Non candidare condannati per mafia? nove politici su dieci sono d’accordo
Le prossime elezioni regionali sono alle porte e i ragazzi di Libera Piemonte non sono rimasti a guardare. Ci sono temi che attraversano la politica e che troppo spesso vengono messi nel cassetto per riaffiorare, in maniera strumentale solo durante i dibattiti pre elettorali s ulle pagine dei quotidiani. I ragazzi del coordinamento piemontese hanno scelto dii far parlare chiaro i politici che li rappresentano e che sceglieranno le liste dei candidati per le prossime regionali del marzo 2010, sui principali temi che incideranno sul futuro, etico, sociale, ed economico della regione. Un percorso chiamato L 10, partito il primo ottobre scorso e che ha dato già i suoi primi frutti con risultati che hanno fatto discutere, dentro e fuori dal Consiglio e dalla Giunta regionale. Forse più fuori che dentro.
“Questo manifesto rappresenta il nostro percorso – aveva spiegato Davide Mattiello, referente regionale di Libera Piemonte durante la presentazione della piattaforma – è la nostra testimonianza di amore per il Piemonte di fronte alla grave deriva della nostra democrazia, per spezzare il legame perverso tra mafia e politica e riaffermare con forza i valori della nostra Costituzione, delle leggi e dei simboli della nostra Repubblica e dell’Unità nazionale”. La prima fase di lavoro si è dipanata attraverso quattro appuntamenti in cui volontari di Libera si sono presentati a Palazzo Lascaris installando delle postazioni per raccogliere le adesioni al manifesto e i commenti dei politici, anche su supporto audiovisivo.
Quattro intense giornate di lavoro hanno consegnato interessanti risultati presentati l’11 novembre scorso in una conferenza stampa presso la Torre di Abele, all’attenzione della cittadinanza e dei media locali. Il manifesto sarà in vigore sino alla scadenza del mandato regionale e affronta al suo interno quattro grandi aree tematiche: l’etica, la scuola, la pubblica amministrazione e i migranti . Ed è proprio sul rapporto etica e politica che sono emersi orientamenti che fanno ben sperare, in una regione non immune all’aggressione mafiosa della ‘ndrangheta e di Cosa nostra in particolare, tanto da essere stata l’unica regione del Nord Italia ad aver avuto un Comune sciolto per mafia (Bardonecchia). Su dieci intervistati, infatti, solo si dice contrario a “non candidare persone condannate o rinviate a giudizio per mafia” alle prossime elezioni. Una linea che si è però scontrata con un certo disinteresse verso la piattaforma proposta dai giovani.
“La nostra presenza, l’invito al dialogo, la ricerca di una fattiva collaborazione tra rappresentanti delle istituzioni e la società civile – dichiarano i ragazzi promotori di L10 – non ha sortito i risultati desiderati. In molti si sono sottratti al dialogo, con differenze marcate tra gli schieramenti” (clicca qui per consultare le adesioni). Solo metà dei componenti della giunta ha risposto alla sollecitazione arrivata dal percorso partecipato L10, fra questi la presidente della Regione, Mercedes Bresso (leggi qui le reazioni sulle agenzie nei giorni successivi). Negli schieramenti: il 64% della maggioranza del Consiglio ha risposto e il 21% di quelli dell’opposizione no.
Dati – quelli emersi da questa prima fase di L10 – che sono ad oggi consultabili su una pagina on line all’indirizzo (10.liberapiemonte.it/ L10) in un ampio speciale documentato anche in formato audiovisivo che consente di farsi un’idea del lavoro realizzato da questi giovani che hanno deciso di fare chiarezza sui programmi e sulle opinioni della classe politica che li rappresenta o che si candida a rappresentarli.
“Un lavoro che è solo all’inizio – commentano da L10 – e che presto sarà esteso a tutti i candidati in lista per le prossime elezioni regionali”.
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