenta Mario Sanna, giornalista di Rai News 24. «Colleferro è la
città dove è nata l’industria bellica italiana», continua Sanna,
«gli scarti della produzione industriale bellica – altamente
tossici – sono stati interrati nei territori circostanti la città»,
senza considerare gli scarichi industriali, anch’essi pericolosamente
tossici che confluiscono nel fiume Fosso Cupo, affluente del Sacco,
avvelenando l’intera vallata. «Già nel 1991 – aggiunge Sanna –
fu condotta un’inchiesta da parte del procuratore Orlando Villoni, ma
il processo finì in un nulla di fatto, perchè allora la
legislazione in materia di rifiuti tossici era inesistente». I
problemi tuttavia sono reali, come i decessi tra la popolazione. Nel
1992 la Pretura di Velletri stabilisce che le aziende coinvolte
nell’interramento dei rifiuti tossici si dovessero occupare di
bonificare il territorio. Queste ultime, tuttavia, si sono ben
guardate dal procedere con la bonifica. Troppo costosa e difficile da
fare. Il territorio ormai è compromesso, tanto vale sorvolare.

«La città di Colleferro ha pagato un
enorme prezzo ambientale», denuncia Eugenio Focardi, dell’Unione
Giovani Indipendenti, «l’agricoltura è in ginocchio, un istituto
scolastico è stato spostato nei pressi di una discarica di amianto,
si è costruito sui terreni inquinati, sono stati bruciati rifiuti
tossici negli inceneritori», un prezzo troppo alto per la città.
Segno evidente di malaffare, malapolitica, pessima gestione del
territorio, nonchè della presenza delle mafie, che hanno individuato
nelle ecomafie la possibilità di fare grandi e facili profitti. Come
nel caso di Borgo Montello dove è presente la seconda più grande
discarica della regione. «Nella cittadina si sono trasferiti gli
Schiavone», ricorda Antonio Turri, coordinatore regionale di Libera,
«hanno comprato enormi appezzamenti di terreno a pochi soldi per poi
rivenderli alla Regione per l’ampliamento della discarica». Solo per
citare uno dei tanti esempi di speculazione sul ciclo dei rifiuti.
Speculazione che vede protagonisti anche imprenditori laziali. Lo
ricorda Andrea Palladino, giornalista de Il Manifesto: «non bisogna
dimenticare le società laziali che, secondo le deposizioni del
pentito di camorra Gaetano Vassallo, hanno sversato liquami tossici
nelle campagne del casertano». Avvelenandole, come sono stati
avvelenati Colleferro e la Valle del fiume Sacco. E molte, tante,
troppe altre realtà del nostro paese.

Quanto bisogna ancora aspettare per
avere una legislazione più stringente contro chi violenta l’ambiente
e i cittadini che vi abitano? Troppe morti aspettano ancora
giustizia.

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