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Piero Grasso ai ragazzi “restate in questa terra per costruire la legalità che manca”

Di Norma Ferrara il . Sicilia

Sotto lo sguardo attento di circa trecento ragazze/i di diciassette istituti della provincia di Trapani al teatro Alhambra a Calatafimi Segesta lo scorso 28 febbraio si è concluso il percorso che ha portato all’assegnazione del primo premio giornalistico dedicato al giornalista Mauro Rostagno, ucciso a Trapani il 26 settembre del 1988 da sicari di Cosa nostra. Dopo vent’anni indagini traballanti e lente non hanno ancora restituito una verità completa su questo delitto, quest’anno un premio lo ricorda e vuol essere solo il primo tassello di un percorso di memoria e impegno nato per avvicinare giovani al giornalismo e all’impegno antimafia nel nome di Mauro e della sua vita lasciata in dono a questa terra, per una battaglia di civiltà che da queste parti negli anni ’80, come oggi, resta una battaglia profondamente antimafiosa. Dal ventennale in memoria di Mauro (Ciao Mauro 2008) alla proposta lanciata su quel palco da Vito D’Angelo (responsabile del presidio di Libera Calatafimi Segesta) hanno risposto circa venti istituti che in questi mesi hanno lavorato intorno al tema “Lotta alle mafie e società responsabile. Luci e ombre sulla strada percorsa e su quella da percorrere”, stilando cinque domande da rivolgere al procuratore nazionale antimafia Piero Grasso.

LE DOMANDE DEI RAGAZZI TRAPANESI

Dal 2005 in forza alla direzione nazionale il procuratore Grasso è stato accolto il 28 febbraio al teatro Alhambra da applausi scroscianti e una giuria composta dai giornalisti Lirio Abbate, Rino Giacalone, Francesco La Licata e Giorgio Santelli, presieduta da Roberto Morrione, ha seguito la mattinata dedicata ai lavori dei ragazzi. Tre ragazze (Margherita Bruno – Bazine Habiba e Serena Barbera) –  porta voci dei gruppi di lavoro che sono arrivati in finale (Liceo Allmayer di Alcamo – I.P.S.I.A di Mazara del Vallo – Liceo Classico Adria di Mazara del Vallo) hanno avuto la possibilità di rivolgere le proprie domande al procuratore Grasso dal vivo. C’erano  la Sicilia con tutte le sue contraddizioni dentro queste domande rivolte al procuratore Grasso: a partire dal riutilizzo beni confiscati e dai problemi del meridione, dal “familismo amorale” di Benfield al pool antimafia, dai rapporti fra politici e singoli mafiosi (e si citano Cuffaro, Andreotti e Lima), da Addiopizzo alle Talpe alla Dda.  

LE RISPOSTE DEL PROCUTATORE GRASSO

«C’è molto da fare nella lotta alle mafie ma tanto è stato fatto»  – risponde il procuratore citando le leggi varate in pochi anni contro il crimine organizzato. Su mafia e politica – come ammettono gli stessi mafiosi –  conferma: «tutt’oggi rimane un rapporto di interdipendenza». In ultima istanza  sottolinea Grasso, il ruolo della società civile nella lotta alle mafie rimane centrale. «La mafia non sarà mai sconfitta – dice Grasso  – sinché ci saranno ancora cittadini che accetteranno di pagare il racket e non ci sarà la possibilità anche di creare le condizioni economiche che rafforzano i diritti dei cittadini che in alcune aree sono considerati come favori».   E i favori, li gestiscono le mafie. Il procuratore Grasso chiude il suo intervento con un invito rivolto direttamente ai ragazzi presenti in sala: «questa è la situazione attuale ma voi, che siete il futuro, restate qui per costruire insieme quella legalità che ancora manca». Non è un appello casuale, la Sicilia è una terra che ha perso quasi il 70 percento dei suoi giovani in una costante emigrazione verso nord, spesso senza mai più farvi ritorno.

