Fruizione sociale dei beni confiscati
Tra protocolli di intesa e proposte di legge
Il Lazio, regione strategica
per gli investimenti illeciti, luogo di coltura della Quinta Mafia,
rappresenta indubbiamente un terreno fecondo per gli affari delle organizzazioni
criminali. A testimoniarlo è la forte presenza territoriale di beni
immobili e aziendali confiscati alle mafie. Centri del potere economico
mafioso che, attraverso forme di riutilizzo sociale, possono finalmente
tornare ad essere patrimonio collettivo.
Questo il tema della
conferenza stampa “Dalla malavita al bene comune: prima giornata regionale
per la fruizione sociale dei beni confiscati”, svoltasi stamani presso
la sede della Regione Lazio alla presenza del Presidente Marrazzo, dell’Assessore
Regionale alla Sicurezza Daniele Fichera, del Prefetto di Roma Giuseppe
Pecoraro, del Presidente di Libera Don Luigi Ciotti e del Commissario
Straordinario per la gestione e la destinazione dei beni confiscati
alle organizzazioni criminali Antonio Maruccia.
In apertura il Presidente
della Regione ha richiamato l’attenzione sui tratti di quella mafia,
solo apparentemente “soft”, che ha allungato i tentacoli sulla regione
e sulla città di Roma. Una presenza invadente alla quale l’Istituzione
che rappresenta non intende fare sconti. In questo senso venerdì sarà
firmato un Protocollo d’intesa tra la Regione Lazio e l’Ufficio
del Commissario Straordinario, nell’intento di stabilire un costante
flusso di informazione sulle confische e un coordinamento istituzionale
che semplifichi le procedure di assegnazione. Ad aggravare ulteriormente
la situazione, ha ricordato ancora Marrazzo, un crisi economica senza
precedenti che gioca a favore delle mafie, pronte ad attuare uno sciacallaggio
sociale.
A seguire Fichera ha
fornito un ampio quadro della situazione. Al giugno del 2008 il Lazio
è la sesta regione per numero di beni confiscati: 106 beni in
gestione al Demanio, 19 destinati ma non consegnati, 152 trasferiti
ai comuni, di cui 52 mantenuti dallo Stato, per un totale di 329. Per
favorire l’effettivo ritorno ad una fruizione sociale, nel 2008 sono
stati investiti 1.300.000 euro in 13 progetti di recupero (8 avviati
da comuni e 5 da associazioni). Un centro sociale per anziani, una casa
famiglia per ex prostitute, un centro per l’accoglienza temporanea
per persone senza fissa dimora0, una biblioteca e un centro culturale,
sono alcune delle realtà create riconvertendo spazi appartenuti alla
criminalità, che l’Assessore ha voluto raccontare ai presenti.
Il Prefetto romano
ha poi annodato una sua riflessione alle considerazioni di Marrazzo
sulla natura mimetica delle mafie nel contesto capitolino, fenomeno
inosservato all’occhio di una cittadinanza più attenta ad episodi
di microcriminalità esperibili in prima persona. E’ tuttavia l’appoggio
di una società responsabile, secondo Pecoraro, a completare la fondamentale
opera di contrasto garantita dalle forze dell’ordine e dalle sinergie
istituzionali, anche in ambito patrimoniale.
Tra i diversi spunti
offerti dall’intervento di Don Luigi Ciotti, che ha spaziato dalla
componente economica delle mafie alla necessità di una cittadinanza
“etica”, ovvero attenta e critica nei confronti della realtà, un
invito concreto diretto agli istituti di credito, affinché cancellino
le ipoteche che gravano su molti immobili confiscati bloccando così
ogni possibilità di fruizione sociale.
Anche il Commissario
Maruccia ha ripreso il tema dell’alleanza tra cittadini e Stato, ribadendo
l’importanza di un appoggio istituzionale nell’affrontare le tante
difficoltà, in primo luogo economiche, che tanto condizionano i comuni
e le piccole realtà che intendono adoperarsi per garantire il riutilizzo
dei beni confiscati.
A chiudere la conferenza
il Consigliere Enrico Fontana, che ha presentato i tre punti cardine
di una proposta di legge regionale che prevede l’istituzione di un’Agenzia
Regionale per i beni confiscati, deputata a sostenere il difficile percorso
verso il ritorno alla collettività degli stessi, un fondo di rotazione
per far fronte alle situazioni gravate da ipoteche e di un fondo di
garanzia che consenta l’accesso al credito da parte degli attori impegnati
nel riutilizzo. La proposta sembra poter contare sul clima di collaborazione
tra maggioranza ed opposizione che ha finora garantito, a livello consiliare,
l’approvazione di provvedimenti a sostegno delle esperienze di fruizione
sociale dei beni. Una trasversalità che rappresenta l’unica strada
per approntare misure effettive e soprattutto continue, al di là di
ogni alternanza politica.
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