‘Ndrangheta: DDA, L’Emilia “meta preferita” dei crotonesi
L’ Emilia e’ la “meta notoriamente
prescelta dai crotonesi”: lo confermano i magistrati della Dda
di Catanzaro, in riferimento all’operazione “Ghibli”, nata
dall’inchiesta della Dda di Catanzaro, condotta dal
Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri e coordinata
dal sostituto procuratore Sandro Dolce. L’operazione, che ha
portato all’arresto di 16 persone ( su 20 ordinanza emesse) e’
stata eseguita nella notte tra la Calabria e l’Emilia Romagna.
E’ in quest’ultima regione che si concentra una intensa
attivita’ investigativa su cui, pero’, nulla gli investigatori
hanno voluto dire oggi, nel corso della conferenza stampa
svoltasi a Catanzaro. Il riserbo investigativo dietro a cui gli
inquirenti si sono trincerati, comunque, non ha impedito di
comprendere che proprio in Emilia, dove non ci sono destinatari
delle misure cautelari eseguite stanotte, ma risiedono persone
indagata, e’ comunque in corso un’attivita’ condotta dalla Dda
di Bologna che e’ parallela a quella dei colleghi di Catanzaro.
Sotto la lente degli investigatori, in particolare, le
attivita’ imprenditoriali su cui le cosche crotonesi avrebbero
allungato le mani, come risulta confermato dall’inchiesta
Ghibli che, hanno detto oggi gli investigatori “mostra ancora
una volta le mire degli Arena e dei gruppi collegati su altre
zone della Calabria e dell’Italia, nonche’ la loro notevole
capacita’ economico-imprenditoriale. Basti pensare ai beni
mobili e immobili sequestrati, – e’ stato fatto rilevare – tra
cui numerose imprese, due capannoni industriali, importanti
attivita’ turistiche, quote societarie, mezzi di trasporto, e
tantissimi appartamenti e ville, 18 dei quali si trovano a
Milano”. L’indagine ha consentito l’emissione di 20 ordini di
custodia cautelare in carcere per altrettanti presunti
affiliati alle cosche del crotonese (4 dei quali ancora
ricercati), accusati complessivamente di associazione mafiosa,
omicidio, tentato omicidio, porto abusivo di armi, estorsioni,
riciclaggio, e trasferimento fraudolento di valori, con
l’aggravante del metodo mafioso, ma riguardano anche altre 16
persone, indagate a piede libero per gli stessi reati.
Dall’inchiesta, inoltre, emerge come la compagine criminale
facente capo agli Arena “possa contare su qualificati
collegamenti con le maggiori cosche ioniche e tirreniche del
reggino e del vibonese”.
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