INTERCETTAZIONI E DINTORNI

La mattinata è stata attraversata anche da un acceso dibattito aperto da Roberto Morrione . sul tema delle intercettazioni e dell’informazione. Il presidente della Commissione e di Libera Informazione – nel ricordare che Fnsi e Fieg stanno preparando insieme un’opposizione ferrea al testo intercettazioni del Governo – ha rivolto al procuratore alcune domande sul tema. I giornalisti e il procuratore (che ha ribadito l’utilità dello strumento) hanno messo in luce da un lato la questione del segreto istruttorio dall’altra quella del diritto di cronaca, ma in queste ore di bufera resta alla base un unico dato allarmante: l’attuale ddl non avrebbe termini di paragone in altri paesi europei e provocherebbe un black out d’informazione, dunque di democrazia, nel Paese.

DA TORINO LE PAROLE DEI FAMILIARI DI ROSTAGNO

Durante la consegna del premio sono arrivati anche due messaggi “speciali” da Torino, rivolti ai ragazzi presenti in sala. Sono due testi  – letti da Margherita Asta coordinatrice di Libera Trapani – inviati da Carla e Maddalena Rostagno, sorella e figlia di Rostagno. Un giornalismo senza denuncia è un giornalismo senza passione  – scrive Carla Rostagno ai ragazzi .- ricordando quel modo di fare giornalismo che Mauro amava e che caratterizzava l’impegno di suo fratello in questa terra nella quale aveva maturato l’idea che non bisogna fare le cose tanto per farle – ma perché questa è la vostra vita, la vostra vita, e non c’è un altro luogo e non c’è un altro tempo». Parole che Mauro Rostagno aveva rivolto  proprio ai giovani ai quali parlava alla comunità di recupero Saman ma anche attraverso gli schermi televisivi. Ragazzi ai quali oggi la figlia, Maddalena Rostagno – nel suo messaggio – lascia in dono una sorta di manifesto del giornalismo locale di Rostagno: “Un giornalismo che va alla ricerca dello straordinario frugando nella ordinarietà nel mondo comune, vicino, quotidiano. Un giornalismo che rifugge dalle generalizzazioni ed affronta il particolare, lo specifico, il caso unico; un giornalismo che propone la quotidianità dell’irripetibile. Si rischia oggi di sapere tutto su Beirut e nulla sulla persona che abita a fianco di casa nostra. […]. E’ stato un modo di far televisione locale ma non localistica. Un modo di non rinunciare al territorio, al locus, alla sicilianità del qui ed ora, alla persona della porta a fianco”.

TUTTI VINCITORI PER UN PREMIO CHE E’ UN PERCORSO

Il primo premio di giornalismo scolastico vinto dall’Istituto Allmayer di Alcamo come recita la motivazione “nel nome di Mauro Rostagno ha tenuto alti i valori della memoria e della conoscenza, decisivi per una cultura della legalità e la difesa della democrazia” – ma come ha tenuto a sottolineare più volte con forza – il presidente di Libera Informazione – tutti i ragazzi si sono resi protagonisti con analisi, approfondimento e impegno di questo percorso.  Un premio quello dedicato a Mauro che per il prossimo anno guarda già ad un’apertura agli istituti di tutta l’Isola per rafforzare il legame fra il giornalista  e le nuove generazioni che non l’hanno conosciuto, alle quali Rostagno oggi avrebbe avuto molto da raccontare, con quel suo fare ironico e pungente, vero e immediato; e forse con quel sorriso e gli occhi neri e profondi, avrebbe aggiunto – pensando al cammino che attende questi ragazzi: “crescendo cambierete molte volte idee ma l’importante è che voi restiate il più possibile fedeli a voi stessi”. Come aveva fatto Mauro in tutte le sue molteplici vite sino a quel tragico settembre del 1988 quando la mafia decise che le sue parole erano state troppo rivoluzionarie e antimafiose per poter continuare a vivere in quella Sicilia in cui la mafia aveva soprattutto bisogno di silenzio. Silenzi e complicità nella provincia quadrilatero dei poteri forti che decisero con molta probabilità la sua morte.


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