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In memoria di Rostagno, le domande dei giovani trapanesi al procuratore Grasso

Di redazione il . Sicilia

L’appuntamento è per oggi  al teatro Alhambra. Rappresenta l’esordio del primo premio giornalistico «Mauro Rostagno», il sociologo e giornalista ucciso 20 anni addietro a Trapani. Un «premio» dedicato agli studenti delle scuole superiori trapanesi e indetto dal coordinamento provinciale di Libera. L’organizzazione è del presidio di Libera di Calatafimi.

Sono 17 gli istituti superiori che hanno partecipato al concorso che consiste nella elaborazione di una serie di domande che per questa prima edizione verranno rivolte al capo della Procura nazionale antimafia, Piero Grasso. La commissione presieduta dall’ex direttore di Rai News 24 Roberto Morrione ha scelto le migliori domande tra le tante proposte, gli studenti, autori, delle domande scelte le potranno rivolgere direttamente al procuratore Grasso. In commissione giornalisti come l’inviato de «La Stampa» e scrittore Francesco La Licata, il direttore di «Articolo 21» Giorgio Santelli, il redattore dell’«Ansa» Lirio Abbate, il giornalista de «La Sicilia», Rino Giacalone.

Tema conducente dell’intervista a più voci è stato quello di «Lotta alle mafie e società “responsabile”. Luci e ombre sulla strada percorsa e su quella da percorrere». Su questo argomento gli studenti hanno elaborato le loro domande, il procuratore Grasso risponderà «in diretta». La lettura delle domande permette di capire tante cose, intanto l’approccio con i temi della mafia e dell’antimafia, come oggi vivono l’attualità, la percezione di ciò che succede attorno a noi ogni giorno.

La valutazione della commissione è positiva nel complesso per tutti i partecipanti già per il fatto che vengono messi in primo piano la scuola e l’informazione. «La scuola – dice il giornalista Roberto Morrione che dirige anche il sito web liberainformazione.org – ha un ruolo fondamentale per dare ai ragazzi memoria e conoscenza. La memoria come chiave per capire, la conoscenza come elemento per potere affrontare i problemi e dunque chiave per risolverli. Memoria e conoscenza che sono poi due elementi alla base della buona informazione. Dobbiamo dire che spesso questi due elementi sono sconosciuti agli studenti così come alla stessa informazione che spesso non ha capacità di approfondimento e vive di momenti estemporanei, accende le sue luci magari in determinate occasioni e spesso manca dell’approfondimento.

Circostanza – prosegue Morrione – che nel sistema attuale fatto di corruzione, di infiltrazioni torna utile alla mafia che prolifera sostenuta dal silenzio e dall’indifferenza. Allora la scuola deve aiutare i ragazzi ad inserirsi nella realtà, e il premio Rostagno è già una buona iniziativa perchè sollecita verso questa direzione, perchè è dedicato a Rostagno e con lui ai tanti altri cronisti che hanno lavorato e lavorano per dare conoscenza delle tante illegalità esistenti e delle commistioni con la mafia. In sostanza credo che questo premio abbia un merito che faccia da comune denominatore a tutto – conclude Morrione – che è quello di spingere gli studenti a reclamare in maniera forte il diritto di cittadinanza».
Studenti accorti e attenti quelli che si possono scorgere scorrendo l’elenco di domande proposte per il procuratore Grasso.

 C’è la consapevolezza del fatto di trovarsi dinanzi una mafia che è mutata, «per le evoluzioni nelle logiche sociali e commerciali» e per i rapporti con la «finanza internazionale» e con la politica «che vuole ritenersi intoccabile per certi rapporti», tutte cose che messe insieme «fanno il crimine più sottile e intangibile» tanto da far divenire «Cosa Nostra non l’antistato ma proprio Stato» anche per tutta una serie di soggetti scoperti «infiltrati» e condannati per favoreggiamento. Si chiede si sapere se quella di oggi resti una mafia che «è legata alle questioni economiche e all’irrisolta questione meridionale», cosa che poi induce a ritenere dell’esistenza di una sorta di «forma mentis volta all’omertà e alla paura». Insomma la sintesi finale a questo gruppo di domande, prese guardando assieme le diverse schede, è una soltanto, al procuratore Grasso viene chiesto di spiegare «quale è la connotazione odierna del fenomeno mafioso», se esiste davvero un «welfare mafioso», rispetto a quella che agli occhi degli studenti appare essere «una magistratura che sembra soffrire di crisi di identità».

Gli studenti chiedono di sapere pure se l’attuale legislazione e le modifiche che si vogliono introdurre «costituiscono un limite per le investigazioni» o se per caso fanno danno a quell’idea di «pool antimafia»  introdotta da Falcone e che fu cardine in quel maxi processo di Palermo dove proprio Grasso era allora giudice a latere;  guardano alla possibilità che ci può essere, seria e concreta si domandano, di una «rivoluzione culturale contro la mafia», per sperare «in un futuro migliore, per costruire un territorio economicamente e socialmente prospero». A Grasso si chiede anche di indicare a chi «affiderebbe il compito di condurre questa rivoluzione culturale».

Ovviamente ci sono le domande sulle indagini riguardanti il delitto Rostagno, «sugli errori e sui depistaggi» che hanno ritardato a raggiungere la verità, e si cercano di conoscere i relativi punti fermi, o ancora ci sono le domande sulla persona, c’è curiosità di conoscere quale esperienza tra quelle compiute il procuratore Grasso ritiene la più importante. Domande interessanti, pari a quelle che saranno le risposte.

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